La luce

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Apollo

L'acqua bollente mi brucia la pelle, facendo pulsare il punto dove poco prima c'erano le ferite. La pelle lacerata nella parte bassa dell'addome si è rimarginata a vista d'occhio, ma prima che guarisse del tutto, in quel punto sarebbe stato ancora sensibile. L'ho sottovalutata. L'abbiamo fatto tutti, ma ora la situazione si è fatta sempre più precaria. Ho una brutta sensazione su quello che sta accadendo, Zeus non è ancora intervenuto eppure i fatti non dovrebbero essere a suo favore. Ma se presto non lo avrebbe fatto lui, allora avrei agito io.
Passo le mani tra i capelli bagnati un'ultima volta, poi esco dell'acqua, increspandola con gli schizzi che genero. Le gocce baciano il mio corpo fino a che non mi preoccupo di asciugarle con il panno ruvido che ho trovato lì affianco.
Il vapore ha riempito la stanza, rendendola soffocante e sfocata, e pesa sul mio corpo più di quanto dovrebbe fare.
Non riesco a concepire il fatto di non essere riuscito a fermarla, avrei dovuto fare più attenzione e invece me la sono fatta scappare. Sbuffo nel vuoto cercando di togliermi quella sensazione di dosso. L'acqua si è colorata di un rosso pallido, a causa del mio sangue secco e per i petali di rose che ci galleggiano dentro. All'improvviso sento dei rumori provenire al di là della porta, sento i passi di una persona che tenta invano di sembrare silenziosa e poi silenzio. Probabilmente si tratta ancora di quella ragazzina. Sospiro irritato all'idea che sia ancora in mezzo ai piedi.
Si è distinta dal primo momento in cui l'ho incontrata. Il suo viso presenta ancora i tratti delicati di una ragazza e la forma minuta non fa altro che confermarlo, sfiora quasi il patetico. Eppure i suoi occhi crepitano di fiamme e fuoco.
Ammetto di essere stato sorpreso nel vederli. Soprattutto perché le altre ragazze e per fino il generale, hanno sempre tenuto la testa china verso terra. Ma quando ha alzato lo sguardo...Mi è capitato poche volte di vedere quel tipo di intensità negli occhi di un mortale, devo riconoscerglielo.
Mi ricredo non appena il suo urlo mi raggiunge.
《 A-APOLLO. 》 Grida e un sentore di paura gli fa vibrare la voce.
L'urlo oltrepassa le pareti una seconda volta e mi costringe con noia a seguirla.
Mi lego l'asciugamano attorno alla vita ed esco gocciolando sulle lastre del pavimento. La camera è come l'avevo lasciata, vuota, ma un intenso barlume si sprigiona dalla stanza vicino alle finestre. Stanza in cui ho riposto la mia spada. Ingenuamente pensando che nessuno avrebbe ficcanasato tra le mie cose.
《 Apollo veloce, dannazione. 》 Urla di nuovo.
Per tutti i maledettissimi cieli, conosco fin troppo bene quella luce. Scavalco con un salto il letto e mi precipito sulla soglia della porta socchiusa. La spada sta emanando tutta la sua luce, inghiottendo la figura della ragazza che la tiene in mano.
《 Che cosa hai fatto? 》 Ringhio cercando di sovrastare il ronzio che provoca il potere. Solo al mio fianco brilla in quel modo, con nessun dio o mortale ha mai avuto la stessa reazione, non che permettessi a chiunque anche sono di sfiorarla. Mai prima di adesso, e mai doveva succedere.
《 Non vi avrei chiamato se lo sapessi no? 》 Pronuncia quelle parole come un mezzo grido.
《 Volevo solo provarla ma appena l'ho presa in mano ha iniziato a brillare. 》 Aggrotto la fronte, non sono sicuro di poterle crede. Quello che sta succedendo è impossibile, deve aver fatto qualcosa.
Con poche falcate la raggiungo e le strappo di mano la spada. La punta le sfiora il braccio mentre ricambia lo sguardo truce.
《 Hai intenzione di rubare altro? 》 Le chiedo con una punta di irritazione sulla lingua. La sua espressione muta molto presto in rabbia, stringe i pugni lungo ai fianchi e corruga la fronte, ma quando è in procinto di parlare una forte scossa mi attraversa la mano, seguendo il flusso del sangue fino al petto.
《 Merda. 》 Arretro di mezzo passo massaggiandomi il braccio dolorante mentre rigiro l'elsa nella mano, scrutandone ogni centimetro.
È come se la potenza di una folgore mi avesse attraversato l'avambraccio, ma quando lo guardo, non riesco a scorgere nessuna ferita. Il dolore persiste ancora per qualche istante, forte come la prima volta, per poi svanire.
《 Apollo c-cosa sta succedendo al mio braccio? 》 Respira agitata. Riporto allarmato lo sguardo su di lei, un fascio di luce intensa solca la venatura della spada. Parte dal più alto dei petali fino a colare liquido dalla punta. Il filo d'oro striscia fino a toccare il polso della ragazza, assimilandosi sotto la sua pelle. Lei scuote il braccio spaventata ma il liquido continua a entrarle dentro, per un momento temo che possa essere caldo come acciaio sciolto, ma la ragazza non sembra fare smorfie di dolore. Ad un certo punto, nel silenzio il braccio scoppia in un fascio di luce accecante e inizia a spandersi in ramificazioni per tutto il suo polso. Bramando e avanzando per il braccio. Come fame di dominio. Iniziano a disegnarsi spirali e linee sconnesse ma di una certa armonia tra loro, creando forme indistinte e simboli mai visti prima.
