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Harry Styles e Louis Tomlinson non avevano certo problemi di soldi, ma se li aveste visti quella domenica mattina a Doncaster, gli avreste potuti benissimo scambiare per barboni. Sopra la tuta striminzita avano indossato la prima giacca che avevano trovato, Harry si era infilato una cuffia viola e aveva dato a Louis la sciarpa abbinata, sicuramente erano di sua nonna.

Uscirono al freddo di quella giornata di Novembre, stretti nelle giacche e ridendo come due bambini. Il loro respiro fumava nell'aria e sembrava essere l'unica cosa viva nel giro di metri e metri. Non c'era nessuno che passeggiasse per la via, non si udiva un singolo motore in lontananza, niente di niente.
<<Andiamo al parco qua dietro?>> chiese Harry, Louis annuì con metà viso nascosto nella sciarpa.

Il termine parco era esagerato per definire il piccolo pezzo di prato che ospitava uno scivolo e due altalene arrugginite. Anni prima, tutti i bambini delle case vicino alla loro animavano quel posto, Daisy e Phoebe amavano andarci e quindi Louis, talvolta in compagnia di Lottie e Fizzy, talvolta anche con Harry, le portava spesso.

Come Phoebe e Daisy anche i vicini di casa erano cresciuti, c'erano pochi bambini in quella strada e i pochi che c'erano preferivano il parco più grande al centro della città. Quando Harry andava a Doncaster lui e Louis ci andavano spesso, si stringevano sotto lo scivolo e stavano lì, a godersi i loro cinque minuti, parlavano oppure stavano in silenzio, godendosi la compagnia l'uno dell'altro per il tempo di una sigaretta.

Harry fu il primo ad accucciarsi sotto lo scivolo, Louis lo seguì. Erano cresciuti e se prima stavano seduti e relativamente comodi ora erano costretti a portare le ginocchia al petto per starci entrambi.
<<Cavolo se mi è mancato questo posto>> fece Harry guardandosi intorno.
<<Già, Doncaster è speciale, non è più come una volta ma rimarrà sempre casa.>> disse Louis. Poi rimasero in silenzio, nessuno dei due sapeva cosa dire, nessuno dei due voleva cominciare un discorso per paura di dove sarebbe arrivato.

<<Immagino già l'articolo "Harry Styles e Louis Tomlinson, ex membri degli one direction, immortalati sotto ad uno scivolo in un parco a Doncaster, casa natale del secondo. Nel corso della loro carriera nella band si era spettegolato di una possibile relazione tra i due. Ne è questa una conferma?">> Scherzò Harry. Louis ci pensò, gli venne da ridere, ma nella sua testa quell'articolo prendeva un'altra forma. "Doncaster, avvistata la star pop Harry Styles in compagnia di Louis Tomlinson, suo ex compagno di band, che sia il suo amante?" e magari anche un link che recitava "Louis Tomlinson, tutto quello che c'è da sapere sull'amante di Harry Styles"

Provò un improvviso stato di angoscia, sentendosi soffocato dall'ombra del compagno e si sentì terribilmente in colpa. Lo amava da impazzire e avrebbe voluto urlarlo al mondo intero. Voleva essere il compagno di Harry Styles, ma non voleva essere solo quello. Non voleva che la sua popolarità dipendesse dalla sua relazione con Harry, non voleva che il suo nome venisse sempre e solo associato a quello dell'altro. E non era una questione di popolarità, era una questione di identità, identità che lui aveva paura di perdere.

Harry vide la sua espressione incupirsi e gli occhi perdersi nel vuoto, allungò la mano e prese la sua. Gli rivolse uno sguardo preoccupato.
<<Lou, tutto bene?>> lui lo guardò, il cuore gli batteva veloce e non riusciva a contenere la vergogna che lo attanagliava, si portò una mano al petto senza pensarci e sfregò sua giacca facendo una leggera pressione sullo sterno, il respiro era accelerato e lo spazio si faceva sempre più opprimente.

<<Usciamo>> fece Harry e lo aiutò a mettersi in piedi afferrandogli la mano, una volta in posizione eretta, però, non gli lasciò la mano, se la porto al petto e allungò la sua verso il petto dell'altro <<segui il mio respiro>> gli disse dolcemente. Louis si sentì, se possibile, ancora più in colpa, era così fortunato ad averlo nella sua vita ma non riusciva comunque ad esprimerlo pubblicamente, era terrorizzato da tutto quello che sarebbe potuto venire dopo, da tutte le possibili conseguenze e quindi andava nel panico.

Ogni volta che pensava di essere pronto, nuove paure si sbloccavano dentro di lui, talvolta anche fantasiose e prive di fondamento. Non potevano continuare a nascondersi e questo Louis lo sapeva bene, avrebbe rovinato tutto perché questa paura gli impediva di venire allo scoperto.
<<Segui solo il mio respiro. Solo la mia voce. Semetti di pensare>> e lui lo fece, la corrente di pensieri si interruppe, la sua voce scacciò via qualsiasi cosa, lasciando la sua mente come un placido oceano azzurro.

