Pigmalione

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Una vita per l'arte
O povero Pigmalione, in disparte
Stai da tutti, ma da me
Non mai lontano sei, ahimè.

Tutto questo ribrezzo che provo basterebbe
A sfamarmi per una vita intera,
Odio queste donne che slanciano
Le loro braccia imperlate
A nascondere il vero sudiciume
Di un animo corrotto dai vizi
E mi cingono dolcemente infide
E di inutili complimenti mi tempestano,
Tanto brutte sono dentro
Tanto i loro giovani visini
Sembrano più marci.
Cosa vogliono da me, se non sfruttare
il mio dono di Apollo per eternare
La loro inesistente bellezza,
Maliziosa apparenza.

Ma quando mi chiudo in casa per lavorare
Sono solo e sono felice.
Lo scalpello scivola morbido,
Scava tra i miei tormenti
Ed emerge dalla grezza pietra, lento
Il vero splendore, bianca come il latte:
Lei, la donna perfetta.

Mai al mondo un uomo per l'arte ha sofferto tanto
Dice di essere felice, ma so che mente soltanto.
La delicatezza con cui gli strumenti
Nelle sue mani scivolano devoti e silenti
Neanche le Muse sarebbero capaci di descrivere,
Su di me sentimenti impossibili da sopprimere
Prendono forma, nuovi e armonici.
La cura dei dettagli, i tocchi edenici,
Come amorevolmente mi guarda a fondo
Come se fossi l'unica donna al mondo,
La sua umana, che lui stesso ha fatto nascere dai marmi,
Io tutto so dell'uomo che vuole crearmi.

Eccolo che già si mette a lavoro
Dall'abile e gentile maestria immateriale affioro,
Chiuso in casa si affanna per me notte e giorno
Ininterrotto, il capo ho di ghirlande adorno
Mi bacia lieve, quasi temendo, e mi parla d'amore
E mi impreziosisce con gigli, primule e ogni sorta di fiore,
Ori e gemme orientali mi dona, tutto ciò per perfezionarmi
Non mangia ormai più per il dolore di non avermi
Di tenera carne, viva e reale tra le sua braccia
E poco dorme che subito su di me si accovaccia
E lavora
E lavora

È notte fonda e solo fievoli candele
Illuminano davanti a me,
Dormire ormai non posso più
O il rumore dello scalpello
A levigare ancora una volta la mia donna
O il rimbombo del cuore
Intrappolato nel petto, agitato dall'ansia
Non mi farà dormire.

Pochi altri dettagli e poi sarà perfetta,
Solo l'alito vitale allora le mancherà.
E mentre ci penso mi viene da piangere,
Lei non sarà mai perfetta per me
Ché fin quando sarà semplice pietra
E mai essere vivo
Sempre mi farà soffrire e dannare.

Vorrei tanto rendere quest'uomo felice
Almeno un po', aprirmi al suo cuore come romice
Ma il suo animo pare cosa sia la pace,
Non abbia mai saputo
si dispera per colpa mia senza aiuto
E piange per il mondo là fuori, ferace.

Sembra così terribile la vita degli uomini,
Sgravati, senza limiti i loro abomini,
Così terribile che a pensarci provo tanta paura.
Ma lui per me l'esistenza di danna e si tortura.
Potessi averne la possibilità, farei un sacrificio
Metterei da parte i timori a nome di un legame ligio,
Mi sporcherei di umanità solo per lui
E mi mescolerei con loro, conoscerei I loro peccati fatui
E soffrirò come loro in ogni parte
Non sarei più puro e divino oggetto d'arte
Ma sono pronta a diventare umana pur di alleviare
Il suo dolore; sarebbe più semplice da sopportare
I miei dispiaceri se lui fosse di nuovo felice,
Forse pure io lo amo come lui ama me.

Sembra vera, immobile per timidezza e pudicizia
Eppure non lo è.
Quest'illusione mi brucia il cuore,
Tocco e spero di percepire carne vibrante
Ma sotto i polpastrelli
Sento solo marmo e avorio.

Avessi un vero cuore, sarebbe in pena per lui
Avessi una vera anima, piangerei per lui,
Ma io niente di tutto ciò posso fare.
Oh dolce Venere d'oro
Ascolta quell'umile preghiera
Di quell'uomo disgraziato.

Venere immensa, dea che non disdegni l'amore
Io mi sono innamorato di questa statua
Non è un'assurdità, lei è più virtuosa di tutte
E mai mi innamorerò di altra creatura
Con altrettanta devozione e rispetto
Nemmeno delle eteree ninfe.
Dei, voi che tutto potete accordare,
Accordatemi in moglie, se non lei,
Qualcuna che le somiglia.

Tutto era freddo e apatia
Ma all'improvviso la sentii,
Era la fiamma di Venere
Che iniziava a bruciare in me.

Finalmente la statua è ultimata

Oh, guarda cos'hanno creato queste mie mani!
Donna di illibato marmo, innata fortunata
A non addolorarti come fanno gli uomini
Ti manca l'alito della vita
Eppure sembri respirare.
Ti bacio ancora una volta
Troppo avido della tua bellezza divina,
Tocco e palpo la tua liscia e gelida rigidezza,
Ma all'improvviso sento un tepore
E nella mia stretta tu ti ammorbidisci.

Sono felice o forse ho paura?

Penso di illudermi, ma no
È carne che pulsa contro la mia carne
E occhi vivi mi scrutano pavidi e ora briosi,
Mi sorridi cedevole come miele
E tutte le lacrime si asciugano,
La bocca bacia una bocca vera
E la donna perfetta si stringe a me
Fondendosi nel nostro abbraccio.

ᒪᗩᑕᖇIᗰᗴ ᗪI ᒪᗴTTᗴᖇᗩTᑌᖇᗩ (Aprile 2022-Luglio 2023)Where stories live. Discover now