Capitolo 23- Hamptons parte uno

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Marcus

Porca puttana.

La villa di fronte alla quale mi trovo è enorme, costeggiata dal verde della natura, si affaccia su una distesa di sabbia infinita baciata dalle onde dell'Oceano Atlantico.

È una bella giornata, tuttavia, fa chiaramente ancora troppo fresco per l'inizio della stagione estiva. Seppure manchino alcuni mesi all'estate, il sole che si erge in cielo ci illude di essere in una stagione diversa da quella che ci siamo lasciati alle spalle a New York.

Il rumore delle onde che colpisce la battigia culla i miei pensieri e ovviamente l'abbaiare di Hank rompe il momento idilliaco.

Sbuffo e vedo il cane che corre in casa dietro la figura di Jonathan.

«muovi le chiappe ragazzino, abbiamo un documento da cercare» mi grida, prima di entrare in casa in seguito ad un occhiolino.

Non c'è spazio per la tranquillità con quei due.

Superato l'ingresso rimango abbagliato dalla bellezza dell'arredamento minimal e riconosco il tocco di Jonathan in ogni dettaglio.

Non serve l'atto di proprietà, basterebbe guardare gli interni della villa per capire a chi appartiene.

Superfici bianche e colori pastello, tutto rigorosamente in tinta e poi dal nulla sbuca fuori un poster di "Shakespeare in love"...ho smesso di farmi domande su quest'uomo.

Ridacchio fissando il poster e lui mi sorprende alle spalle posando le mani sui miei fianchi «sai di che film si tratta, angelo?»

«ovvio, mica come te che non sapevi chi fosse Billie; sono una persona di cultura poliedrica io» dico, gonfiando il petto.

Ride di gusto e mi bacia il collo per poi sussurrare «ti va di fare un bagno nella piscina coperta?»

L'idea di potermi godere la visione di Jonathan in costume mi porta a rispondere «ci sto!» poi ricordo il vero motivo per cui siamo lì e aggiungo «dovremmo cercare prima il documento, non credi?».

«forse hai ragione, iniziamo dallo studio allora» mi afferra per mano e mi trascina in una stanza alla fine del lungo corridoio.

Una volta entrati si chiude la porta alle spalle e non mi lascia il tempo di dire nulla, perché si appropria furioso delle mie labbra e mi spinge contro la scrivania.

Mi solleva senza sforzo e si insinua tra le mie gambe. Mi tiene la nuca con una mano e con l'altra mi stringe il sedere.

Boccheggio tra un suo assalto e l'altro e mi perdo nella tempesta del suo attacco.

Se le guerre si combattono a suon di lingua sto decisamente perdendo, perché Jonathan mi sta divorando e assalendo.

Il mio gemito lo incita a continuare ma poi qualcosa si fracassa al suolo e ci giriamo ansimanti verso la porta.

Una ragazza con una divisa da cameriera ci fissa rossa in volto e ai suoi piedi c'è un vassoio pieno di prodotti per pulire che si sono rovesciati.

«ciao Rosy» dice Jonathan con un sorrisetto.

«mi scusi tantissimo Signor Wenston, non sapevo foste arrivati. Il signor Lechster mi aveva avvisato che sareste giunti nel pomeriggio tardi, io» Jonathan la interrompe con un cenno della mano come a dire di non preoccuparsi e lei si china a raccogliere le cose che le sono cadute.

Scendo dalla scrivania e mi accovaccio di fronte a lei per aiutarla.

Mi lancia uno sguardo rapido e le si arrossano ancora di più le guance «salve Rosy, io sono Marcus» dico porgendole il detersivo.

SADLY BUT MINEWaar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu