Capitolo 29: sulle note della libertà - 1°parte

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«Senza l'autorizzazione del preside non dovrete oltrepassare l'arco di rose per il resto dell'anno scolastico. Chiunque trasgredisce a tale regola e viene sorpreso a camminare nel giardino che abbiamo appena attraversato» alzò il timbro di voce «rischia l'espulsione immediata. Vi è permesso soltanto passeggiare nel parco posto sul retro del castello» l'avvertì. Sul punto di voltarsi si fermò di scatto brontolando. Ancora una volta la fanciulla mise a dura prova la sua pazienza con l'ennesima domanda pronunciata.

«Se è vietato accedere al parco perché perdere tempo a spiegare nel dettaglio le regole? Dubito che il preside conceda agli studenti di passeggiare ogni giorno in quella zona del castello. Perciò non riesco a comprendere che utilità ci sia nell'imparare un regolamento a memoria se servirà solo in rare occasioni. A mio avviso sono più che sufficienti i cartelli appesi ai rami.»

«Le regole vanno imparate, dalla prima all'ultima, a prescindere dalla frequenza con cui una persona è tenuta a rispettarle» la interruppe sospirando. «Per quanto riguarda i cartelli, sono stati appesi per informare in modo educato gli ospiti che di tanto in tanto vengono a far visita al preside Nicandro. Mentre per voi studenti» la fissò dritta negli occhi «siete tenuti a tenerle sempre a mente. Giorno dopo giorno» precisò un secondo dopo. «Nella vostra stanza troverete una copia delle regole in vigore nella scuola del Sole.»

Notando che la ragazza traballò e sgranò gli occhi, il soldato sdrammatizzò la situazione. «Suvvia! Vedrete che nel giro di qualche settimana vi rimarranno impresse. Dopotutto è uno degli argomenti più trattati nel primo anno di studio. Consideratelo un piccolo esercizio per mantenere in salute la vostra memoria. Nonché una lieta lettura con cui trascorrere le serate uggiose.»

«Un incubo per i miei occhi, e la fine del mio tempo libero» lo bisbigliò appena.

Nonostante ciò Andrea lo captò in un battibaleno. «Come dite?» gli chiese arricciando le labbra.

«Un volume così interessante avrà senz'altro un posto d'onore nella mia camera» gli disse per poi ultimare la frase con il pensiero lo terrò rinchiuso in un cassetto.

Non era del tutto convinto, ma decise comunque di credere che la fanciulla avesse cambiato idea. Dopotutto meglio illudersi di essere riuscito a raddrizzare un altro studente indisciplinato, piuttosto che ammettere che non era riuscito a farlo. Ne andava del sua autostima, e dell'integrità della reputazione all'interno della caserma.

«Ben detto. Ben detto signorina Noemi. Libri di tale valore vanno trattati con rispetto. Sono lieto che abbiate compreso l'importanza di imparare il regolamento» le disse il vice capitano rivolgendole un sorriso radioso per poi farle il cenno di riprendere la camminata.

Tuttavia la quindicenne rimase ferma. Con un piede ancora appoggiato sull'ultima mattonella del vialetto, e l'altro sprofondato nel ghiaino che era di fronte a lei. Si ricordò dei paesani cacciati dalle case per aver pagato una tassa in ritardo. Rammentò ogni singola prepotenza che aveva scorto fra le vie del suo borgo per opera di un pezzo di carta tenuto stretto fra le dita delle autorità. Infine i volti delle persone arrestate ad Alosia che marciavano verso le prigioni.

«Come mai state rimanendo immobile come un stoccafisso?» gli chiese Andrea osservandola perplesso.

«Rispettereste una legge se è ingiusta?» gli chiese a bruciapelo.

L'aveva colto così tanto alla sprovvista che rimase per un attimo con la bocca spalancata. Scosse la testa. Si schiarì la voce, e si affrettò a risponderle schietto dimenticandosi di essere diplomatico. «Perbacco no! Mai e poi mai!» esclamò sbuffando chiedendosi perché mai glielo aveva chiesto. Un attimo dopo si diede una pacca sulla fronte. Lo intuì dall'espressione dipinta sul volto della giovane che le aveva appena dato un nuovo pretesto per metterlo in difficoltà.

Noemi infatti gli stava sorridendo. Un sorriso che valeva più di mille parole. Era ciò che si augurava di sentire da lui, e non si lasciò sfuggire l'unica speranza che aveva per riappropriarsi della libertà di agire.

«Quindi se nel regolamento della scuola ci fosse una legge che considerate sbagliata la ignorate?» ipotizzò compiendo qualche passo in avanti. «Posso dunque selezionare le leggi che ritengo giuste scartando invece quelle che reputo contrarie alla mia coscienza e ai miei principi?»

La situazione stava degenerando a tal punto che non sapeva come uscirne. Diede una rapida occhiata al suo collega cercando aiuto. Lui però era troppo impegnato a trattenersi dal ridere per avere la forza sufficiente per ragionare. Sospirò rassegnato. Doveva trovare da solo le parole adatte per tirarsi fuori dai guai. Nei secondi successivi rifletté fino a quando formulò una risposta convincente.

«Signorina Noemi! Voi non siete autorizzata a scegliere quali leggi ignorare e quali invece considerare. Le dovete rispettare tutte, dalla prima all'ultima. Siete una studentessa, non un ospite.»

Tuttavia l'impulsività ebbe la meglio sui suoi pensieri, e non riuscì più a tenere per sé ciò che pensasse da mesi. «Perbacco! Non vi lamentate per un piccolo libricino da sfogliare durante la sera. Le regole che siete tenuta a osservare sono leggere ed eque in confronto alle mie. Noi soldati abbiamo tre volumi spessi quanto la larghezza di una mano» sbottò gesticolando. «Gli argomenti consentiti di menzionare durante i pasti. Le birre autorizzate da sorseggiare a fine turno.»

Nel pronunciare l'ultima frase, il vice capitano borbottò in seguito una raffica di parole colorite bisbigliate a bassa voce. La fanciulla riuscì solo a percepire cervello di quaglia e faccina muta carattere prima che venissero sovrapposte da una voce rauca echeggiante dietro di lei.

«Perfino il tempo concesso per sistemare i letti. Un'impresa svolgere il compito in soli cento secondi tant'è che nessuno riesce a rispettare la tempistica» intervenne il soldato alle spalle di Noemi rimettendo la spada nel fodero. «In fondo chi sarebbe tanto folle da tentare un'impresa del genere? Non si arriva nemmeno in sette minuti. Figuriamoci in meno di due.»

La Fenice del vento - Fiore di PeoniaOù les histoires vivent. Découvrez maintenant