PARTE III - OSARE

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Avanzo nel paesaggio nebbioso con lo stesso timore che mi pervadeva mentre percorrevo le vie della Tessaglia. Quando un uomo non ha più nulla da perdere, può soltanto osare, mi ero ripetuto all'epoca.

E ora? Anche ai morti è permesso osare?


Le storie dei morti sono storie già scritte


La voce torna a parlarmi e io rifletto. Né i miti né le mie ricerche sull'Oltretomba hanno mai mostrato anime capaci di agire. Secondo i Greci, diventiamo addirittura ombre destinate a perdersi. "Tanti saranno figure vuote e silenziose" avrebbe detto Omero "Solo i più meritevoli continueranno a vivere, seppure in una dimensione tetra".

«Non voglio scordare chi sono» mormoro tra me.


Attento a ciò che desideri

Mi ammonisce la voce.


Non c'è nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice nella miseria


«Basta! Vattene!» nascondo il viso nelle mani e resto fermo, concentrandomi sui suoni che ho intorno.

Grida e pianti.

L'aria ne è talmente pregna da togliere il fiato e, in lontananza, sento ronzii accompagnati da un incessante rumore di passi. Nel mondo di sopra avrei tentato di scoprirne l'origine, ma ora no. Ora cerco solo d'ignorare la voce, scosto adagio le mani e riprendo a camminare.

Un po' alla volta, individuo centinaia di spiriti ammassati sulla riva di un fiume. Anche loro urlano, in preda a una rabbia disperata. "Pallidi, infreddoliti e..." sgrano gli occhi, tastandomi il corpo "Sono vestito" tiro un sospiro di sollievo, mentre già mi domando per quale motivo il resto delle anime non indossi toghe uguali alla mia. Perché sono nudi? È umiliante... e non ha senso! «Come tutto qui dentro» bisbiglio tra me. Più avanzo, più l'Oltretomba mi sembra un carcere regolato da Leggi assurde.

Provo ad approcciare gli spiriti, ma non ottengo risposte: molti m'ignorano, alcuni mugugnano frasi sconnesse, altri mi allontanano con spintoni e sputi. Poi, all'improvviso, la loro attenzione si sposta verso l'orizzonte, su una barca fatiscente guidata da un sinistro demone. Ha lunghi capelli bianchi, una barba folta e gli occhi infuocati di chi possiede un cuore inaridito. Potrei giurare che non ricorda nulla oltre l'Inferno. Forse è per questo che, appena giunge a riva, comincia ad agitare il remo, abbaiando minacce.


Saluta il nocchiero dei morti


«No» protesto «Non può essere lui! Caronte è...» le parole sono il mio mestiere, eppure, riesco ad aggiungere soltanto «...buono». Quel demone, invece, sembra spietato e crudele.

«Non sperate mai più di vedere il cielo!» urla, percuotendo chiunque indugi.

"È davvero Caronte?" lo osservo con lo stomaco stretto in una morsa e l'immagine del vecchio traghettatore lascia il posto a un mostro spaventoso.


Va' sulla barca


«Non ho l'obolo per pagarlo» mi giustifico, arretrando di un passo «Non mi farà salire». Sono scuse. Nessun'anima ha denaro né il nocchiero lo chiede. Non bada all'età, al sesso o alla provenienza degli spiriti: pretende solo che si muovano in fretta.

Indietreggio ancora e, quasi per caso, incrocio il volto terrorizzato di un bambino. «Scaccia il Male. Scaccia il Male» ripete piano, torcendo la bulla che porta al collo. È smagrito, col naso arrossato e le guance rigate di lacrime; uno scricciolo indifeso dentro un Regno di ombre.

"Non c'è qualcuno con lui?" studio l'ambiente circostante "È troppo piccolo per vagare nell'Ade".

«S... signor nocchiero?» lo sento balbettare «La mia mamma ha detto di salutare i nonni...».

In tutta risposta, Caronte solleva il remo a mezz'aria e io non posso più restare a guardare. Mi paro davanti al bambino e saliamo insieme sulla barca, accomodandoci in un angolo.

«Ho paura» mi confida lui, mentre si nasconde tra le pieghe della mia toga.

"Siamo in due" non oso ribattere "La voce ha ragione: le storie dei morti sono storie già scritte. E noi abbiamo un'unica opzione... lasciarci trasportare verso il basso".

Acheronta MoveboDove le storie prendono vita. Scoprilo ora