Capitolo 12: gli ultimi giorni a Ventalun -2°parte

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La ragazza inspirò con avidità l'ossigeno che le sferzava il viso

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La ragazza inspirò con avidità l'ossigeno che le sferzava il viso. Quella stessa aria creata dalla sua corsa sempre più frenetica. A ogni salita, boccheggiò e decelerò per poi ripartire mettendosi una mano sul fianco pur di non fermarsi. Desiderò correre più veloce, ma il fiato le mancò sempre più a ogni metro percorso. Ardeva in lei la volontà ferrea di raggiungere in breve tempo la meta, ma il dolore sul lato sinistro dell'addome le pulsava, quanto il ritmo del mal di testa che le martellava le tempie facendola rallentare. Solo quando intravide in lontananza una piccola casa isolata e recintata da una staccionata proseguì camminando. Avanzò traballando, chiedendosi se fosse stata una decisione avventata presentarsi senza preavviso. Tuttavia comprese che l'avrebbe saputo quando sarebbe giunta a destinazione. Non appena oltrepassò una piccola passerella sotto la quale scorreva un rivolo d'acqua, Noemi compì alcune falcate prima di fermarsi. Scrutò il giardino e dopo vari tentennamenti, se procedere o aspettare di scorgere qualcuno uscire dall'abitazione, decise infine di abbassare la maniglia della porta in legno che aveva di fronte a lei. Così tanto bassa da non arrivarle all'altezza del fianco.

Spalancandola con discrezione, si guardò intorno osservando le betulle che circondavano la baita. Ma nessuna voce echeggiò nei dintorni, e nemmeno si affacciò qualcuno alle finestre. Le terrazze in pino mugo erano vuote, così come la panchina collocata a fianco a una piccola fontana che zampillava al centro del prato erboso. D'improvviso si voltò di scatto verso gli scuretti della casa nei quali era disegnata la sagoma di un flauto che primeggiava sullo sfondo color albicocca. Con altrettanta rapidità smise di fissarli comprendendo che era stata una ventata a farli sbattere contro i sassi spigolosi, e non la mano di una persona. Non udendo nessun altro rumore nei paraggi, avanzò titubante dando un'occhiata al roseto che ricopriva gran parte della parete centrale dell'edificio. Incastonati fra le fessure delle pietre del muro, i rami spinosi si mostravano nel pieno della bellezza. Fra il fitto fogliame lucido, boccioli e fiori variopinti coprivano ogni spazio libero della facciata. Soprannominata da tutti gli abitanti del borgo la casa delle quattro stagioni, confermava a chiunque posasse gli occhi sul roseto quanto fosse azzeccato quell'appellativo. Si potevano scorgere le sfumature arancioni, come le chiome degli alberi tinte dall'autunno, nel lato est della parete. La primavera nel rosa sgargiante che ricopriva la zona bassa del muro. A ovest, invece, trionfava il giallo intenso dell'estate da far invidia perfino al Sole per quanto risplendesse. I rami che incorniciavano le bifore nella parte più alta, invece, stavano sfiorendo. Eppure il candore dei petali non era stato intaccato dall'appassimento, mantenendo intatto il colore che ricordava il manto nevoso dell'inverno.

Si guardò intorno ruotando su se stessa, agitata e frustrata per non riuscire ancora a intravedere chi cercava. Amareggiata e sul punto di pronunciare ad alta voce un nome, percepì un debole suono che seppure fosse lieve intuì da dove provenisse. Non ci pensò due volte a dirigersi verso il retro della casa. Appoggiando una mano sulla fronte per proteggersi dalla luce accecante del Sole, puntò gli occhi su un maestoso olmo piangente. L'unico esemplare della zona che rompeva la monotonia del terreno circostante intervallato da file di fragole, mirtilli selvatici, more e lamponi. La persona che cercava era lì. Nascosta fra le fronde dell'albero così tanto lunghe da arrivare a livello del suolo. Ma così leggere da danzare sotto il ritmo della brezza che soffiava con cadenza. Più si avvicinava, e più riusciva a distinguere le note della musica che diventava a ogni metro sempre più forte. Anche i sussurri che faticava a comprendere, divennero ben presto delle nitide parole.

La Fenice del vento - Fiore di PeoniaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora