O meglio, la metà c'è, solo che lui non la conosce, e non so nemmeno perché l'ho portato con me nel mio ennesimo folle piano.

Siamo a Sevran, una delle zone più brutte della regione, non sono mai stato da queste parti, ma un giro in auto mi è servito a capire che, nel quartiere nel quale ci siamo addentrati, vivono persone per niente raccomandabili, che non esisterebbero a portare il dito sul grilletto e conficcarci una pallottola dritta nel petto.

« Ringrazia che Ivy sta studiando e non ha tempo per uscire o ti avrei lasciato a piedi »

Prendiamo una traversina a sinistra rispetto alla strada principale e una serie di palazzine tutte uguali, bianche e anonime, si prospettano dinanzi ai nostri occhi.

In strada non c'è quasi nessuno, circolano poche vetture, tutte vecchie e trasandate, presentarci in questa zona con una Lamborghini non è stata una delle migliori mosse mai studiate. Ma Noah ha una collezione di auto di lusso per cui, anche se ne avessimo scelta una diversa, non saremmo passati comunque inosservati.

Ordino a Noah di accostare dinanzi ad un piccolo bar, è questa la mia meta.

L'ingresso mi sembra tranquillo, non ci sono uomini di Cordero che sorvegliano la zona, almeno questo mi è sembrato di vedere dalla mia ispezione.

E proprio così: ho fatto fare a Noah il giro del quartiere per tre volte per verificare che non ci fosse nessuno, e non perché avevo guardato male il navigatore.

« Io entro qui dentro perché ho una cosa da sbrigare, tu aspettami in auto, non scendere, non aprire a nessuno, e resta sempre vigile, se lì dentro le cose vanno male dobbiamo essere pronti a scappare »

« Mi spieghi cosa diavolo devi fare in quel locale? »

« Quando tornerò avrai tutte le risposte, adesso non mi sembra il caso, mi raccomando, fa ciò che ti ho detto »

« Certo papà, posso almeno chiamare Ivy o questo non rientra nella lista delle cose da poter fare? »

Ivy, Ivy, Ivy, nella sua testa c'è solo Ivy.

Quando entro nel locale sono completamente inebriato dall'odore di tabacco misto a quello di whisky scozzese. Una miscela che normalmente non trovo per niente male, ma adesso, mescolata all'odore di muffa del seminterrato, mi penetra nelle narici con così tanta potenza che non lo scorderò facilmente.

L'illuminazione è scarsa, a malapena riesco a distinguere i volti delle persone che consumano alcolici nei vari tavolini sparsi per tutto il locale.

Ciò che balza all'occhio, tuttavia, è l'illuminazione per niente sobria del bancone.

Le luci a led verde fluorescente illuminano il volto angelico di due cameriere che devono sorbirsi le solite avance da parte di questi vecchi depravati per ricevere due mance in più.

Ed è proprio dietro al bancone che noto Kayla. Indossa la divisa del locale, un corsetto nero, così aderente che le strizza il seno prosperoso, mettendolo ancora più in evidenza, e un minigonna di Jeans, dalla cui tasca posso intravedere già da lontano un coltellino svizzero.

Aggressiva la ragazza, mi dara filo da torcere.
O è semplicemente spaventata?

Mi avvicino al bancone e mi metto a sedere su uno sgabello un po' più distante dagli altri.
Meno persone sentono la nostra conversazione è meglio è.

Midnight in ParisWhere stories live. Discover now