Resisti all'impulso

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Non lo credevo possibile.

Le gambe continuano a tremare sotto al suo sguardo intenso.
Serro gli occhi per calmarmi e spero disperatamente di riuscire a svegliarmi da quello che mi sembra un incubo. Ma niente può ormai salvarmi, prendo un respiro profondo perché non posso permettermi di farmi vedere spaventata, altrimenti gli renderei tutto molto più semplice e divertente e il cielo non voglia, non è affatto quello che voglio.
Prendo coraggio e mi alzo lentamente, le mie ginocchia si staccano dal pavimento duro, e ne sento subito la mancanza; preferisco il freddo del marmo al fuoco che brucia alle mie spalle.
Un secondo respiro, l'aria fresca mi riempie i polmoni e affievolisce le guance arrossate, e finalmente mi costringo a voltarmi.
Vengo subito a scontrarmi con l'odore intenso che emana la stanza. La camera da letto è molto grande anche se pressoché vuota, le tende che immagino fossero state bianche, ora prendono il colore rosso e arancione delle fiaccole accese in cortile, la loro luce filtra attraverso le setole di velluto. Noto che altre candele sono state posizionate su scaffali inchiodati ai muri e sui pochi mobili presenti. Tutte queste luci vellutatamente intense che sono state messe, donano alla stanza un'aria romantica, ma ai miei occhi e al pensiero di cosa è accaduto in questa camera, tutto si dipinge di una vena caotica e spaventosa.
Alcune delle candele le riconosco subito, sono fatte in cera d'api come simbolo di luce, camomilla per la forza nelle avversità, i petali di calendula sono intrisi di dolore e la pelle di serpente bianco presente nei contorni simboleggia il coraggio. Queste in particolare vengono usate nei riti del dio del Sole, ovvero per Apollo. Ogni essere divino ha la propria candela, nata e creata a rappresentazione delle loro imprese e dei loro valori. Si dice che così si favorisca la comunicazione con il dio a cui si chiede aiuto, anche se personalmente le trovo tutte delle grandi bugie. Sono sempre stata sicura che gli dei ci ignorano a prescindere.
La maggior parte dello spazio è occupato dal letto, un grande letto matrimoniale a baldacchino, riposto su un tappeto alquanto pregiato che immagino sia stato lavorato da mani esperte e delicate. Il mio sguardo, però riesce a soffermarsi ben poco sul giaciglio.
Non credevo possibile potesse esistere qualcosa di tanto bello e invece eccolo davanti ai miei occhi. La sua pelle nuda è terribilmente invitante, sfumata da un'abbronzatura oliata e uniforme. Piccole gocce di sudore gli solcano il torace, brillando alla luce del fuoco. Il lenzuolo perla gli copre superficialmente l'inguine, forando estremamente il limite del decoro e un grande rigonfiamento completa quell'armonia che è il suo corpo.
I suoi capelli miele sono lunghi e legati distrattamente dietro alla nuca, selvaggi e primitivi come il dio che li porta. Alcune ciocche ribelli gli sfiorano i lineamenti calcati del viso. Non posso fare a meno di assaporare ogni centimetro di pelle esposta, ma anche sotto rimprovero, non resisto all'impulso di alzare lo sguardo, ed è lì che gli incontro, i suoi occhi.
Mi ci perdo dentro mentre mi saziano riempiendomi corpo e anima.
Le sue iridi sono sole e luna, fuoco e oro colato, che si uniscono in un groviglio di luce e calore. Sono tutto ciò che di bello c'è nel mondo, sono uno squarcio di luce in una vita buia, come se i suoi occhi stessero ardendo di un fuoco eterno.
Improvvisamente sento come se quel color ambra mi stesse riscaldando il sangue nelle vene, il suo sguardo mi penetra a tal punto che sento l'impulso di coprirmi i seni con le braccia. Sono un pozzo senza fondo, di una bellezza pericolosa, che però avrei voluto guardare per sempre.
Ho paura, penso.
