Capitolo 18- Debolezze

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Devo chiamare Amara, devo dirle che non possiamo stare insieme, devo...trovare il coraggio di capire chi sono.

«perché sei agitato?» chiedo, dando per scontato di aver interpretato correttamente il suo viso.

«l'incontro di domani...Patrick ed io non abbiamo chiuso la nostra relazione in amicizia...odio dovermi confrontare con lui» dice triste.

Mi monta dentro un'improvvisa voglia di prendere la testa di Patrick e metterla in un trita-carte.

Macabro?

Beh, a quanto pare, è quello che succede nella mia mente quando sono geloso e voglio proteggere qualcuno che amo.

Non volevo dire "che amo", intendevo "a cui tengo"...

Non posso amare Jonathan, non abbiamo futuro...giusto?

«ci sarò io con te» l'ho pronunciato come se fossi l'eroe della storia, quello che senza macchia e senza paura sbaraglia i nemici.

Lui finalmente sorride e si allunga verso di me per posarmi un bacio sulle labbra «grazie di esistere» sussurra ad un passo dalla mia bocca.

«di questo dovresti ringraziare i miei genitori, ma dovrai accontentarti di mio padre» dico per spezzare il momento e cercare di rendere il tutto più leggero.

Anche se l'idea di far conoscere Jonathan a mio padre mette un po' i brividi. Soprattutto se glielo presentassi come il mio fidanzato.

Cosa che non è! Era solo per fare un esempio.

Ride di nuovo e finalmente le sue fossette fanno la loro comparsa «hai ragione angelo, dovrei spedirgli un cesto di frutta o che so io...cosa si regala al padre del tuo amante

Sgraniamo gli occhi entrambi alla sua parola.

È questo che sono per lui?

«è questo che sono per te?» chiedo, ancora alla ricerca di un'interpretazione delle sue parole, che non mi ferisca nel profondo.

Scuote il capo e dice «io...cioè tu...»

Si massaggia la nuca con la mano e non l'ho mai visto in questo stato: confuso ed insicuro.

Questi aggettivi sono la mia prerogativa, non la sua.

«wow...ok.» dico girandomi e andando via.

«ragazzino aspetta!» mi rincorre e quando mi raggiunge mi afferra il polso per frenare la mia corsa verso l'uscita.

«cosa vuoi che ti dica? Non so mai cosa dire per non farti fuggire» sbuffa, sembra frustrato e incazzato.

Eh no bello! Sono io ad essere incazzato!

Prima mi concupisce con quelle diavolo di fossette, mi fa perdere la testa, mi tocca, mi bacia, mi scosta i ciuffi dagli occhi, mi porta le ciambelle a casa, coccola Hank, mi fa un pompino che neanche le porno-star e poi...amante?!

Ok, la cosa del pompino rientra nella definizione...ma il resto no!

«prova con il non darmi della troietta da studio, magari!» dico incazzato.

Niente, sono partito a ruota libera.

«cosa sarebbe una "troietta da studio" scusa?» mi chiede cercando di trattenere una risata.

Sto per menarlo.

«una persona di facili costumi che lavora nel tuo stesso contesto lavorativo e che ti sbatti per passatempo!» dico, manco avessi ingoiato il dizionario delle parole improbabili.

SADLY BUT MINEWhere stories live. Discover now