Il becco nero

35 7 2
                                    

Non mi volto a vedere se Apollo è già lontano da me.
Decido quindi di camminare dritto, guardandomi di tanto in tanto attorno, per cercare di distrarmi.
Dopo la profezia mi sento scombussolata e per questo mi sono completamente dimenticata dei marchi sulla mia pelle.
Che cosa mai nasconderanno questi segni?
È l'ennesimo quesito che mi pongo.
Purtroppo so per certo che mi renderò conto dell'importanza di questa domanda mai posta troppo tardi.
Con il sole alto la città ha preso vita. Bancarelle colme di prelibatezze e oggetti vari hanno conquistato le vie e le stradine e la gente si è prestata ad osservarle, a comprare e a chiacchierare mentre aspettano ordinati in fila.
Respiro l'aria della vita. Dolce e genuina.
Non sono mai stata in una città tanto popolata, ho sempre vissuto in piccoli villaggi pregni di soldati dove giornate come questa non esistevano. E così mi lascio trasportare da tutte queste attività, pur seguendo le indicazioni di Apollo.
Camminare sui sampietrini invece che sulla terra mi emoziona, più di quanto dovrebbe.
Così come i bambini che provano a vendere le attività dei genitori.
《 Signorina. Signorina. La prego, provi questa. 》
Dice una di queste pesti con disegnati in viso due baffi neri, offrendomi una crema alla bava di lumaca.
Rido, per quel visino carino e per l'insulto velato che mi era appena stato fatto da un bambino, conoscendo le proprietà anti-rughe della bava di lumaca.
Il cielo è talmente limpido e azzurro che mi sale una certa nostalgia dell'infanzia, delle giornate così belle, passate distasa sull'erba morbida. Poco più avanti vedo la locanda di cui parlava il dio.
Una costruzione molto semplice ma deliziosa.
Le pareti sono sovrastate dai rampicanti con fiori viola, glicine credo.
Respiro profondamente il profumo che si propaga fino a dove mi trovo io, qualche metro più indietro.
Scale di legno portano all'entrata con affianco un abbeveratoio per cavalli e qualche mazzo di fiori in vasi poco grandi.
Mi incammino verso il portone quando nel vicolo che lo precede qualcosa plana dall'alto e si va a schiantare tra i secchi pieni di immondizia.
Sobbalzo per lo spavento.
Mi avvicino cauta, confusa e curiosa.
Poi sento gracchiare.
Un suono disperato, dolorante quasi atroce da ascoltare.
La puzza di sporco e avanzi in decomposizione mi travolge in un ondata nauseante, ma non mi fermo, perchè tra i secchi vedo l'artefice di tutto questo baccano.
《 Ciao piccolo...》 Un corvo si nasconde nell'ombra.
Impaurito, però mi scruta, anche lui incuriosito da me.
Gracchia ancora una volta ed è lì che capisco la pena di tutti sti lamenti, sembra infatti avere un'ala rotta.
Ricade molla verso le zampette in una posizione innaturale.
Avvicino la mano per prendere il piccolo corvo ma lui arretra.
Così con più calma e con parole rassicuranti cerco di fargli capire che si può fidare di me.
《 Avanti, non voglio farti del male. 》
Dopo qualche momento riesco a prenderlo in mano, con il terrore e la concentrazione per fargli il meno male possibile.
L'animale si lamenta.
《 Lo so piccolo, mi dispiace. 》
Con cura lo tengo tra le mani e salgo le scale della taverna fino ad arrivare al portone.
Quando lo apro subito una folata di cibo caldo e birra mi investe, insieme al suono indimenticabile di voci che se la raccontano.
L'interno è caldo e intimo.
Un tappeto rosso e giallo si trova ai miei piedi che al solo sguardo si mostra incredibilmente lavorato.
Poco più avanti, proprio di fronte a me c'è un enorme bancone che ospita calici e piatti colmi di cibo e bevande.
Si crea così un corridoio dove da un lato, ci sono seggiole e tavoli quasi tutti occupati mentre i presenti gustano le portate del pranzo e dall'altro, ci sono invece delle scale sempre in legno che portano al piano di sopra.
Sono intenta a guardare questo posto grazioso quando una giovane ragazza si manifesta al mio fianco.
《 Benvenuta, cosa posso fare per te, cara? 》Dice la cameriera sorridendo.
Il corvo nel vederla gracchia sonoro, come a salutarla.
《 Oh ma che bel uccellino che abbiamo qui. 》La donna con un sorriso si china a guardarlo e appoggia un dito sulla testolina dell'animale arruffandogli tutte le piume.
Questo gracchia ancora, felice della coccola.
La donna improvvisamente si ferma all'altezza della mia cintura e la vedo soffermarsi con lo sguardo sul pugnale.
Mi guarda di sottecchi con le labbra leggermente schiuse, per poi grattarsi la gola con un colpo di tosse e rimettersi eretta.
《 Seguimi. 》
Non mi spaventa la sua strana reazione e per questo decido di fare come dice.
Andiamo così in direzione est, verso le scale.
Cammina davanti a me senza dire una parola, ma abituata ormai con Apollo, ho imparato a non chiedere.
Arriviamo alla cima della scalinata, dove ci aspetta un lungo corridoio con tante porte adiacenti.
La ragazza non esita e cammina spedita verso quella più lontana.
La giovane donna tira fuori dalla veste un manipolo di chiavi e con incredibile maestria trova subito quella che apre la porta di legno.
La seguo dentro e la chiudo alle nostre spalle.
《 Qui possiamo parlare liberamente. 》Mi dice mentre si sdraia sul grande letto, rimbalzando di rimando.
Sorrido per la scena e ammiro la stanzetta.
È modesta ma ha tutto il necessario per potersi ristorare.
La trama dei muri è molto antica e i mobili minimalisti in legno sono graziosi quanto il resto della camera.
La ragazza mi guarda per un attimo poi si siede scusandosi.
《 Che sbadata, mi dimentico sempre di presentarmi. Sono Talise, un'amica di Apollo. E devi esserlo anche tu, ti ho riconosciuta dal pugnale. 》Poi si ferma, la schiena eretta e uno sguardo accusatorio.
《 Oppure glielo hai rubato? 》
Rimango scioccata, anzi, sorpresa, proponendo subito dopo una gioiosa risata.
《 No, non ti preoccupare. Diciamo che sono una...conoscente. Ecco diciamo così. Molto piacere, sono Elaine.》 Sorrido per poi aggiungere quella che ormai per me è una verità.
《 Non pensavo che Apollo avesse davvero degli amici. 》
Talise ride di gusto portandosi una mano davanti al viso delicato.
Ora che la guardo meglio è una donna davvero bella.
I capelli ricci sbarazzini le ricadono disordinati in volto e il loro bel rosso ramato si rifà al fuoco delle candele. Gli occhi sono di un bel verde, carichi di vitalità ed entusiasmo.
《 Non dirmelo nemmeno, non è decisamente il suo forte essere amichevole. 》
《 Puoi dirlo eccome! 》 Sorrido.
Poi qualcosa mi becca il dito e subito mi rammento del corvo che tengo ancora in mano.
Con l'indice gli accarezzo la testolina, attenta a non schiacciargli l'ala con l'altra mano.
《 Potrai stare qui quanto desideri. Sei al sicuro. Ora vado, ho del lavoro da sbrigare ma ti manderò qualcosa da mangiare, devi essere affamata. Anzi, dovete. 》
Talise a malincuore si alza dal letto per venire ad abbracciarmi.
Rimango sbigottita da quel contatto, ma per qualche motivo lo trovo così caldo e affettuoso che non mi da fastidio.
《 Ti ringrazio, davvero. 》 Le dico prima che si chiuda la porta alle spalle con un tonfo moderato.
Appoggio il piccolo corvo su uno dei due cuscini che componevano il letto matrimoniale e l'animale si accoccola in mezzo a questi.
Il cibo arriva poco dopo come promesso, e un profumino di stufato e verdure innonda la stanza, deliziando le mie narici.
Approffitto di tanta bontà per mangiare quello che da giorni, se non mesi, non mi era stato permesso nemmeno di immaginare.
La carne è magnificamente cotta e il sugo, gustoso come pochi.
Assaporo ogni singolo boccone ma non mi dimentico certo del mio piccolo amico.
Lascio anche per lui qualcosa da sgranocchiare e senza indugio il corvo ci si fionda.
Lo guardo mentre mangia, affascinata da un animale così innocuo e tranquillo e dalle piume metalliche, nere come pece.
Deve sentirsi solo, penso.
Solo e confuso. Proprio come me.
In fondo i nostri cuori non sono tanto diversi.
È pensando a questo che mi rendo conto di quanto io mi senta esausta e sola.
Qualcosa manca, tasselli importanti che erano la mia vita.
