Il paradiso sotterraneo

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Mi piego a raccogliere il pugnale ancora riverso a terra quando Persefone, con grazia, arriva al mio fianco, rivolgendomi un sorriso caldo quanto lo è la primavera.
《 Spero ti sia stato d'aiuto. 》 Dice aspettando che mi alzi.
Annuisco lisciandomi il vestito, che nel fra tempo si è alzato un po' troppo.
Ma nel farlo tiro per sbaglio un filino annodato delle cuciture e i punti vicino si allentano.
Un altro strappo in un generale disastro.
《 Assolutamente. Ti ringrazio per averlo convinto ad accogliermi. 》
Le rivelo sincera cercando di non farle notare il guaio che ho appena combinato.
《 Sciocchezze, e poi oggi era anche di buon umore. 》
Rido senza cercare di nasconderlo.
Se oggi era di buon umore mi chiedo come potessero essere le sue giornatacce.
Persefone sorride con me, probabilmente deve essere abituata a quel tipo di scontri con Ade.
《 Ecco...forse avrei dovuto pensarci prima, ma come faccio a tornare indietro? Devo passare di nuovo per la caverna? 》Chiedo timorosa.
Al pensiero di dover tornare in quella cavità buia e fredda il mio corpo viene pervaso da un brivido.
Peggio ancora sarebbe stato incontrare di nuovo la ragazza maledetta.
Ho come il presentimento, che dal nostro primo, e spero ultimo, incontro non gli abbia fatto una bella impressione.
Nella mente stagna ancora l'immagine di quei suoi bellissimi occhi nel momento in cui si incupirono velandosi di strana follia. Poi, come una scintilla che anima un fuoco, mi viene in mente uno scenario ancora più spaventoso.
《 Per gli dei! Non è che ho violato qualche tipo di regola divina e adesso devo restare qui per sempre non è vero? 》
《  Perché se è così ti imploro di farla pagare ad Apollo da parte mia. Sono sicura che l'abbia fatto apposta a non avvertirmi. 》 La dea ride e spero con tutto il cuore che non sia perché ho indovinato la mia sorte.
《 Mi piacerebbe averti qui per un po', ma stai tranquilla. Puoi andartene quando vuoi. 》 Traggo un sospiro di sollievo.
《 Ma Cerbero può comunque andare a trovare Apollo, se lo desideri. 》Scherza.
Le sorrido grata e al quanto tentata di chiederglielo per davvero ma preferisco evitare, se Cerbero fosse tornato avrebbe sicuramente mangiato anche me oltre che lui.
Persefone mi squadra da testa a piedi, prima di rivolgermi un'occhiata nella direzione in cui con la mano cerco di coprire il buco nell'abito.
Vengo smascherata facilmente, nonostante la mia vana compostezza. D'altronde avrei potuto nascondere la scucitura ma non tutto il resto.
《 Di sicuro non ti permetto di uscire da qui prima di aver fatto un bagno e di esserti almeno cambiata d'abito.》 Mi ammonisce, stringendo le dita affusolate intorno al mio braccio e spintonandomi leggermente verso l'uscita.
Cerco di fermarla.
《 Io...davvero non è necessario. Hai già fatto fin troppo per me. 》Tutta via quando provo a divincolarmi Persefone fa aderire il suo braccio al mio in modo da avere una presa più salda.
《 Non sarà necessario per te ma lo è per gli altri. 》 Afferma mostrando un sorriso da bambina, mentre mi trascina fuori.
Per un attimo la guardo a bocca aperta, ma poi scoppiamo a ridere all'unisono.
Sarà per la tensione accumulata fino a quel momento, per il fatto che non immaginavo che Persefone -o per meglio dire che una Dea- potesse mostrare un lato così gentile e scherzoso, ma rido fino alle lacrime e decido di lasciarmi condurre verso il portone.
È un sollievo immenso, quando si chiude alle nostre spalle.
Non mi rendo conto di essermi tanto contratta fino a che i muscoli irrigiditi di collo e labbra non si distendono. Tornano più o meno alla normalità, quando mettiamo abbastanza spazio tra noi e la sala del trono.