《 Oh sacri dei .》 Esclama contemplandosi il polso. Con la mano inizia freneticamente a strofinarsi il braccio, come per cancellare quel segno indelebile. Che razza di stupida. Si gira verso di me, furiosa in volto. 《 Cosa mi avete fatto? È una maledizione? 》 Lo sguardo deciso e ferito puntato nei miei occhi.
《 Se è uno scherzo non è divertente, toglietemelo di dosso. 》 Sbraita puntandomi il dito affusolato contro. Mi viene quasi da ridere nel sentire il suo patetico ordine, come poteva anche solo pensare di potermi minacciare? È incredibilmente difficile riuscire a mantenere i nervi saldi con lei. Da ora in avanti devo tenerla sott'occhio.
Il liquido arresta la sua corsa, appena arriva a circondare completamente il gomito. Il silenzio è sovrano per qualche secondo, come se tutti e due stessimo aspettando il peggio.
Ma niente.
Le prendo con prepotenza il braccio, nonostante le sue proteste e con il dito seguo i contorni del misterioso marchio. Le spirali luminose sembrano pulsare e brillare di più nei punti in cui passo il mio dito, come attratte da esso.
Non ho mai visto niente del genere, che sia una strega? O magari una semidea? No, impossibile. Il mio potere l'avrebbe percepito.
Non emana nessuna aura così potente.
《 Sembra che per ora rimarrai in vita. 》 Dico analizzandone i tratti. Come se il mio tocco la bruciasse si divincola dalla mia presa e indietreggia mettendo più distanza tra noi.
《 Che cos'è? 》 Si tira dietro all'orecchio una ciocca di capelli castani, mentre il suo sguardo vaga dal marchio alla spada.
《 Non lo so. 》 Le rispondo sincero. 《 Cosa volete dire con "non lo so"? 》 Mi attacca.
《 Non mi sembra tanto difficile da capire. 》 Nonostante gli occhi cangianti mi gela con lo sguardo e la sua espressione si fa furiosa, d'altronde lo è da quando l'ho incontrata per la prima volta poche ore prima. Sostiene intrepida il mio sguardo, al contrario annoiato, quando poi si avvicina allungando la mano per prendere la spada.
《 Hai perso la testa? Non toccare la mia Psyhi. 》 Mi ritraggo velocemente dal suo tocco, impedendole di afferrarla.
《 Le avete davvero dato un nome? 》 Esclama con tono esasperato, borbottando fra sé e sé mentre si gratta la fronte con le mani. Mi avvicino a lei. Le prendo il mento con due dita e lo spingo verso l'alto per avvicinare di più i nostri volti. Punta, come un fulmine del sacro Zeus, i suoi occhi su di me, sorpresa. I nostri nasi si sfiorano appena.
《 Attenta ragazzina, se continui a giocare con il fuoco finisce che ti bruci. Non dimenticare quale è il tuo posto o sarò costretto a ricordartelo. 》 Sibilo. Non abbassa mai lo sguardo, ma il suo viso non riesce a nascondere il lampo di paura che lo pervade. Devo riconoscere che ha del coraggio. Ma i coraggiosi non fanno mai una bella fine .
《 In ogni caso cercherò di capire cos'hai fatto alla mia spada, e nel mentre entrerò in contatto con i Supremi. 》 Dico raddrizzandomi e portando le mani dietro alla testa, trascinando la spada con me e poggiandola su una spalla. Sbuffo girandomi verso la porta per tornare in camera da letto quando una presa ferrea ma timorosa mi stringe il polso. La guardo di sottecchi da sopra la spalla.
《 Dovunque andrete verrò con voi. 》 Afferma con tono determinato e occhi fermi. Scoppio in una fragorosa risata, senza riuscire a trattenermi. Ci manca solo lei.
《 Mi hanno già pregato in molte con la tua stessa richiesta e a meno che tu non voglia cederti per appagare il mio desiderio, sono costretto a respingerti. 》 Le dico facendole l'occhiolino. Non sarebbe resistita nemmeno un giorno fuori da queste mura, figuriamoci dove sarei dovuto andare.
《 Tutta questa storia riguarda anche me. 》 Non vuole proprio mollare.
《 E mi chiamo Elaine, per la cronaca. 》 Dice dopo poco silenzio. Così è questo il suo nome.
Nonostante vada contro alle apparenze, sta diventando parecchio fastidiosa. Portarmela dietro sarebbe solo un peso. Mi appoggio con la spalla allo stipite della porta e la guardo sogghignando.
《 Molto bene Elaine. 》Dico pacato. 《 L'opzione più veloce sarebbe ucciderti, ma non ho tempo da perdere dietro a te. Questa mi sembra più allettante. Ovviamente per me. 》 Sbatto la porta e la chiudo dall'esterno. Diversi tonfi si abbattono sulla porta finché alle mie orecchie non giunge anche la sua voce. 《 Aprite questa dannata porta. 》 Sbraita.
Arricchendo le grida con tanti altri tipi di ingiurie e imprecazioni nei miei confronti.
Sorrido leccandomi le labbra. Musica per le mie orecchie.
Giro la piccola chiave e me ne libero buttandola sul letto. È il momento di andare, ho cose importanti da sbrigare.

Il Sole è sceso sulla Terra Where stories live. Discover now