Farfalle nello stomaco

Il viaggio era durato un giorno intero, attraversando immensi prati e campi che ospitavano un gran numero di balle di fieno che i contadini avevano finito di mietere. L'aria si era quindi caricata di quell'odore pungente ed elettrizzante dell'erba e del grano secco e caldo per il sole, che solletica le narici stimolando starnuti a chiunque.

Non avevano voluto formarsi nei primi due paesi, e si erano rifiutati di dormire in una tenda in mezzo alle distese verdi, semmai si fosse messo a piovere, ma ne era valsa la pena.

Il paese che avevano raggiunto era più grande di quello precedente, a tratti sembrava una di quelle grandi città che vantava una stazione ferroviaria e un porto dove le navi di ogni genere attaccavano per giorni interi. La prima cosa che balzava agli occhi era un altissimo campanile con delle campane lucide e pronte a suonare con tutta la loro grande voce. Accanto al campanile era situata una chiesetta ben curata, anche se sembrava vantare diversi anni di vita, poteva essere stata costruita anche da qualche secolo. Non aveva un oratorio vicino, ma quello che pareva essere un emporio con le vetrine pulite che metteranno in mostra la merce in vendita.

L'aria che si respirava aveva una nota di salsedine e di frutti di mare, come se volesse per sapere a tutti di possedere una prelibatezza che non potevano ottenere tutti a chilometro zero: il pesce.

"Un gran bel posto, non c'è che dire" disse Logan uscendo dell'auto e chiudendo la portiera appoggiandosi sopra, "Ma qualcosa mi dice che non ammetteranno acrobati e artisti di strada".

Idaho lo affiancò, togliendosi il cilindro e guardando un po' in giro mentre gli toglieva della polvere immaginaria: "Magari l'apparenza inganna".

"Ne dubito: in ogni grande città che percorsi, le persone di buon cuore le conti sulle dita di una mano".

"Logan ha ragione, forse sarebbe meglio cambiare direzione e andarcene subito" convenne fosse sporgendosi ha un finestrino.

Charlotte invece non era della loro stessa opinione. Sì: probabilmente, come aveva detto il grande nonno muscoloso, le persone per bene occupavano una minuscola fetta di popolazione, ma restava comunque il fatto che esistevano e, con un po' di fortuna, avrebbero avuto l'opportunità di conoscerle. Era consapevole del fatto che le loro parole negative erano mossa da una buona dose di esperienza, ma lei aveva avuto invece la prova che, seppur pochissime, le persone di buon cuore li avrebbero trovati lungo il cammino. Proprio come avevano fatto loro.

E poi il posto non era affatto brutto: nonostante fosse una grande città, le case possedevano tantissimi colori, i profumi che emanavano negozi e ristoranti avvolgevano tutta l'area e il cielo azzurro offriva il tocco finale. Le pareva di avere davanti un quadro o un disegno ad olio ben curato, composto da un famoso pittore ricercato al quale avrebbero fatto la file per comprare il suo ultimo capolavoro.

"Tu cosa dici, Usignolo?" la voce di Idaho la risvegliò dai suoi pensieri.

"Io penso che un tentativo potremmo anche farlo. Anche solo per un giorno. Abbiamo viaggiato tanto e non penso riusciremmo a reggere ancora tutto questo tempo in strada".

"Sono d'accordo con lei, io!" mormorò Colin sporgendosi dal finestrino, "Ho anche forme, possiamo cercare qualcosa da mangiare?"

Idaho e Logan si lanciarono un'occhiata, poi il biondo spostò lo sguardo verso la ragazza per renderla partecipe della decisione. Un giretto in effetti non avrebbe fatto male, ormai erano li e poterono anche permettersi di fare i turisti, per la gioia dell'uomo muscoloso. A Logan soprattutto, per qualche motivo ancora ignoto a Charlotte, le grandi città non erano mai andate a genio: le aveva sempre descritte con disprezzo e fastidio senza risparmiare in insulti e pessime considerazioni. Non era chiaro se ci fosse dato da qualche evento passato e se fossero state solo considerazioni personali, ma non aveva mai cambiato versione. E nessuno si era sentito in dovere di fargli cambiare idea.

Dancing with my circusWhere stories live. Discover now