Arriviamo alle terme del castello.
Siamo tornate davanti al bivio e abbiamo preso il corridoio ovest, l'eco ci aveva accompagnate fino ad una stanzetta.
Non è particolarmente grande come quelle che ho visto fino ad ora, ma mi piace, è...intima.
È tutta in legno e ad arredarla ci sono solo pochi mobili essenziali: uno scaffale del colore del legno, che immagino sia di betulla, con posati sopra degli asciugamani, delle seggiole rudimentali e un cesto di foglie intrecciate posto sopra.
La piccola stanza è collegata ad un'altra con una porta mogano.
Seguo Persefone oltre la soglia di quest'ultima e un dolce tepore mi avvolge il corpo.
Un vapore magico mi coccola la pelle indolenzita, mentre i miei occhi godono alla vista della grande terma interrata.
Legno di frassino la incornicia e nell'acqua calda galleggiano petali e boccioli di passiflora, che ne colorano il fondo di viola.
《 Sono in Paradiso? 》Domando, con la bocca spalancata e gli occhi pieni d'amore.
Forse non sarebbe poi così male rimanere qui per sempre.
La dea ride a quella visone così ironica dell'inferno.
Poi si avvicina di soppiatto e mi da uno sbuffo sulla spalla.
《 Non ci si lava solo guardandola. 》 Mi spinge leggermente per spronarmi ad andare avanti, ma vedendomi ancora incantata e completamente rapita dell'aroma rilassante dei passiflora, prende l'iniziativa, cominciando a sfilarsi il vestito.
Con un gesto secco si libera dai lacci intrecciati del corpetto e il tessuto rosa le scivola lungo il corpo, fino alle caviglie e atterrando sulle assi lucide del pavimento.
Anche le sue curve nude rendono giustizia alla dea.
Alla fine seguo il suo stesso esempio, sfilandomi lo straccio che indosso e gettandolo frettolosamente da parte, insieme al pugnale che appoggio per terra, con cura.
Sicuramente non appaio aggrazziata come lei, ma ci sono delle priorità e l'acqua calda è una di queste. Quando la dea mi supera e inizia a immergersi, mi cade l'occhio sulla parte sacrale della sua schiena.
Poco più sopra le fossette.
Si tratta di un disegno. Le corre lungo il fianco, fino a sfiorare la curva del seno.
Il rampicante rappresentato è fine, ma non per questo meno evidente. Blu notte, il colore dell'equilibrio, lo rende tale; completamente in contrasto con la sua pelle chiara.
《 Persefone? 》
《 Si cara? 》
《 Il segno che hai sulla schiena, come te lo sei fatta? 》
Ma mentre me ne sto lì davanti a lei, senza niente a coprirmi, brividini di freddo mi scuotono i muscoli spingendomi ad affrettarmi per raggiungerla.
Il mio corpo viene immediatamente avvolto da una morsa di sublime piacere, l'acqua tiepida e profumata ripaga il lungo viaggio.
《 Ah questo, ti piace? 》
Mi raggiunse, nascosta dal vapore fino alle clavicole.
《 È davvero bellissimo. Hai toccato anche tu la spada di Apollo? 》
Persefone ride di nuovo e si sistema accanto a me. Appoggiate alla sponda della vasca e avvolte da una pace magica.
《 No, certo che no. Si chiama Ananke.
《 Non si hanno molte informazioni su questi simboli e quelle che abbiamo sono distorte e confuse. Una cosa risaputa però è che hanno origini magiche.
Tra le voci più famose sull'Ananke ce nè una particolarmente concordata. Di fatti si dice che compaia nei momenti più bui e oscuri della nostra vita. 》
《 Per me è stato così anche se non è detto che lo sia per tutti. 》
《 Incredibile. E sono tutti come il tuo? 》Sono incuriosita.
Ascolto attentamente ciò che mi sta rivelando e ne memorizzo ogni dettaglio.
《 Mai stati più diversi. Ogni tratto è differente, così come lo è ogni significato.
L'Ananke è...intimità, è un legame personale che nasce da te e finisce con te. Per questo non ne vedrai mai due uguali. 》
《 A dirla tutta non pensavo che comparisse anche sui mortali. 》
Mi prende la mano e la porta a pelo d'acqua, scoprendo le linee d'orate che la decoravano, fino a sparire con l'avambraccio nella nuvola di vapore.
《 Eh!? Pensi che sia un'Ananke? 》
Mi avvicino così tanto a guardarlo, che mi si incrociano gli occhi.
《 Non mi vengono in mente altre spiegazioni, quindi credo sia proprio così. 》
Lo guardo minuziosamente cercando di comprenderlo, di sentirlo parte di me. Ma niente, non mi fa assolutamente nessun effetto.
Certo, non strizzo più il naso quando lo guardo e in oltre lo trovo incredibilmente affascinante, ma continuo a non percepire nessun tipo di legame, nessuna mistica energia, come invece immagino si debba percepire.
Non riesco nemmeno a dargli un significato, perché oggettivamente parlando non rappresenta niente.
Non è come quello di Persefone, con una forma chiara e un disegno riconoscibile.
Il mio è un'intreccio di linee e spirali, si riconoscono dei fiori qui e là, ma è l'unica cosa che posso affermare con certezza.
Se questo è per davvero, un vero Ananke, allora è sicuramente danneggiato. D'altro canto, proviene dalla spada di Apollo, e non mi stupirei se fosse tutta colpa sua.
《 Hai detto che ci sono significati diversi, quale è il tuo? 》
Le chiedo, mentre mi riporto alla mente le sfumature e le curve del rampicante, i suoi fiori e le piccole foglie abbinate.
《 È difficile spiegarlo tanto quanto lo è capirlo, per il trascelto. È come se nell'inchiostro magico che incide la pelle sia racchiusa la nostra storia, il nostro passato e chissà forse anche il futuro. I tratti più profondi del nostro animo, nascosti persino a noi stessi. Per cui non posso aiutarti a cercare il tuo significato, se è per questo che me lo chiedi.
Dovrai vedertela da sola.
Ma sono sicura che prima o poi riuscirai a scoprirlo, forse potresti chiedere aiuto ad Apollo. In fondo è emerso quando hai toccato la sua spada, potrebbe essere un buon punto di partenza. 》
Mi rivolge un sorriso gentile  che ricambio volenterosa e ancora una volta mi stupisco della sua capacità di leggermi nella mente.
Immagino che Persefone abbia ragione, che l'Ananke sia legato solo a noi stessi, quindi rispetto le sue parole, nonostante la curiosità che mi prega di essere sfamata.
Soffoco le milioni di domande che mi girano per la testa, ma solo momentaneamente, perché prima o poi avrebbero trovato risposta.
《 Preferirei passare un'ora chiusa in una stanza con Cerbero affamato piuttosto che chiedere aiuto a lui. E poi ho la sensazione che ad Apollo interessi ben poco essere altruista nei miei confronti. 》
Persefone sorride quando in modo teatrale mi lascio sprofondare tra le acque calme della terma, lavandomi i capelli e il viso fino a che non ho la certezza di aver strofinato via qualunque cosa.

Dopo mille tentativi Persefone riesce a farmi lasciare quel piccolo pezzo di paradiso sotterraneo, promettendomi che prima o poi l'avrei rivisto.
Non vedo l'ora che arrivi quel giorno e spero non stia alludendo alla mia morte.
Dopo esserci avvolte negli asciugamani più morbidi che abbia mai potuto palpare, torniamo sui nostri passi, nella stanzetta in legno da cui siamo entrate minuti prima.
Mi guardo in giro cercando il mio vestito che improvvisamente, insieme a quello della dea, è svanito.
《 Dov'è il mio- 》
《 L'ho buttato. 》 Mi preced secca.《 Ormai non era più indossabile. Ma non ti preoccupare, non rimmarrai così. Te ne ho già preparato uno nuovo. 》
E prima che possa rispondere, una nube densa circonda il mio corpo. Soffoco un grido per lo spavento, spaesata da questo strano contatto.
Il fumo si innalza, percorrendomi le gambe, accarezzandomi la pelle e lasciandosi dietro di sè un leggero sfrizzolio che piano piano arriva fino al collo.
Cerco di trattenere il fiato, ma la tentazione di annusare l'odore della magia è talmente troppa che cedo, e così mi ritrovo a inspirare; questa volta senza paura.

Viole. Sento il profumo delle viole.

Il Sole è sceso sulla Terra Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora