10. It belongs to me

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L'immaginazione
è la prima fonte
di felicità umana.

Giacomo Leopardi

S W A M I
🌺

«Hai cercato meglio dentro la borsa?»

«Si, è strano...Ero certa di averla infilata proprio qui ieri sera. Eppure ora non c'é»

Sbuffo e mi siedo sulla panca degli spogliatoi incrociando le caviglie l'una sull'altra e riflettendo sulle azioni avvenute ieri sera dopo essere tornata a casa da un turno estenuante.

«In seguito a tutti i gli straordinari che fai al lavoro è normale essere stanchi e dimenticarsi qualcosa, può capitare a tutti»
Lana mi aveva chiamato pregandomi di tornare ad aiutarla dato che il personale era troppo poco per accontentare tutti i clienti.

«Liverty non lo apprezzerà anche se può accadere ad ogni comune mortale» mi accascio su me stessa prendendomi la testa con le mani e maledicendo la mia sbadataggine. Sono pronta alla mia seconda punizione nel giro di due giorni.

Quest'ora è dedicata al professor Liverty: un uomo giovane, infelice della propria vita che si diverte a usare il fischietto e urlarci perché non svolgiamo gli esercizi come richiesto. Grazie alle mie doti atletiche, che se non si fosse capito equivalgono a un vegetale, mi ha subito considerata come una preda facile da agguantare.

«Stai qui, ci penso io» abbandona lo spogliatoio lasciandomi da sola in questa stanza che profuma in abbondanza, e in modo nauseante, del deodorante alle rose. Merito di Soleil, ci posso scommettere casa mia nonostante me la stiano sfrattando.

Picchietto la suola della scarpa sulle piastrelle azzurre mangiucchiandomi l'unghia del pollice in preda all'ansia. Sono passati una decina di minuti da quando Delia ha lasciato lo spogliatoio e io non ho la più pallida idea di dove sia andata o se tornerà qui da me con la mia salvezza.

Proprio quando sto per alzarmi e affrontare Liverty la porta si spalanca.

«Era ora» commento scoccandole un'occhiata come per volerle chiedere quale sia il suo modo in cui vuole tanto aiutarmi.

«Ho fatto quello che potevo» mi fa l'occhiolino e mi lancia un borsone nero con una stringa rossa a chiuderlo. Lo prendo al volo e mi affretto ad aprire la cerniera per poi osservarne confusa il contenuto, ancora prima di aprire bocca Delia si è già svolatizzata.

«Non ho più tempo... O questo oppure affrontare Liverty e i minuti interi senza sosta che mi farà percorrere lungo la pista»

Inutile aggiungere oltre, perché la mia mano afferra senza alcuna esitazione la tuta che mi è stata data.
Non so a chi appartenga, ma ha un odore molto familiare. I pantaloni sono blu con un logo bianco all'altezza della tasca, mentre la maglietta a maniche corte è nera con una scritta in lingua francese.
In caso avessi freddo afferro anche la mia felpa dato che il nostro professore è ossessionato dal farci fare lezione all'esterno, nonostante stia arrivando il pieno inverno.
Mi affretto a indossarla ma sfortunatamente perdo del tempo ad arrotolarmela per il modo in cui mi viene larga attorno alla vita. Decido di creare dei nodi che anche i marinai invidierebbero.

Potrei ballarci con un'elefante qui dentro.

Corro fuori dallo spogliatoio e mi avvio verso la pista che si trova all'esterno.
Mi blocco sui talloni solo quando mi accorgo della presenza del professore, e quest'ultima mi basta per rimuginare sul fatto di andarmene e non tornare più. Cerco di escogitare un piano per unirmi agli altri miei compagni mentre l'aria fredda si insinua nel tessuto della maglietta. La pelle d'oca mi increspa le braccia, le quali vengono sfregate con i palmi per concedermi del sollievo mentre un brivido mi sale per la schiena.

Lethal BeatsWhere stories live. Discover now