Capitolo 29: sulle note della libertà - 1°parte

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Solarbiom, città della regione Fiamma

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Solarbiom, città della regione Fiamma. 4 settembre 495, anno della Lira.

Gli alberi del giardino divennero all'improvviso rarefatti come il cielo che a poco a poco si rischiara dalle nuvole. Anche i rami di Lagerstroemia indica protesi verso il vialetto si ridussero a un numero esiguo. Tale da permettere a Noemi di scrutare da lontano ciò che minuti prima le era impossibile scorgere. Più in là, da dove si trovava, la stavano aspettando un gruppo di echinacee impazienti di riflettersi nei suoi occhi. In quelle stesse iridi turchesi che si muovevano fulminee tra i ciuffi d'erba illuminati dalle torce, e gli zampilli d'acqua delle fontane resi argentei dalla luce della Luna. L'infrangersi del tempo vissuto nella spensieratezza fu improvviso quanto uno schiocco di dita. La punta metallica che percepì sulla schiena la riportò indietro dal girovagare con la mente fra le corolle dei fiori. Facendole presente che le era concesso osservare solo ciò che era a pochi centimetri da lei. Ovvero l'espressione autoritaria del vice capitano mentre era intento a indicarle un punto preciso.

La ragazza inclinò il capo verso l'alto, e solo allora si accorse di trovarsi sotto a un arco di rose. Un'armonia saldata con il ferro e racchiusa all'interno di rami viventi. Pensò subito che fosse un altro capolavoro incastonato nel giardino degno di essere dipinto. L'ennesima opera architettonica che fondeva l'ingegno umano con la creatività unica della natura. Non poté fare a meno di fissare le foglie vibranti mosse dai respiri dell'aria. E neppure riuscì a rimanere impassibile di fronte agli intrecci delle corolle scarlatte, che nascondevano sotto la morbidezza dei loro petali acuminate spine. Di pari passo il buio pennellava di ombre il colore verdeggiante del fogliame. Ma la luce delle fiamme ne dipingevano altrettante sfumature dando l'impressione che la pianta fosse ancora illuminata dalla luce del tramonto.

«Ascoltatemi con attenzione perché sarà la prima e l'ultima volta che vi verrà riferito» esordì all'improvviso Andrea appoggiando una mano sulla struttura per poi appoggiare per terra la valigia in cuoio.

Un secondo dopo si raddrizzò la schiena, e le ripeté il monologo che era solito dire a ciascun studente di fronte all'arco fiorito. Tuttavia a differenza delle altre volte, decise di abbreviare il discorso rivelandole solo l'essenziale. Darle troppe informazioni sarebbe stato inopportuno. La quindicenne possedeva un'intelligenza spiccata rispetto agli aristocratici che frequentavano la scuola. A tal punto che la considerò un'eccezione alla regola. Non aveva nulla in comune con la marmaglia di fanciulli altezzosi che finora aveva accompagnato nel corso degli anni. Il suo modo di pensare. La capacità di ragionare erano superiori al livello dei suoi coetanei seppure assumeva di tanto in tanto degli atteggiamenti da bambina. Ne apprezzava pure la sua spontaneità e il modo schietto di dire le cose. Rimaneva però terrorizzato ai suoi perché. Una parola che nelle ultime mezzore lo aveva destabilizzato. Non era quindi più certo se sarebbe stato ancora in grado di nasconderle la verità, e i segreti che custodiva il castello. Una sola parola di troppo e perderò il mio posto di lavoro rammentò fra sé ponderando ciò che era opportuno dirle.

La Fenice del vento - Fiore di PeoniaWhere stories live. Discover now