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<<Lou!>> Lottie gli correva incontro. Non sapeva con quale coraggio avesse preso l'aereo quella mattina e fosse atterrato in Inghilterra; non sapeva con quale forza si reggeva in piedi.
<<Lots!>> la strinse a sé ignorando ogni istinto che gli diceva di scappare. Lei lo guardò negli occhi come per cercare di cogliere quella disperazione che lui cercava di nascondere; non le avrebbe dato quella soddisfazione.

<<Com'è stato il viaggio?>> chiese lei innocente.
<<Davvero Lots? Non ci vediamo da mesi e tu te n'esci con stupide domande di circostanza? Dimmi piuttosto come sta il mio bellissimo nipotino o qualunque altra cosa>> lei comprese urgenza di cambiare argomento e lo assecondò. Gli mise un braccio alla vita e incamminandosi verso la macchina prese a raccontargli
<<Cresce a vista d'occhio. Ogni giorno è diverso e anche io imparo tante cose nuove>> gli occhi le brillavano, era così orgogliosa di quel piccolo pezzo di felicità che si era costruita.

Anche lui era così quando parlava di Freddie? Quello stesso sorriso spontaneo? Quella stessa luce negli occhi?

Aveva sempre voluto un figlio, aveva aiutato sua madre a crescere le sue sorelle e sapeva che sarebbe stato un bravo genitore.

Sua madre aveva fatto un meraviglioso lavoro con lui, era sempre stata presente, non gli aveva mai fatto sentire la mancanza di un padre, erano sempre stati loro due ma non per questo la piccola famiglia (che si sarebbe allargata solo più tardi) era meno felice di altre. Louis aveva capito che non aveva importanza il numero, né tantomeno aveva importanza il sesso dei membri. Ciò che rendeva una famiglia felice era l'amore e lui aveva giurato che avrebbe aspettato anche tutta la vita per far sì che suo figlio nascesse nella famiglia più amorevole del mondo. Era complicato, lo sapeva, ma non aveva mai pensato ad un'altra famiglia oltre a quella che avrebbe potuto formare con Harry. Non aveva importanza se erano giovani, se erano due ragazzi o se l'intero mondo conosceva i loro nomi, voleva una famiglia felice come quella in cui era cresciuto.

Freddie non l'aveva programmato, era il frutto di uno dei periodi più brutti della sua vita. Le cose tra lui e Harry non andavano bene. Non solo non stavano più insieme ma erano distanti anni luce e lui aveva peggiorato ulteriormente la situazione.

Aveva paura che non sarebbe stato in grado di amarlo abbastanza. Aveva paura che non sarebbe stato in grado di crescere un figlio che non voleva. Aveva paura che una parte di lui l'avrebbe odiato per essere la prova vivente del suo errore. Un giorno però tutta quella paura si era tramutata nel terrore di perderlo.

Briana si era sentita male, ricorda perfettamente la telefonata e la sensazione di sentirsi morire. Non era ancora nato ma l'idea di perderlo gli aveva fatto gelare il sangue nelle vene; era corso in ospedale, Harry era andato con lui.

I due si erano ritrovati inermi nella sala di apetto ad aspettare i risultati di esami che sembravano infiniti. Non si guardavano negli occhi, non parlavano ma Harry era lì, era lì perché nonostante tutto teneva a lui e teneva a quel bambino.
<<È tuo figlio Lou. Ha i tuoi stessi geni cazzo! Ce la farà>> Louis aveva alzato la testa
<<E poi?>> Aveva chiesto <<E poi vivrà con sua madre e con un padre che gira il mondo e che lo colpevolizza di un errore per cui ovviamente non ha colpe>> continuò secco.
<<Hai ragione. Probabilmente non sarai il più presente dei padri ma sei qua, sei qua e sei terrorizzato all'idea di perderlo perché anche se pensi di no lo ami già più della tua stessa vita. E sono qua anche io cazzo, con il cuore in gola, nonostante sia il figlio dell'uomo che amo e di un'altra donna. Hai ragione, quel bambino non ha nessuna colpa, siamo solo noi a pagare dei nostri errori. E se la mia punizione è amare questo bambino ti giuro che farò tutto quello che è in mio potere perché sia felice>> cosa ho fatto per meritarmi uno così? si chiese ma non fece in tempo a dire qualcosa che il dottore entrò in sala ed entrambi balzarono in piedi.

Il medico guardò da uno all'altro confuso.
<<Chi è il padre?>> chiese. Harry si guardò verso Louis e il ragazzo disse leggermente intimorito <<Io>>
<<Stanno entrambi bene. È stato solo uno sbalzo di pressione. Il bambino e la madre sono in ottima salute. Può entrare se vuole.>> Si voltò verso Harry, che aveva ancora le mani nei capelli, allora lunghi, e aveva emesso un sospiro di sollievo, gli sorrise e gli fece cenno di sbrigarsi.
<<Voglio chiamarlo Freddie>> disse prima di entrare nella stanzetta e lasciare un bacio sulla fronte a Briana. Freddie, era uno dei nomi con cui Harry avrebbe voluto chiamare suo figlio, ne avevano parlato una sera, una di quelle conversazioni che facevano in piena notte quando non riuscivano a dormire "se fosse un maschio lo chiamerei Freddie. Sai...per Freddie Mercury" Louis aveva riso "sei proprio gay" avevano riso entrambi perché erano entrambi nudi sotto le coperte del loro letto nel loro appartamento.

Louis aveva vissuto in tante case ma non tutte le considerava "casa".
"Casa" era la casetta a Doncaster dove era cresciuto e "casa" era il piccolo appartamento a Princess Parck che si era rifiutato di vendere. Non ci era più entrato ma questo non voleva dire che voleva disfarsene. Non puoi, per quanto sia vecchia e tremolante distruggere la base di un castello. Stava per tornarci. Stava per rivedere quelle pareti e sentire di nuovo quell'odore.

Mentre la macchina camminava per le vie trafficate di Londra, gli occhi del ragazzo saettavano da una parte all'altra, si soffermavano su una figura incapucciata e si spostavano quando non riconoscevano la sagoma familiare di Harry.
<<Dimmi la verità>> lo interruppe Lottie <<Speri di vederlo o di non vederlo?>> Louis si voltò quasi offeso
<<Secondo te voglio vederlo andare in giro con quella mentre io non dovrei stare neanche qua?>> lei alzò le spalle.
<<Penso che una parte di te speri che vedendolo con qualcun'altro te lo farà uscire dalla testa>> fece lei.
<<Non è così. Non ho voglia di vederlo semplicemente perché non mi va che sappia che sono qua. Non voglio incontrarlo perché non voglio parlarci. E se rischio tutto questo è solo colpa tua che mi hai convinto a fare questa cosa>> gesticolò, lo faceva quando mentiva.
<<Non è certo colpa mia se prendi tutto come se fosse una sfida.>>
<<Stai scherzando Lots?!>> chiese lui alzando le sopracciglia.
<<Rispondimi onestamente>> disse allora lei <<Sei quì perché pensi che sia giusto farlo o perché semplicemente vuoi provare a te stesso e a me di essere passato oltre e di poter affrontare perfettamente questa situazione?>> chiese guardandolo negli occhi.
<<Cosa vuoi che ti dica? Sai perfettamente perché lo sto facendo. Hai sempre saputo come sono fatto, perché ti stupisce che colga l'occasione per riaprire una vecchia ferita? Sono così cazzo! Non posso farne a meno! Continuo a sperarci come un cazzo di idiota mentre lui se ne frega altamente ballando beatamente tra premi, soldi e successo>> ammise più a sé stesso che a lei.
<<Sai benissimo che Harry non è così. E non puoi seriamente pensare che non gli importi niente di te>> ribatté lei.
<<E a cosa servirebbe pensare il contrario. Cosa cambierebbe se anche ci tenesse a me, se anche ci fossa la remota possibilità che mi ami ancora? Te lo dico io, niente. Assolutamente niente.>>

Lei non rispose e il viaggio continuò nel più totale silenzio fino a Princess Park.

N.A.
Si, non ho un cazzo da fare, non mi va di studiare e sono in pieno sfogo creativo.

Che ne pensate?

𝑰 𝑨𝒍𝒘𝒂𝒚𝒔 𝑵𝒆𝒆𝒅 𝒀𝒂 | 𝕃𝕒𝕣𝕣𝕪Where stories live. Discover now