Capitolo 5: una lettera da Solarbiom-1°parte

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Ventalun, borgo della regione monte Cielo

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Ventalun, borgo della regione monte Cielo. 27 luglio 495, anno della Lira.

Non era ancora sorta l'alba a Ventalun, e nelle case il silenzio aleggiava sovrano. Eppure la quiete dei prati che circondavano il paese era stata appena lacerata dal trotto di un cavallo. Falcata dopo falcata, il rumore degli zoccoli venne attutito dal manto erboso mentre le spighe d'orzo accarezzarono le zampe dell'animale. Fugaci tocchi che addolcirono la corsa frenetica fatta di nitriti, di muscoli tesi e di respiri accelerati.

La sua andatura proseguì senza rallentare, attraversando le vie del borgo lastricate da ciottoli perlacei levigati dall'acqua e dal tempo. Un'ultima svolta a destra, e poi il suo galoppo si trasformò in un movimento lento, fino a fermarsi di fronte a un'abitazione.

Destata dal sonno per i nitriti di un cavallo, Viola sollevò le palpebre e alzando una mano schioccò le dita. La candela appoggiata sul comodino di abete si accese a quell'ordine sonoro. Il buio si ritrasse per la potenza con cui la luce si diffuse rapida nella stanza, illuminando lo schienale in ferro battuto del letto. La coperta, di lino color nocciola e decorata con motivi geometrici, venne scostata di lato non appena la donna si alzò rapida per afferrare una vestaglia di cotone. Avanzando con passi felpati lungo il corridoio, e facendo attenzione a non urtare il baule collocato a fianco alla finestra, aprì la porta osservando con la fiamma della candela l'esterno dell'abitazione.

Nonostante la scarsa visibilità, Viola riuscì a scorgere un uomo intento a scendere da cavallo. Non appena si accorse che fosse un soldato iniziarono a tremarle le mani, e ci mancò poco che il porta candela le scivolasse dalle dita. L'armatura scintillante e la spada allacciata alla cintura, non le lasciava alcun dubbio. Qualcuno deve aver avvisato le autorità rifletté allarmata. Più i secondi trascorsero, e più se ne convinse. L'arrivo della guardia era la prova lampante che una persona avesse assistito alla prima magia di sua nipote. Ruotando il braccio dietro la schiena si tenne pronta per lanciare un incantesimo. Non permetterò a nessuno di avvicinarsi a Noemi pensò fra sé irrigidendosi. Le gocce di sudore iniziarono a comparire sulla sua fronte mentre l'uomo, dopo aver legato l'animale a un acero del giardino, si mise di fronte a lei.

«Lei è la signora Viola Selindovia, zia di Noemi?» le chiese il soldato con gentilezza, avvolto in un ampio mantello verdognolo.

«Sì, sono io» gli rispose cercando di mantenere la calma, in attesa di apprendere il motivo della sua visita.

«Ho una lettera da consegnarle» le spiegò porgendole una busta raffinata.

Appena la donna scorse il sigillo di cera lacca impresso sulla carta, le sue spalle si rilassarono e abbozzando un lieve sorriso l'afferrò. La cera è scarlatta. Quindi proviene dalla regione del monte Fiamma commentò fra sé ringraziando l'uomo.

Entrando in casa, rivolse un'ultima occhiata al soldato prima di chiudere la porta. Il rumore delle falcate del cavallo si ridussero a un eco lontano per poi divenire impercettibili. La calma riprese a cullare i prati, i campi e gli abitanti di Ventalun. Ma nel soggiorno di Viola non c'era traccia di serenità.

Appoggiando la candela sul tavolo, la donna osservò la lettera che teneva in mano. Un'unica frase era impressa sulla busta, ma che fu sufficiente per farle sussultare il cuore: scuola del Sole.

Viola attese qualche minuto prima di aprirla. Non pensavo che fossero così rapidi a rispondere mormorò fra sé rompendo infine il sigillo di cera scarlatta. I suoi occhi si mossero veloci mentre leggeva le parole scritte con una calligrafia raffinata. Nell'apprendere che l'iscrizione di sua nipote fosse stata accettata accennò a un breve sorriso. Il suo stato d'animo, però, mutò in una manciata di secondi. L'aveva vista crescere giorno dopo giorno, e ora doveva mandarla lontano. In una città a parecchi chilometri di distanza dal borgo. Avrebbe affrontato tutto da sola: il viaggio estenuante, i nuovi compagni di classe, e le regole severe della scuola. Non poteva nemmeno confortarla se ne avesse avuto bisogno, perché sarebbe stato impossibile per lei starle accanto. Le case di Solarbiom erano troppo costose, così come le tasse locali. Non aveva sufficiente denaro per trasferirsi. Di conseguenza era costretta a rimanere a Ventalun.

A una a una, le stelle si spensero nella volta celeste lasciando il posto al Sole di splendere vittorioso nel cielo, oltrepassando con i suoi raggi la densa copertura di nuvole all'orizzonte. Un piccolo fascio di luce iniziò a farsi largo nell'oscurità della stanza, e Viola osservando la finestra spense con un soffio la candela accesa.

«Si sveglierà fra poco» mormorò con un filo di voce.

Sospirando, rimase seduta in attesa di percepire dal piano superiore il segnale che sua nipote si fosse alzata dal letto. Per ciascun minuto trascorso nel silenzio, lo impiegò per riflettere. La considerava una sfortunata coincidenza aver ricevuto la busta proprio quella mattina. Aveva intenzione di accennarle qualcosa, in modo da prepararla a metabolizzare le informazioni con calma. Invece l'arrivo prematuro della lettera aveva accelerato ogni cosa. Si chiese se fosse stato un bene nasconderle la verità così a lungo. Ad aver atteso che compisse la sua prima magia, per parlarle dei suoi genitori. L'ho fatto per proteggerla. Per difenderla dal dolore si giustificò più volte. Ma ormai non ci credeva più. Aveva solo ritardato l'inevitabile. Si rassegnò al pensiero che non poteva più celare gli eventi del passato. Bugie e verità danzarono nella sua mente fino a trovare un equilibrio. Tanto delicato, quanto un petalo di un fiore. 

La Fenice del vento - Fiore di PeoniaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora