Ombre

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Corriamo a perdifiato, ma non ci vuole molto prima di capire da dove proviene il rumore.
Le porte della sala del trono sono sbarrate, ma dalle fessure passano piccole nuvolette di polvere, sicuramente mosse da qualcosa di enorme al suo interno.
Un secondo boato arriva imperterrito e avvolge i corridoi.
《 Cerbero? 》 Le chiedo, spostandomi davanti al portone.
《 No. 》 La freddezza nello sguardo che mi scocca, mi gela le vene.
《 Stai dietro di me. 》 Ordina infine, facendo un passo avanti.
Ascolto il suo consiglio e la lascio passare, ma non intendo rimanere senza fare niente.
Sguaino il pugnale e mi preparo a seguirla.
Le porte si spalancano senza neanche il bisogno che il tocco della dea le sfiori. Un terzo tonfo riempie l'aria elettrizzata e questo ci spinge a procedere.
Corriamo oltre il colonnato, che sembra non aver subito danni, fino ad arrivare al centro della sala. Persefone emana una luce che le percorre i contorni della sua agile figura. Io invece raddrizzo la schiena e piego le ginocchia, sollevando il pugnale all'altezza delle clavicole, reggendolo con due mani, in posizione difensiva.
La sala è circondata da una nube opaca nera e in alcuni tratti il pavimento è stato ridotto ad un mucchio di ciottoli.
È in quel momento che li notiamo.
Il porticato più esterno, quello vicino ai troni, è completamente distrutto, macerie e resti di colonne crollate giaciono a terra, e vengono calpestate dalle due imponenti sagome.
Ade ha il braccio proteso in avanti mentre scaglia la strana nube, che nel frattempo si è fatta più scura e animata, contro Apollo.
Sembrano ombre sotto la sua volontà. Il dio è inchiodato al muro mentre invano cerca di afferrare quell'oscurità imprendibile.
Guardo Persefone confusa, mentre la luce attorno a lei inizia a farsi sempre più fioca fino a scomparire del tutto. Io però non abbasso ancora il pugnale.
《 Cosa sta succedendo? 》 Bisbiglio.
《 Non ti preoccupare, lo fanno spesso. 》Sbuffa.
Ade si accorge della nostra presenza e con un gesto secco molla il controllo delle tenebre, lasciando Apollo cadere sopra ai massi rotti.
Alterno lo sguardo sbigottito tra loro e la sala distrutta e poi di nuovo su di loro.
Apollo si alza, sporco di polvere, i capelli spettinati.
La sua guancia è percorsa da un lungo taglio le cui gocce cremisi gli macchiano il volto sporco.
La sua pelle resistente però la sta già guarendo, cicatrizzando velocemente la ferita.
Si muove agile e furtivo come un predatore, fino a comparire di fronte a Persefone.
《 Mi pareva di avervi detto di non lottare in casa mia. 》 Replica la dea, scocciato una lunga occhiata anche al marito.
《 Persefone, ne è passato di tempo. 》Afferma dopo poco il dio del sole, mentre prova ad afferrarle la mano portandosela alla bocca.
《 Non abbastanza Apollo. Mai abbastanza. 》Replica lei, sottraendosi alla presa.
Il dio si finge drammaticamente offeso mentre Ade ci raggiunge, fronteggiando la moglie.
Nel frattempo Apollo non mi ha degnata di un solo sguardo, per cui rassegnata parlo per prima.
《 Cosa ci fai qui? Pensavo non ti fosse permesso venire. 》
Chiedo scettica, abbassando lentamente le braccia, rimanendo però vigile ad ogni suo movimento.
Solo allora si volta verso di me.《 Mmh? Oh sei ancora viva. 》Un sorriso arrogante gli spunta sul volto, tra l'espressione annoiata e la delusione nel vedermi davanti a lui, sana e salva.
La nebbia nera inizia a calare e a dissolversi negli angoli più bui della sala fino a nascondersi del tutto nell'ombra delle fondamenta del palazzo.
Persefone guarda il compagno in cerca di una risposta.
《 Abbiamo trovato un punto d'accordo. Non voglio che altre seccature dal mondo di sopra vengano fin qui, almeno ora sarà costretto a portare il suo culo divino qua giù e non far venire quello di qualcun'altro. 》Fa un'altra breve pausa.
《 Ma se succede come l'ultima volta...non sarò più tanto magnanimo. 》 Avverte.
Mi sento leggermente offesa dall'occhiata che mi scocca quando si riferisce alle seccature, ma con lui non ho il coraggio di ribattere e quindi faccio solo in modo che quelle parole non mi tocchino, o almeno ci provo.
《 Ade, se ti mancavo bastava dirlo. 》 Ammicca Apollo.
La sua postura si è raddrizzata, facendolo diventare più maestoso e duro nonostante il contrasto con la pessima battuta.
Una pietra spinta da una forza invisibile corre e si scontra con la sua testa.
Il dio quasi non si muove, ma con la mano sporca si massaggia il punto in cui il sasso l'ha colpito.
《 Per quanto mi abbia fatto piacere questa visita non ho altro di cui parlare per cui... 》 Dice subito, rivolgendo un lungo sguardo a Persefone.
La dea alza gli occhi al cielo e porta in avanti il braccio destro, muovendo impercettibilmente il polso fino a ripetere una sequenza di cerchi.
Nella sua mano compare uno scettro simile ad una forca.
L'Axis Mundi.
Simbolo di morte, simbolo di vita, una lampana senza fiamma è ora tra le mani della dea. Non riesco a credere ai miei occhi, uno dei tre simboli divini si trova ora davanti a me.
S

ecoli orsono quando i tre regni vennero spartiti, Zeus fu il primo a scegliere -dal momento che era stato colui che aveva liberato i fratelli- il Cielo.
Poi, per anzianità fu Ade, l'Inferno ed infine Poseidone, che scelse il Mare.
Il quarto regno, la terra, venne considerata un luogo franco, condiviso.
Folgore, Scettro e Tridente, questi furono i totem sacri da loro scelti. Nonché potenti oggetti divini.

Lo scettro è di una potenza inimmaginabile, è in grado di creare varchi nella terra e di collegarli con la superficie attraverso portali magici. Pochi sono gli dei in grado di spostarsi così velocemente senza il suo aiuto.
Può farci tornare a casa in un secondo.
Qualcosa nella sala scoppia e un turbine di scintille ramate vortica al fianco di Apollo, che si sposta leggermente per evitare di bruciare la sua veste. Piano piano la sfera di fuoco inizia ad allargarsi, sempre di più, fino a raggiungere un'altezza superiore sia alla mia sia a quella del dio.
Fiamme crepitanti cadono sul pavimento rovinato come pioggia, accompagnate da un flebile sibilo quando precipitano verso il suolo. Mai il fuoco mi è sembrato tanto incantevole. Emana una luce flebile che non da per niente l'idea di scottare, -anche se non ci tengo affatto  a scoprirlo- e il cerchio sembra cavo.
Si vede attraverso, nella direzione della parte di porticato rimasto intatto.
Per un secondo però, giuro di averlo visto muoversi, come le increspature nell'acqua.
《 È un portale. Vi consentirà di tornare indietro. 》Mi spiega Ade avvicinandosi alla compagna.
Ora che li vedo così vicini, mi sorprendo ancora una volta di questa strana unione.
In Persefone non riusco a vedere altro che vita mentre al suo fianco, il Re, emana un aura di spietata potenza.
Sono surrealmente magnifici.
《 Ora fuori dai piedi. Mi auguro di non rivedervi per un bel po' di tempo. 》 Conclude Ade, indicando il portale con un cenno irritato.
Non so cosa pensare, in un certo senso trovo estremamente emozionante l'idea di entrare in quel varco magico, ma dell'altra parte il timore mi stringe stretta nella sua morsa.
Tornare da Aracne però è sicuro fuori discussione.
Guardo Persefone, sorridendole riconoscente per tutto ciò che ha fatto per me.
《 Grazie. 》 Do voce ai miei pensieri, per assicurarmi che li senta anche lei e la dea ricambia il mio gesto, apprensiva.
《 Ci vediamo presto. 》 Dice ed io annuisco decisa.
Sarà sicuramente così.
Poi mi rivolgo ad Ade.
《 Vi ringrazio ἀειδές, avete fatto molto. 》Gli dico con un cenno del capo, piegandolo leggermente verso il basso in segno di riconoscenza.
《 Apollo prendila in braccio. 》Ordina Persefone.                           《 Sono sicuro che può camminare benissimo da sola. E poi non credo che voglia il mio aiuto.
Non è così ragazzina? 》Afferma il dio guardandomi di sottecchi.
《 Ha ragione, posso attraversarlo da sola. 》Non posso fare altro che concordare con lui, e questa è la prima volta.
《 Non ne dubito Elaine, ma c'è il rischio che il tuo corpo mortale non regga la magia del portale. Nonostante il simbolo che incide la tua pelle non hai abbastanza magia nel corpo e se Apollo ti prendesse con sè allora riuscirebbe ad assorbire anche l'impatto destinato a te o per lo meno a renderlo meno violento. 》
Ora capisco.
In effetti da quando ho cantato quella melodia incantata a Cerbero, facendolo addormentare, non sono più stata in grado di evocare la magia dal marchio magico. Perfino la volta in cui ho trovato la strada per entrare nel castello, è stato il pugnale ad emanare quella luce, indicandomi la giusta via, non la magia dentro di me.
Sorprendo Apollo a guardami, la fronte leggermente currogata come ormai suo solito, contrariato.
I suoi occhi incontrano i miei e come quando ero entrata in quella sala, la mia sicurezza vacilla.
Devo stare attenta, l'ambra dei suoi occhi esala un luce strana, vorace e continuo a pensare che siano pericolosi, molto pericolosi.
Mi aspetto un grugnito infastidito, ma al contrario dalla sua gola non esce nulla del genere quando si avvicina a me.
In meno di un secondo la sua presa si fa salda sul mio fianco, mi infila un braccio sotto alle ginocchia e senza sforzo mi prende in braccio.
Questo contatto mi fa trasalire.
Non riesco a distogliere lo sguardo dalla sua mano che mi stringe la coscia.
Nonostante il tessuto a coprirmi, riesco a sentire perfettamente il calore del suo tocco.
I nostri occhi si incrociano di nuovo, ma sta volta sono io a distogliere lo sguardo.
Muove il primo passo verso il portale, che mano a mano si è fatto sempre più opaco e increspato.
Mi mordo il labbro inferiore, ma non mi volto indietro.
Non è necessario, perchè qualcosa mi dice che ci saremmo rivisti presto.
《 Chiudi gli occhi. 》Dice Apollo guardando davanti a sè.
Dal canto mio obbedisco dandogli ascolto e dopo che ha preso un bel respiro, il dio attraversa il portale.

Il Sole è sceso sulla Terra Where stories live. Discover now