Ammetto che con Apollo, anche se per un solo momento, mi sono sentita più leggera.
Appena mi rendo conto della stupidaggine che ho pensato scuoto la testa, tornando alla vita reale.
Ora che entrambi abbiamo mangiato è il momento di pensare a come muoversi.
Dall'oracolo di Delfi non ho ricavato nessuna informazione utile se non un inquietante messaggio per la sottoscritta e oltretutto non ho più l'aiuto del dio, che per quanto mi costa dirlo era essenziale.
Sono molti i buchi nella trama e altrettante le incognite da risolvere. Per non parlare della pressione che mi accapona la pelle.
È da ricordare che un dio sta cercando di mettere i bastoni tra le ruote alle mie ricerche. O magari, più probabilmente a quelle di Apollo, e in questo caso avrei già risolto il problema separandomi da lui.
Tutti questi pericoli però mi danno un senso di eccitazione che mi sprona ad andare avanti.
O forse è solo l'immensa paura che provo, che batte i suoi tamburi di sottofondo in questa grande sinfonia e pompa adrenalina in tutto il corpo.
Mi sdraio sul letto rilasciando un grande sbuffo di apprezzamento e affondo la faccia nel cuscino proprio accanto al corvo che gracchia di rimando.
Volto la testa a guardarlo.
I suoi occhi.
I suoi occhietti neri mi penetrano nell'anima.
La giornata si conclude così, non mi sono resa conto di essere così tanto stanca fino a quando non mi sveglio il giorno seguente con un insolito dondolio del letto.
Apro gli occhi un po' contrariata e li stropiccio con la mano fino a quando non riconosco la sagoma di Talise che si è distesa sul grande letto insieme a me.
La sento sbuffare e mi tiro su a sedere.
《 Che succede? 》Domando con la voce impastata dal sonno.
《 Oh finalmente ti sei svegliata! 》
Talise sorride sincera mentre si avvicina di più a me.
《 È da quasi due ore che aspetto che tu apra gli occhi ma non davi segno nemmeno di provarci! 》Mi rimprovera.
Arrossisco di imbarazzo.
In effetti ho dormito come un sasso per tutto il giorno precedente, la stanchezza mi aveva investita in pieno.
《 Hai ragione, scusa. 》Bisbiglio mentre sorrido.
《 Allora quali sono le avventure di oggi? Apollo che dice? Quando viene? 》Mi domanda spedita.
《 In realtà...io e Apollo ci siamo separati. Non ho idea di dove sia in questo momento. 》Gioco con le mani mentre alito questa verità.
《 Oh. 》Talise sembra sorpresa ma è in quel momento che percepisco che qualcosa manca.
《 Aspetta, dov'è il piccoletto? 》Mi guardo in torno e tasto con le mani il cuscino alla ricerca del corvo, ma niente da fare, non lo trovo da nessuna parte.
《 È volato via questa mattina. Mi dispiace non avertelo detto subito, non volevo svegliarti, sembravi così stanca. 》 Mi rivela la mia amica.
Sento un vuoto improvviso.
Mi domando come abbia fatto a riprendere il volo con quell'ala tutta fratturata. Una strana sensazione mi svuota il cuore, spero soltanto che stia bene. Forse lui degli affetti ce li aveva.
《 Non importa, tranquilla. 》Dico cercando di accennare un sorriso nonostante il velo di tristezza.
Stavo per chiedere come lei e Apollo si fossero conosciuti e soprattutto come ha fatto a diventare sua amica, ma un gran baccano fuori dalla taverna mi interrompe.
Io e Talise ci guardiamo un attimo stranite ma poi il casino si trasforma in urla e presto un senso di inquietudine avvolge la piccola stanza.
Guardo la ragazza affianco a me che improvvisamente sbianca e fisso le sue mani tremanti.
Ne afferro una e l'accarezzo.
《 Stai tranquilla e rimani qui. E non ti avvicinare alla finestra. 》Dico cercando di rassicurarla.
Intanto le grida si fanno più spaventate.
Talise mi afferra la mano proprio mentre mi sto voltando per andarmene.
《 Non morire va bene? 》Mormora, anzi, sbiascica.
Le stringo la mano un'ultima volta e cerco di sorriderle, poi corro verso la porta.
Corro verso un pericoloso ignoto.

You've reached the end of published parts.

⏰ Last updated: Dec 09, 2023 ⏰

Add this story to your Library to get notified about new parts!

Il Sole è sceso sulla Terra Where stories live. Discover now