8. Burn out the stars with me

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Penso che stare da soli diventa una scelta personale che hai fatto quando anche nel più grande trambusto caotico delle persone, ti sei accorta che c'eri solo tu, tu e solo tu.
Da sola. Contro il mondo.

S W A M I
🌺

Una mano si posiziona delicatamente sulla mia spalla e io sobbalzo per la sorpresa. Osservo le dita lunghe e affusolate di Thomas premermi creando una leggera pressione sulla mia pelle.
Le persone iniziano a radunarsi davanti a quella scena, sono tutti sorpresi e nessuno osa intervenire, compresa io.

«Fratello calmati!» Jared prende coraggio e tenta di afferrare l'amico dalla camicia ma rischia di prendersi anche lui un pugno sul volto. Riesce a scostarsi all'ultimo momento e si allontana di scatto guardando Ares con gli occhi sbarrati.

«Ha gli occhi iniettati di sangue» mormora forse più a se stesso che a noi, «Non riesco neanche a riconoscerlo»

La mano di Thomas rimane
posizionata sulla mia spalla con un tocco delicato, ma che riesce ugualmente a trasmettermi un pò di serenità in mezzo a quel trambusto. Sono ugualmente sorpresa da questo nostro primo piccolo contatto, ma decido di pensarci più tardi.

«Non l'ho mai visto picchiare qualcuno» Thomas parla a bassa voce come se dovesse dirlo ad alta voce e sentirlo dalle sue orecchie per poterci credere. Una serie di ricordi passano nell'anticamera del mio cervello, proiettandosi nella mia mente e suscitandomi una sensazione strana. Sto vivendo un deja vu.

«Io si» ammetto in un flebile sussurro guardandolo mentre rende il volto tumefatto dell'uomo.
Le mie due parole sembrano più rumorose di quanto mi aspettassi perché attiro l'attenzione di Jared e
Thomas, i quali mi guardano come se fossi pazza e mi stessi inventando tutto.

Avanzo di un passo, ignorando e riuscendo a sfuggire alla mano tatuata di Jared che tenta di ritirarmi indietro. Lo sento imprecare qualcosa di non molto carino nei miei confronti.

«Ares» dico a bassa voce fermandomi a poca distanza da lui. Non mi sente, e se lo fa, decide di ignorarmi.

Ripeto il suo nome con più convinzione e quando percepisce la mia presenza rallenta la sua furia incessante. Tuttavia non riesce a mantenere il controllo.
Prendo un respiro e gli appoggio una mano sul braccio sollevato in aria, pronto per assestare un'ultimo e irrimediabile colpo, probabilmente il decisivo.

I suoi occhi scattano nella mia direzione con velocità e, cazzo, Jared aveva ragione. Al di sotto delle ciglia nere e folte gli occhi sono rossi e lucidi, scattano più e più volte da me al ragazzo privo di sensi accasciato sulle scale. Lascio che con delicatezza le mie dita scendano sulla sua schiena, mentre tutto il suo corpo si irrigidisce sotto il mio tocco.

Gli accarezzo leggermente le scapole al di sopra della maglietta e una scossa mi fa tremare le gambe. I mormorii aumentano ma mi impongo di volgere tutta la mia attenzione ad Ares.

«Va tutto bene»
Decido di accorciare ulteriormente la distanza tra di noi e con l'altra mano gli afferro il pugno, ancora sollevato.

Indossa un camicia nera arrotolata sui gomiti e per metà sbottonata, lasciando intravedere una parte del petto e la catenina d'oro che porta al collo. Al di sotto porta dei jeans neri strappati e delle scarpe bianche. Assottiglio leggermente gli occhi e riesco a scorgere della macchioline di sangue.

Lethal BeatsWhere stories live. Discover now