Boccalone

“É una cosa stupida, Jake” la risposta di Jessie arrivò brusca, quasi fosse stata una spada ben lanciata che gli aveva trafitto il petto con un colpo solo e sicuro. Non si sarebbe mai aspettato una simile soffiata riguardo al suo pensiero su Idaho e Charlotte, la sorella aveva letteralmente sminuito i suoi dubbi.

“Perché lo pensi?”

“Perché è vero. Come puoi pensare che sia solo una fase? Lo hai sempre saputo che sarebbe successo. Idaho lo ha sempre detto”.

Questo Jake lo sapeva benissimo, proprio per quel motivo aveva azzardato quell'ipotesi. Si odiava da solo per avere certe speranze che gli frullavano in testa, ma non poteva certo negare di essere attratto da Charlotte, e che il fatto di averla ora così lontana seppur vicina gli stava mangiando lo stomaco.

“Il fatto che fosse un dato di fatto, non implica che sarà eterno”.

“Ma ti ascolti?! Sei così freddo da non volergli nemmeno far godere il momento?!” la domanda arrivò con la stessa intensità del primo intervento. Jake se ne vergognò: primo perché effettivamente sembrava voler intendere quello, secondo perché, in fondo, era un suo effettivo intento. Non era contento della cosa, né del fatto che avessero voluto dirlo in modo tanto prematuro quanto improvvisato, come fosse stato un gioco. Gli era sembrata una leggerezza e si era sentito preso in giro.

Ma non le avrebbe mai dato ragione.

“Ho diritto ad esprimere la mia delusione, considerando che Charlotte mi interessa per davvero?”

“Sei incredibile Jake. Ti importa solo di quello che pensi. Potresti invece mettere da parte il tuo ego e pensare, almeno una volta, che finalmente Charlotte abbia una vita che si possa definire tale. Ma no: o tu o nessuno”.

Jessie non era mai stata il tipo di gemella che lasciava correre i pensieri e che ragionava con la consapevolezza che tanto sarebbe passato qualsiasi momento. Jake però dal canto suo non era mai stato il gemello che pensava anche al resto del mondo oltre che ai suoi desideri. Quello era il suo limite. Quando si esibiva per raccogliere i soldi che puntualmente finivano in beneficenza era un altro ragazzo, pronto a dare il meglio di sé per acclamare gli altri. Ma fuori dal tendone diventava il tipico ragazzino in preda ad una crisi di protagonismo. Non era mai riuscito a mettersi da parte, voleva primeggiare indipendentemente dal fatto che potessero esserci persone più sfortunate. Nel suo piccolo era convinto di essere nel punto più basso dei privilegi.

“Se tu avessi una cotta per Logan, o per Idaho, avresti i miei stessi pensieri”.

“Ma così non è. Quindi evitati un paragone che non ha fondamenta”.

Jake sbuffò frustrato, non avrebbe dovuto parlarne con la sorella e si sarebbe risparmiato quella ramanzina. Distolse lo sguardo voltandosi dall'altro lato del letto, borbottando qualcosa di volgare. Avrebbe dovuto parlarne con Logan piuttosto, ma sarebbe andata diversamente? Forse no, avrebbe corso il rischio di avere un discorso anche più severo. Il fatto era che nessuno sembrava voler capire la sua posizione.

“Jake, se sei solo triste per la cosa sul momento, se é solo una fase, va bene. Ma non fare del male a Charlotte e ad Idaho. Per favore”.

Il ragazzino non disse niente, ma non aveva bisogno di rispondere: non ci avrebbe mai provato. Non aveva intenzione di ferire Idaho o Charlotte, non dopo tutto quello che avevano fatto per lui. Se avesse agito alle loro spalle, sarebbe risultato vigliacco e scorretto e i ragazzi non meritavano un trattamento simile. Erano la sua famiglia e non avrebbe mai permesso che potessero subire una delusione da parte sua. Ma era anche vero che in ogni caso quello deluso in quel momento era lui, e nessuno se ne era fatto un problema. Jessie poi rincarava la dose, sostenendo che fosse solo un egoista e una persona a cui importava solo di sé stesso, e in parte era vero, ma non del tutto. In fondo aveva recuperato io miele per Lisette quando si era sentita male, e questo era un atto di altruismo non indifferente.

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