Il respiro si allineò con quello dell'altro, il battito rallentò e la sua mente si rilassò. Harry lo strinse a sé. <<Quando dicevo che lo direi a tutto il mondo>> gli sussurò Harry <<Non intendevo dire che dobbiamo farlo subito o perforza. Dicevo solamente che se c'è un uomo con cui uscirei pubblicamente sei tu. Non ho detto che la cosa non mi fa paura perché altrimenti avrei detto la più grande stronzata della mia vita. Lo so anche io che ci sono tantissime cose in ballo. So benissimo anche io quali sono le conseguenze che ci ricadrebbero addosso. Tormentano anche me, ieri sera per esempio ho pensato "e se le fan pensassero che le abbiamo prese in giro?" e non sono riuscito a togliermi della testa quel tarlo fino a quando, tu non hai detto a tua sorella che le fan hanno sempre compreso qualsiasi cosa, che si sono sempre messe nelle nostre posizioni per capire perché avevamo fatto quello che avevamo fatto, e so, che non parlavi di questo però mi ha rincuorato ugualmente.>> Louis annuì, si sentiva più leggero perché anche Harry aveva paura.

<<Qual'è il tuo tarlo?>> gli chiese sorridendogli e cercando il suo sguardo. Louis deglutì rumorosamente, allargò e richiuse le dita, controllati, controllati si ripeteva. <<Non devi dirmelo se non v...>>
<<Non voglio essere solo l'amante di Harry Styles>> sputò fuori e gli costò un'immensa fatica. Era solito tenersi tutto dentro perché quando parlava, quando esprimeva davvero i suoi sentimenti, finiva per ferire qualcuno, perciò, preferiva affogare in essi piuttosto che buttarli addosso a qualcuno.

Per Harry fu come un pugno, non perché fosse offeso, ma perché, anzi, lo capiva. Capiva cosa intendeva l'altro ma non c'era niente che lui potesse fare ed era questo che lo feriva.
<<Non lo sei. Non lo sarai. Tu lo sai che sei molto di più, lo so io, lo sanno i tuoi fan. Molte persone si fermano all'associazione, la moglie di..., il cugino di..., l'ex di..., è così che si formano le reti di conoscenze, è così che siamo tutti intrecciati. Ma ti importa davvero della moglie del cugino del fratello di una tua ex? E ti importerebbe importare a qualcuno per il quale sei solamente la moglie del cugino dell'ex? Ma ci sono altrettante persone che sanno veramente chi sei, che ti conoscono davvero e sono loro le persone che contano, sono loro i nostri punti saldi in questa vastissima rete. Per molti rimarremo sempre, solamente quelli degli one direction. Suppongo sia il prezzo da pagare per aver sfiorato le stelle così giovani. Ma quelle persone, che non vanno oltre quello che sentono alla radio, si perdono canzoni stupende, mi fanno pena sai? Magari sanno a memoria What make you beutiful o Night Changes ma non conoscono...non conoscono Change, non conoscono Heart meet Break, non conoscono The tide, non conoscono Fool for you. Ti meriti davvero che tutti sappiano il tuo nome per la tua musica e sono sicuro che un giorno accadrà. E quando accadrà, il merito sarà solo tuo>>

Louis rimase completamente spiazzato, rimase senza parole come se non ci fosse stato niente che potesse replicare. Erano passate meno di ventiquattr'ore da quando Harry aveva suonato al campanello, e lo aveva già rassicurato parecchie volte, normalmente si sarebbe sentito patetico, ma Harry riusciva a confortarlo senza farlo sentire patetico, motivo per il quale aveva bisogno di lui nella sua vita.

<<Ti amo>> gli disse allora perché era l'unica cosa abbastanza forte da equiparare le sue parole. Lo disse con un tono misto tra la profonda ammirazione, che nutriva nei suoi confronti, e di supplica, perché, anche se non era bravo a parlare, gli chiedeva di restare. Perché le scorse ventiquattr'ore erano solo un assaggio, perché ci sarebbero state mille altri momenti no e sperava che Harry ci sarebbe stato.

Harry rise, non aveva bisogno di tante parole.
<<E ancora troppo presto per questo Harry e questo Louis di baciarsi?>> chiese Harry avvicinandosi pericolosamente, Louis moriva dal desiderio di assecondarlo, oscillava tra il volergli saltare addosso e il volersi ritrarre.
<<Immagino che un bacio non abbia mai fatto nessuno>> rispose allora. Harry non se lo fece ripetere. Labbra contro labbra speravano in un nuovo inizio, quel  bacio era il punto di partenza di un viaggio molto lungo, che li attendeva.

Potevano farcela, dovevano, perché non si erano mai sentiti così vivi come in quell'istante, vestiti come due barboni, a baciarsi in un parco abbandonato a Doncaster, incuranti del resto.

N.A.
Non io che riverso tutti i miei traumi su Louis perché è l'unico modo con cui riesco a parlarne. E ovviamente poi mi sento in colpa per è la mia persona preferita in assoluto.

𝑰 𝑨𝒍𝒘𝒂𝒚𝒔 𝑵𝒆𝒆𝒅 𝒀𝒂 | 𝕃𝕒𝕣𝕣𝕪Donde viven las historias. Descúbrelo ahora