Mi graffio le braccia con le unghie per riuscire a distogliere il mio sguardo dal suo e quando ci riesco, mi concentro sulle gambe di legno del letto.
《 Perché volevi far passare la rossa davanti? 》 Parla con tono calmo, ma riesco comunque a percepire un'aura strana nella sua voce.
Mi sorprende che si sia ricordato di Resi.
《 Speravo vi potesse tenere compagnia per la notte, sembrava non aspettasse altro e mi addolorava non poterglielo permettere. 》 Sembra non ascoltarmi e invece si alza dal letto. Vedo il lenzuolo cadere a terra, ma prima che ci riesca, distolgo ancora di più lo sguardo. Sperando con tutta me stessa che la poca luce presente nella stanza mi nasconda le guance che ormai stanno andando a fuoco. Ma lui sa bene quello che fa, l'effetto che provoca il suo sguardo e ancora di più quello che provoca il suo tocco. Ci impiega ben poco a dimostrarmelo.
Con la mano mi afferra la vita e mi porta più vicino a sé, facendo aderire i nostri corpi l'uno all'altro. Nonostante la stretta salda non mi sta facendo male, riesco a sentire le sue mani ruvide attraverso il vestito che indosso, che al momento mi sembra più sottile di un respiro. Sposto la testa di lato e continuo a guardare il vuoto, lui in cambio mi passa leggere le dita lungo le costole, fino all'incurvatura del seno.
Trattengo il fiato e non mi azzardo a guardarlo. Il mio corpo viene pervaso da un fremito quando sento le sue labbra appoggiarsi sul mio collo, percorrendolo lentamente fino a sfiorarmi l'orecchio.
《 Nemmeno Afrodite stessa potrebbe soddisfare il mio desiderio per una notte intera, ragazzina. 》 Poi ride. 《 Sicuramente non ci è ancora riuscita. 》 Il suo fiato corre sulla mia pelle procurandomi un brivido lungo la schiena.
《 Ma ho l'impressione che mi divertirò con te. 》 Dice mentre la sua mano si avvicina sempre di più al mio capezzolo, diventato ormai turgido. Ho il disperato bisogno che continui, che arrivi a toccarlo.
Lo voglio davvero, ma sono sicura che il mattino dopo me ne pentirò, e così per il resto della vita. Prendo la decisione che probabilmente segnerà il mio destino e gli afferro stretto il polso, alzando finalmente lo sguardo verso i suoi occhi. Ora che è vicino, la differenza di altezza è abissale, ma non per questo mi lascio intimorire. Noto con sorpresa che un lampo di stupore gli illumina gli occhi famelici. Sono pronta a rischiare.
Le labbra gli si incurvano in un sorriso felino.
Non mi sta prendendo sul serio. Gli lascio il polso mantenendo il contatto visivo mentre lui toglie la mano dal mio fianco. Mi sposto mettendo qualche centimetro tra noi, ma non dico niente.
《 Curioso. Una ragazza tanto carina ma così tanto stupida. 》 Esclama toccandosi il mento.
《 Hai paura di me, non è vero? 》 Annusa l'aria tra di noi.
《 Ne sento l'odore. 》 Il tono compiaciuto accompagna le sue parole.
《 Credo sia lecito averne quando si è dinanzi a un dio che tenta di approfittarsi di te. Mi sorprende vedervi tanto stupito, forse dovreste prestare più attenzione alle ragazze che ingannate. 》 Sibilo aspra.
Forse ha ragione a definirmi stupida, maledizione forse lo sono davvero. Ma non mi pento di ciò che ho fatto e tanto meno delle mie parole. Apollo d'altronde non sembra minimamente turbato. Una risata profonda gli scuote il torace definito, portandomi così al limite della sopportazione. Ho osato sfidarlo, perché non reagisce? Nonostante l'atmosfera che ha provato a creare, affianco a lui non riesco a sentirmi per niente al sicuro. È come avere davanti a sé un lupo affamato pronto a saltarti alla gola da un momento all'altro.
I muscoli del suo corpo fremono e nel giro di un secondo mi ritrovo sulle spalle di un'altro uomo arrogante, o per meglio dire, questa volta su quelle di un dio. 《 Sai, quelle come te sono le mie preferite. Urlerai per me ragazzina. 》

Il Sole è sceso sulla Terra Where stories live. Discover now