Come fuoco

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Una strana sensazione mi penetra nelle ossa.
Il corpo mi duole come se sia stato scalfito da lame affilate, mentre delle intense scosse fanno pulsare i miei muscoli.
Mi costringono a stringere tra le dita la tunica di Apollo, mentre mitide di sudore continuano ad essere pervase dai sussulti.
Dura quella che mi sembra un'eternità, poi i colpi si allietano del tutto, lasciando dietro di sè solo il fiato corto, i muscoli indolenziti e doloranti e il ronzio nelle orecchie.
Apollo mi mette a terra con una strana delicatezza, o forse è solo una mia impressione.
Ma non appena i piedi toccano il suono, la testa inizia a girarmi violentemente.
Tendo un braccio verso di lui per tentare di mantenere l'equilibrio. Guardo Apollo negli occhi per chiedergli una mano ma non riesco a proferire parola.
Lo vedo parlare, ma non riesco a sentirlo, strizzo gli occhi nel tentativo di mantenere lo sguardo lucido, sperando che il capogiro se ne vada presto.
Finalmente la terra si ferma intorno a me e mi ritrovo a pensare che sia tutto finito, ma poco dopo la vista inizia ad appannarsi di nuovo e stelle nere iniziano a comparire dietro agli occhi, fino a che non occupano tutta la mia visuale. E il mondo, o forse solo io, sprofonda nel buio.

Mi svegliai in un bosco.
Era notte e gli alberi ululavano nel vento ma oltre a loro, il silenzio regnava sovrano.
Mi alzai dal terreno umido e l'erba alta mi sfiorò i polsi, non sapevo dove mi trovavo ma quel posto era inquietantemente familiare.
Mi alzai a tentoni e un dolore lancinante mi pervase il corpo, la rugiada mi stava bagnando la pelle scoprendomi al freddo della notte.
Quando abbassai lo sguardo, sforzando gli occhi a vedere alla luce del pleniluvio capii che a bagnarmi non erano gocce di rugiada.
Sangue. Tanto sangue.
Istintivamente portai le mani al petto, dove il dolore mi costringeva e torcermi, ma non c'era alcuna ferita. Passai in rassegna tutto il corpo ma le mie dita non trovarono alcuna lacerazione.
Com'era possibile?
Avevo la sensazione di star morendo ma tutto quel sangue non era mio.
Non capivo.
Mi guardai attorno ma al mio fianco non c'era anima viva, solo della densa nebbia che attecchiva al suolo, eppure manteneva il cielo limpido.
La luna quella notte era enorme e tinta di rosso, guardava la vita dall'alto, forse anche la morte.
Poi qualcosa attirò il mio sguardo verso il bosco vicino, e il mio corpo si mosse da solo, attratto da quello.
Non mi opposi, non ne avevo le forze, e mi lasciai condurre dentro alla foresta. Lì non c'era nebbia, l'aria era tersa e il vento muoveva le foglie degli alberi,  che mi circondavano, grandi e imponenti come predatori affamati.
Un brivido di paura mi percorse lentamente la schiena.
Era il terreno però ad essere diverso.
Le foglie scricchiolavano sotto al mio peso e la terra era secca e bruciata; troppo secca per appartenere ad un bosco.
Non capivo dove stessi andando, non avevo una meta, ma qualunque cosa stessi seguendo mi spinse in un sentiero di rovi.
La pelle iniziò a ferirsi sotto le spine troppo lunghe e affilate, la veste a strapparsi e gocce di sangue iniziavano a nutrire la terra bruciata e arida che stavo calpestavo.
Continuai a proseguire, cadendo e ferendomi, ma continuando a camminare, quasi a correre. Nonostante il corpo fosse dolorante e la stretta al petto sempre più forte.
Iniziai a piangere senza più riuscire a fermarmi.
C'era qualcosa di più, non era solo per il male.
Le lacrime mi scorrevano sul viso bruciando nei tagli e nei graffi, mischiandosi al rosso del sangue, trasformandole in lacrime scarlatte.
Un corvo mosse i rami sopra di me, e animò la foresta con i suoi lamenti gracchiati.
Mi lasciai cadere in ginocchio con le mani che si stringevano al petto.
Avevo bisogno di fermare quel dolore, ad ogni costo.
Senza accorgermene continuai a piangere lasciandomi cadere sul fianco. Mi raggomitolai, ora, con il mio sangue a bagnarmi la pelle.
Piansi per tutto il tempo, nell'unica parte della foresta in cui la luna non veniva oscurata dagli alberi, l'unica parte illuminata, l'unica che ha visto quante vite si sono portati via. Piansi al suo cospetto, senza mai smettere, nemmeno quando il mio corpo cedette alla stanchezza, e tutto tornò buio. E l'unico suono ad accompagnare le tenebre fu quello del corvo nero.

Il Sole è sceso sulla Terra Where stories live. Discover now