Capitolo 30- a carte scoperte

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Marcus

Non ho fatto in tempo a posare la ventiquattrore in camera da letto, che sento bussare alla porta di casa con ferocia.

Sbuffo e mi trascino all'ingresso per poi sbirciare nello spioncino.

Tutto ciò che vorrei è fare una doccia, togliermi questi abiti eleganti di dosso e possibilmente rimuovere anche l'odore di Jonathan da me.

Sono così arrabbiato con lui che, se potessi, lo cancellerei dai miei pensieri.

Purtroppo per me mi è impossibile, perché ormai ha residenza fissa in ogni cantuccio della mia persona.

Lo spioncino mi rimanda una ciocca di capelli scura che riesco a riconoscere, odiandomi profondamente per questa mia capacità.

Ormai potrei riconoscerlo anche solo dal ritmo del suo respiro in una stanza.

«Marcus, apri. So che sei lì.»

O ha la vista raggi x o ha lo stesso mio potere e mi ha sentito respirare oltre la porta.

«che sei venuto a fare?» chiedo alterato.

«sono venuto a litigare con te».

Spalanco la porta e Jonathan perde leggermente l'equilibrio. Penso si fosse precedentemente posato con la fronte sul legno, fino a quando non ho aperto come un indemoniato.

«vuoi litigare? Ottimo! Sono pronto a sputarti addosso di tutto, sei un» le sue labbra si schiantano sulle mie e chiude la porta alle sue spalle con un calcio.

Quando si stacca riprendo «uno stronzo ed io» di nuovo le sue labbra mi impediscono di continuare il discorso.

Mi solleva e mi fa aggrappare con le gambe al suo bacino, glielo lascio fare e ogni volta che le nostre labbra si separano continuo il mio discorso.

«ti odio» bacio, «penso che non» bacio «può funzionare».

Si dirige in camera e mi butta sul letto girandomi di schiena e facendo aderire il mio stomaco al materasso.

Mi sale sopra e mi afferra i capelli per farmi reclinare il capo e divorarmi le labbra.

«sono ancora incazzato nero con te» dico accaldato.

«ottimo, anche io» mi risponde spogliandosi.

Non faccio che togliermi strati di vestiti di dosso e sento la sua lingua percorrermi la spina dorsale, fino a fermarsi tra le mie natiche.

Mi scappa un gemito e lo guardo da sopra una spalla.

Lui mi fa mettere in ginocchio e afferrandomi per il collo fa aderire il suo petto nudo alla mia schiena. Mentre sento la sua erezione premere dietro di me, mi sussurra all'orecchio «lascia che ti mostri come funzioniamo, stronzetto».

Mi ributta sul letto e sono così eccitato che potrebbero usare come un disegno Rorscharch il casino che sta facendo il mio liquido pre-eiaculatorio sul lenzuolo.

Il suo modo rude è una novità, ma in realtà ho sempre saputo che non faceva altro che trattenersi per me.

Quello che non ha capito è che io lo amo anche per questo suo lato, forse soprattutto per questo suo caos sotto la superficie.

Continua a percorrere con la lingua ogni centimetro del mio corpo e si sofferma sul mio sedere in un modo che mi sta facendo cedere le ginocchia.

La sua lingua rilassa ogni mio muscolo corporeo e sono così illanguidito che, anche quando sento la sua erezione in prossimità della mia entrata, invece di agitarmi, mi ci premo contro.

SADLY BUT MINEWhere stories live. Discover now