23. Dead end

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R E N E S M E

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«L'orario delle visite é terminato ben dieci minuti fa. Jared sei in ritardo, di nuovo» aggiunge la segretaria da dietro il bancone.

Il percorso in macchina si è svolto in religioso silenzio e dovevo mordermi il labbro ogni volta per evitare di parlare. Jared ha tenuto  gli occhi fissi sulla strada e i lineamenti del suo viso non si sono ammorbiditi neanche per un'istante. Ho percepito fin da subito la sua tensione e mi sento tremendamente in colpa per aver insistito così tanto.

Dopo mezz'ora di macchina, Jared si é appostato in un parcheggio davanti a un edificio di dimensioni colossali. Sono rimasta fin da subito strabiliata da tale grandezza ed eleganza.

«Mary mi faccia questo favore. Ho avuto un contrattempo all'ultimo» è la prima volta che sento Jared supplicare qualcuno. Lo guardo stranita ma lui non incontra i miei occhi neanche per un'istante.

La donna si sistema gli occhiali che le cascano sulla gobba del naso e sbuffa. Sfoglia dei fascicoli e alza gli occhi al cielo trattenendo un sorriso. «Stanza 258»

«Ti adoro Mary» le risponde Jared scoccandole un bacio volante. Rimango interdetta e per la prima volta nell'arco di questi minuti Jared si sposta, permettendo alla segreteria di accorgersi della mia figura.

«Oh» mi squadra attentamente, «É la prima volta che porti qualcuno. Lei andrà fuori di testa dalla gioia»

Lei chi?

«Prima e ultima volta» borbotta Jared ma io non riesco a pronunciare una sillaba. Rivolgo a Mary un sorriso di cortesia che viene ricambiato rapidamente e seguo Mister Gentilezza lungo il corridoio.

Non ci metto molto a capire che ci troviamo in una clinica. L'odore é asettico e ricorda la candeggina, per di più non vi é traccia di un'anima viva. Deglutisco quando leggo un cartello bianco con scritto: "Centro disturbi alimentari"
Camminiamo per minuti interi, che passo a togliermi le pellicine dal pollice, in preda all'ansia.

«Renesme» sono così immersa nei miei pensieri che non mi sono accorta della figura di Jared. Infatti, si è fermato davanti a una porta marrone e ora mi sta concedendo tutta la sua attenzione. La 258.

«Non volevo portarti qui. Non dire una parola o qualcosa fuori luogo» mi ordina Jared con un tono che non ammette obiezioni. Annuisco freneticamente e stringo la vaschetta di gelato al petto.

Bussa una volta.
«Se é l'infermiera con il cibo allora può andarsene, se sei Jenny con le riviste sei invitata ad entrare»

«Niente riviste. Solo gelato per oggi» risponde con tono divertito Jared, varcando la soglia.

Una donna da una bellezza straordinaria ci sta guardando. É seduta su un lettino con lenzuola e e copriletti candidi. Sta sfogliando una rivista di moda.

Avrà una quarantina d'anni. Ha dei folti capelli biondi che le ricadono sulla vestaglia bianca della clinica, la riconosco grazie al logo stampato poco sotto la spalla. Ha il viso grazioso, ma non sfuggono ai miei occhi le sue profondo occhiaie o il volto pallido e magro. Le braccia sono esili e intravedo un tatuaggio sul polso, sfortunatamente non riesco a capirne il significato.

«Jared! Tesoro mio vieni qui» i suoi occhi azzurri si accendono improvvisamente e le labbra si sollevano in un'enorme sorriso. I denti sono piccoli e i canini leggermente all'infuori. Il suo sorriso riesce a trasmettermi più serenità.

Lethal BeatsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora