16. I want you to say my name

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⚠️In questo capitolo è presente una parte MOLTO esplicita sessualmente. Quindi perfavore se non ve la sentite, skippate.
A chiunque dovesse dare fastidio e vorrebbe saltare verrà avvisato dell'inizio della scena durante il capitolo, analogamente per la fine⚠️
Buona lettura<3

S W A M I

🌸

Entro nell'edificio mentre il cuore assomiglia a un tamburo nel mio petto. Ho un'enorme sorriso stampato in volto e con il telefono stretto ancora tra le mani mi dirigo verso i bagni. Ricontrollo la notifica per assicurarmi che sia giusto quello che ho letto.

Unkown
Ci incontriamo nell'edificio a fianco alla spiaggia?

Ammetto che sono rimasta un pò sorpresa da questa domanda, soprattutto dato che mi è stata posta da Ares: colui che non chiede ma ordina e basta. In più non capisco perché ci sono due numeri con il quale mi debba scrivere.
Udisco le mie suole sbattere sul pavimento, devo urgentemente andare in bagno.

«C'è qualcuno?» busso alla porta per appurare che sia occupato e no, non ricevendo risposta entro. Appena mi rialzo i pantaloni appoggio la mano sulla maniglia e sto per aprirla quando un rumore mi fa bloccare sul posto.
Il mio telefono inizia a vibrare, segno che qualcuno mi sta chiamando. Ancora prima che possa rispondere, il nome di Ares smette di lampeggiare sullo schermo e la chiamata si interrompe di colpo. Noto una serie di notifiche.

Ares🌒
Sono qui.

Mi devi un altro grosso favore, questo posto fa schifo. La gente sembra posseduta.

Swami rispondi al telefono, dove sei?

Non faccio in tempo a digitare la risposta che qualcuno entra in bagno nel più totale silenzio. Smetto di respirare quando le sue suole strisciano sul pavimento sporco di sabbia e acqua sporca, fino a quando non giunge davanti alla porta. Riesco a intravedere solo il colore nero delle scarpe.
Non emetto nessun suono e l'ansia inizia a crescere dentro di me mangiandomi il coraggio come un tarlo.

La persona in questione si mette a fischiettare una canzone che non conosco e il mio cuore inizia a pompare paura nelle mie vene.

Oddio, non voglio morire dentro un bagno.

Dopo qualche istante vedo la sua ombra muoversi e chinarsi verso il basso. Indietreggio di scatto quando un biglietto scivola nello spazio interposto tra la porta e il pavimento.
Sobbalzo quando lo sconosciuto inizia a bussare insistentemente e il rumore delle sue nocche contro la porta mi provocano un brivido. Porto le mani tremanti al petto e chiudo gli occhi sperando che tutto questo finisca presto.

Un colpo.
Un attimo di silenzio.
Un secondo colpo.
Un altro attimo di silenzio.
Un terzo colpo.

Nonostante io cerchi di respirare in modo controllato,  l'aria diventa più pesante ogni secondo che passa. Sento gli occhi pizzicare ma mi impongo di non piangere per non causare eccessivo rumore o mostrargli il terrore formatosi nel mio corpo.

Butto fuori l'aria solo quando sono certa che la persona sia uscita dal bagno e quindi, sono da sola in questo spazio angusto. Apro la porta con estrema cautela e traggo un profondo respiro prima di varcarla. Raccolgo da terra il biglietto e me lo rigiro tra le mani frastornata.

Lethal BeatsWhere stories live. Discover now