Trasferta

"Addio splendida pensione, ci mancherai tanto!" il saluto sarcastico di Jake strappò un sorriso generale in mezzo all'andirivieni tra dentro e fuori per finire di sistemare i bagagli. Nessuno a dire il vero era particolarmente triste di lasciare quella piccola e improvvisata casa, ormai erano abituati a spostarsi spesso e dovevano ringraziare di aver ottenuto un tetto sulla testa negli ultimi spettacoli. Nel peggiore dei casi, anni addietro, si erano addirittura dovuti accontentare di dormire per terra; quando il tempo invece lo aveva permesso, avevano allestito delle tende.

L'unica ad essere un po' riluttante ad abbandonare quella pensione era Charlotte: lì si era unita al gruppo, era stata la sua prima casa effettiva, aveva mangiato pasti decenti e dormito in un letto morbido e caldo. L'avevano accolta come una di famiglia, e aveva imparato pian piano a conoscere i suoi nuovi amici. Personalmente, dentro quella grande stanza aveva costruito più ricordi di chiunque altro.

Era come se avesse cambiato pelle, aveva lasciato dietro di sé la vecchia Charlotte e si era trasformata, un bruco che era uscito della sua crisalide spiegando delle maestose ali variopinte che attendevano solo di essere sbattute. La sua vita al circo di Grave, tutte in una gabbia come un animale o un fenomeno da baraccone, era sfumata come i vapori e i profumi che inondavano ogni giorno le strade di quel paese piccolo e accogliente. Adesso cercava di godersi gli ultimi respiri prima che il tempo le avrebbe fatto dimenticare quelle essenze.

"Io sinceramente non sono dispiaciuta" obiettò Jessie spostandosi una lunga ciocca color nocciola dal volto, "Almeno non dovremo più sorbirci i complimenti molto coloriti della proprietaria dell'emporio".

"Spero almeno che alle prossima città ci siano più negozi da visitare, Colin inizia a non entrare più nei vestiti" sospirò Lisette, mentre sistemava la borsa piena di stoviglie e posate.

In poco tempo le auto si riempirono di borse e valigie vecchie e traboccanti di oggetti di tutti i tipi, dai più utili ai meno desiderati. Le attrezzature circensi furono tutte sistemate bello stesso pick-up per poterle tirare fuori tutte insieme e in modo che non si mischiassero con il resto degli effetti personali.

Idaho intanto si guardava intorno aspettando di vedere il proprietario della casetta dove avevano abitato per un po'. Si aspettava di vederlo spuntare da qualche parte in strada, pronto a intascare pa somma della pensione, ma ancora non si era fatto vivo. Poteva essersi dimenticato del debito da saldare?

"Meglio così" Logan parve leggergli nel pensiero, facendolo voltare, "In fondo cosa deve riscattare ancora? Gran parte dei lavori per sistemarla li abbiamo fatti di nostro pugno, con i nostri guadagni. Semmai dovrebbe essere lui a pagare noi".

"Vero" convenne il ragazzo dai ricci dorati, "Ma lui ci ha offerto un tetto che altrimenti non avremmo mai avuto sulla testa. Gli dobbiamo comunque qualcosa".

"Idaho" il grande uomo gli si avvicinò con uno sguardo perplesso e contrariato, "Non verrà tanto. Penso che per lui i nostri soldi contino meno dello sterco di mucca, come la signora all'emporio".

Charlotte osservò i due discutere in modo tranquillo, con occhi a tratti tristi e a tratti curiosi. Logan non aveva del tutto torto: molto probabilmente al proprietario della pensione il loro compenso non gli interessava, e forse non faceva molta differenza da qualsiasi altro oggetto di scarso valore. Le faceva davvero strano sapere che esistevano persone che valutavano in modo diverso i soldi, a seconda di chi era l'offerente, quando lei avrebbe accettato anche la moneta più piccola. Le tornò in mente il vecchio contadino, che non avrebbe accettato nemmeno il pezzo più grande pur di tenersi il miele, e come aveva sentito prima anche la signora dell'emporio entrava in quella cerchia.

Ma proprio mentre stavano salendo tutti, una volta caricato anche Jared, la ragazza notò una figuretta robusta e dondolante corricchiargli incontro.

"Ehi! Aspettate!"

Jake lanciò lo sguardo fuori dal finestrino abbassato: "Ehi Idaho, ecco il nostro cassiere!"

Idaho si voltò incuriosito, poi sorrise all'ometto che si fermò ansimando: "Vi chiedo scusa, stavo cercando di risolvere una questione".

"Non si preoccupi. Abbiamo qui i soldi per..."

"No, no! Non tutti questi!" l'uomo robusto diede indietro una bella somma di denaro, "Non posso accettare tutto questo dopo tutto quello che avete dovuto fare. Mia figlia mi ha spiegato i lavoro e tutto... non intendo prosciugarvi".

"Ma io... le sto solo dando il compenso che avevamo deciso, con o senza lavori" Idaho rimase un attimo confuso. Era vero, avevano apportato determinate modifiche, ma in ogni caso l'affitto era stato deciso prima e non trovava giusto approfittarsi della situazione.

Ma il padrone della pensione scosse la testa: "Voi avete già pagato più di quanto dovevate, a dire il vero" gli restituì anche la somma divisa, "Con il vostro ultimo spettacolo, la mia nipotina sta molto meglio. Sorride di più, si sveglia allegra..."

Charlotte ascoltò con interesse, si sentì improvvisamente pervadere da una piacevole sensazione. Non sapeva dire chi fosse stata, delle tante bambine che aveva visto, la nipote dell'affittuario, ma era fiera di sé stessa, per la prima volta.

Entrarono in auto poco dopo aver salutato l'uomo e si misero in marcia. I motori delle autovetture scoppiettarono un paio di volte per poi iniziare a correre liberi verso una nuova meta. Non sapevano dove andare, avevano sempre seguito la strada scegliendo gli incroci e le curve che più catturavano il loro interesse. La maggior parte delle volte capitava anche che seguissero sempre un verso preciso: a volte sempre a destra, altre volte a sinistra, fino alla città più vicina.

Gli alberi al loro passaggio sembravano danzare, grazie al gioco visivo che il vento fuori e la velocità di veicoli creavano agli occhi vispi e emirati della giovane ragazza. Uscire da quel piccolo paese e varcare una strada del tutto diversa fu come oltrepassare un confine invisibile della sua vita, come mettere piede in un nuovo tassello del suo percorso, modellandolo secondo le emozioni e le azioni che aveva in mente e che stava provando. Ebbe quasi la sensazione di perdere la pelle vecchia, tenuta attaccata al suo corpo da un debole e piccolo lembo che manteneva la sua resistenza, ma che con il muoversi dell'auto si fosse arreso lasciando libera la sua entità con una nuova forma e un nuovo aspetto.

Anche il pensiero della bambina, la nipote del proprietario della pensione, le ritornò in mente con un'ondata di felicità, sapere che aveva dato qualcosa di prezioso e inestimabile ad una creatura che come lei era fragile e debole.

"È merito tuo, se sta meglio".

"come?" chiese voltandosi verso Idaho, che le stava sorridendo: "Non smetteva di guardarti quando danzavi. Non smetteva di ammirare come una ragazza come te potesse accenderle dei sogni. La tua Wendy Darling le ha permesso di stare meglio".

A questa affermazione, il viso di Charlotte si rilassò in un largo e sincero sorriso di orgoglio.

Dancing with my circusWhere stories live. Discover now