Capitolo 8- Mio

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Jonathan

Ho pranzato al volo dopo una notte insonne, dovuta al pensiero di Marcus e a cosa lo abbia fatto scattare in quel modo, a tal punto da provocargli un attacco di panico.

Ho riconosciuto subito la situazione, perché io stesso ne ho sofferto nel periodo in cui ho deciso di fare coming-out. Ero un continuo andare in ansia prima di confessarlo a qualcuno, e ogni volta mi sentivo come se il cuore e i polmoni mi esplodessero.

Il ragazzino non lo vuole ammettere, ma so che mi desidera e so che vorrebbe trascorrere del tempo con me. Dopo il nostro bacio, le carte si sono mescolate e sembra quasi che sia io quello che scappa da ciò che c'è tra di noi.

In realtà, ho solo una paura assurda di trovarmi travolto da questa relazione con una persona emotivamente immatura e indisponibile.

Il problema è che sono già stato travolto, lo sono stato prima ancora del bacio. Mi è bastato incontrare il suo viso quella prima sera sul tetto, e le regole della mia vita hanno cambiato tutte le loro fondamenta.

Allo stesso tempo non riesco a stare lontano da lui, vorrei averlo sempre con me, sapere che mi pensa come io penso a lui, con lo stesso ardente e cocente desiderio.

Ieri lo avevo chiamato per provocarlo e scherzare in merito alla risposta dispettosa che mi aveva dato per messaggi.

Mi sono, invece, trovato di fronte ad una situazione totalmente inaspettata, in cui lui aveva bisogno di qualcuno che lo capisse ed io ero l'unico che poteva farlo. Il problema è stato trovarmi a chilometri di distanza da lui.

Morale della favola: mi sono rigirato più volte nel letto con la tentazione di far partire una chiamata nel bel mezzo della notte per controllare che fosse tutto ok. Un paio di volte ho anche avuto la tentazione di vestirmi e andare in macchina a casa sua e controllare di persona.

Il pranzo al volo, invece, è tutt'altra storia.

Non riesco a stare in ufficio, mi sento impaziente e ho bisogno di prendere aria vera, non quella che posso trovare sul tetto e neanche quella fornita dalle mie amate sigarette. Insomma, ho bisogno di sgranchire le gambe e fare una passeggiata in mezzo alla natura.

Questa scelta ponderata, totalmente appoggiata da Agata che mi ha invogliato ad uscire, mi ha portato a Central Park, ed ora sono in un completo elegante e balzo agli occhi come una pennellata rossa su una tela bianca.

Sono circondato da persone in tenuta sportiva o da famiglie vestite comode. È l'orario in cui si sta rilassati a fare dei picnic e nessuno esce da lavoro per venire incravattato a sgranchirsi qui.

Ho pensato così tanto a Marcus, che mi sembra quasi di vederlo sul prato alla mia destra.

Aspetta un secondo...

Quello è decisamente Marcus, che gioca a rincorrere una ragazza minuta in mezzo all'erba. La scena che mi si para davanti mi destabilizza e vedo che solleva la ragazza una volta acciuffata e le scocca un bacio a fior di labbra.

Un uomo, che sembra la versione vecchia del ragazzino, si avvicina ai due e ride a crepapelle alla loro scenetta.

Sono impalato ad osservare il modo in cui si rapportano tra di loro, ed è come se non riuscissi a disancorare gli occhi.

Volevo essere una mosca per vedere chi fosse e cosa facesse nella sua vita, ma al momento mi sento come se la sua esistenza e la mia, siano due pianeti distanti anni luce.

La realtà della nostra situazione mi si proietta con ferocia davanti alla retina, ed anche se il mio cuore vuole combattere questa rivelazione, la mia mente ha già scansionato in abbondanza i dettagli.

SADLY BUT MINEWhere stories live. Discover now