scapigliatura contemporanea, orfismo perpetuo

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Amate i poeti
finché sono lapidi
commemorate con doviziosa ignoranza.
Li adorate funesti, li venerate cadaverici
e i loro versi usurpate
senza capirci nulla
li prostituite ai vostri ideali
e non gli appartengono più neanche,

con la vostra ragnatela di superbia
li lasciate consumare dal tempo,
li spremete a vostro comodo
e le carcasse lodate,
ma di loro non vi è mai importato nulla.

Ma guardateli un po' in faccia
questi poeti contemporanei,
se vedrete qualcosa oltre
la nebbia dei loro occhi,
i volti amorfi,
ma ancora una parvenza
di sembianze umane,
parassiti incapaci a spiccare il volo
sempre sepolti, un passo dietro
gli altri nel cielo delle mosche,
a contemplare le stelle di giorno
e la primavera sotto terra.
Schiacciati, ringraziano l'oppressore
sottovoce
che già il loro nome avete dimenticato.

...
Amate i poeti quando saranno morti, perché da vivi non sappiamo che farcene.

Li osannate questi poeti come se fosse sempre stati morti, come se non fossero mai stati in mezzo a voi, insieme a voi.

Giovani figli dell'estate sui freschi monti si portano dentro la Morte, sorridono cupamente mentre si crogiolano nella sofferenza, piangono poi per piccolezze a tutti incomprensibili, forse invisibili.

Poeti vivi, obliqui e dissoluti, ne avete odiati abbastanza e loro vivono per odiarvi e odiare loro stessi.

Ribelli da voi zittiti e mutilati nei loro sogni.

E vivono di attimi perduti e dello strepitio di fuochi che durano il tempo di uno sguardo e di silenziosi infiniti, inaccessibili e profanati.

Fanno la fame per briciole di ispirazione che trovano in riflessi alcolici; senza un tetto sopra la testa ma solo circondati da costrutti di solipsismo, sbarre di un immaginario portato all'esasperazione.

In una società che li ha derubati di ogni minuscola gioia, han cucite addosso maschere di deterioranti insoddisfazioni.

I disadattati, gli scapestrati, i disordinati, gli scarti del bel vivere, niente a loro è più rimasto, profeti di una fede massacrata oggigiorno si lasciano andare alla vincolata libertà, pegno di una solitudine desiderata ma agonizzante.
E abbandonati resta solo una voce per chi non ha mai voluto ascoltare.

Finché vivono li disprezzate, incapaci in tutto.

Persone strane, sbieche, inetti nel lavoro, nelle relazioni, gli incomprensibili emarginati che scrutano e affermano di aver appreso la verità dietro gli enigmi della vita, eppure li vedete sempre lì, i soliti trasandati e scapigliati annegati nelle loro sensibili visioni utopistiche.

Sono tronchi di olmi marci nella corrente, non mangrovie radicate superbamente né barche ormeggiate negli incolumi porti,
sbalzati e squassati senza alcun appiglio sicuro nella voragine del malessere umano,
soli alla deriva, trascinando loro stessi verso la fine e chiunque altro abbia l'ardire di aggrapparsi.

Erano solo persone che avevano bisogno di un aiuto, voi li avete ridotti in poeti.

Solo allora, dopo averli smontati e abbandonati, vorrete amarli.
Davanti alla stele porterete fiori di carta e infide lacrime davanti alla loro ultima poesia scritta nel sangue.

I miei versi non hanno salvato nessuno
Carne marcia
Sono io
E carne marcia
Resteranno loro


...
Ma in fondo è una sofferenza che si sono cercati da sempre, chi poteva ricevere l'Amore l'ha rinnegato per coronarsi di tristezza.

Orfeo, poeta dei poeti, la sposa hai perduto due volte, la prima fu per colpa del Fato, ma la seconda?
Ti voltasti forse per distrazione, paura o errore? No, Orfeo.

Al crepuscolo del mattino non ci fu lutto, né pianti, ma solo la melodia di una cetra, la tua cetra, e cantavi per il tuo pubblico.

Ecco cosa fu Euridice, un'anima da sacrificare per la poesia, la tragedia cantata fu solo masochismo calcolato.

Un amore ucciso e tradito per assecondare il dolore.

E anche dopo la tua stessa morte, straziante e selvaggia, condanna voluta, continuasti a poetare, Orfeo, trionfale e solitario.

E come te sono tutti i poeti nel loro suicidio d'arte, sacrificano la salvezza e la felicità per osannare la sofferenza e decantarla.

Laddove Afrodite crea, la testa mozzata di Orfeo distrugge.

L'amore dà origine a ogni cosa, il poeta annienta e a braccia aperte accoglie il degrado mortale.
Ma entrambi sono effimeri e vivono di tale bellezza, e per entrambi la poesia è eternizzante.

...
Ambigue creature I poeti
Li amate solo quando sono morti
Ma fino al loro ultimo respiro
Lasciateli piangere lacrime di letteratura!

ᒪᗩᑕᖇIᗰᗴ ᗪI ᒪᗴTTᗴᖇᗩTᑌᖇᗩ (Aprile 2022-Luglio 2023)Where stories live. Discover now