6. Secrets I have held in my heart

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Se la sofferenza
vi ha resi cattivi
l'avete sprecata

S W A M I
🌺

Allora o la mia vita è una barzelletta, oppure sono tante coincidenze che accadono una dietro l'altra con lo scopo di rovinarmi.
È questo quello a cui penso mentre prendo i miei oggetti personali dall'armadietto e mi chiudo la cerniera della giacca sul petto. Mi passo le mani fra i capelli in preda alla disperazione, certo è un posto di merda ma era pur sempre l'unica risorsa buona che avevamo.

L'acqua continua a scendere dalle nuvole e sembra proprio che Dio oggi se la stia prendendo un pò troppo con me. Un tuono mi fa venire un brivido lungo la spina dorsale e mi devo concedere qualche secondo dal riprendermi. I miei passi si dirigono verso il bagno e mi sciacquo  il viso per calmarmi, lasciando che l'acqua fredda mi faccia pensare a qualche soluzione per essermi cacciata in questo guaio involontariamente e senza averne una colpa ben precisa.

Mi sa che dormirò qui.

«Basta» mi tappo le orecchie e nel farlo le chiavi di casa mi scivolano schiantandosi al suolo a causa di una serie di lampi improvvisi che continuano a torturami, «Basta, ti prego»

Indietreggio chiudendo gli occhi e lasciando scivolare la schiena sul muro alle mie spalle. Involontariamente apro la manopola della doccia. Raccolgo le ginocchia tra le braccia fino a schiacciarmele al petto e persisto a fare pressione con le mani sui timpani per attutire il protrarre dei boati. L'acqua scivola sul mio corpo e bagna i miei vestiti.

«Papà dai, mi accompagni a prendere un gelato?»

«Piccolina, hai visto che tempaccio fa fuori, è inverno»

«Ti prego» lo supplico congiungendo i palmi aperti delle mie mani, «Non c'è una stagione per i gelati»

Ride per la battuta e per la mia insistenza a cui ormai è abituato.
«Se lo scopre tua mamma mi uccide» si inginocchia per rinchiudere il mio corpicino in un cappotto bianco e io mi beo del suo calore.

«Shh» metto l'indice davanti alle labbra, «Resterà un segreto solo tra noi due» dico a bassa voce anche se siamo da soli a casa.

Infila il cappello tra i miei capelli corti neri e mi protegge le dita con dei guanti di lana. Poi me le bacia una alla volta, «Ti voglio bene piccolina»

Sorrido in un modo che solo ai bambini è permesso fare.

«Anche io» gli pizzico il nasino e usciamo di casa velocemente con un solo ombrello a proteggerci.

«No» inizio a dondolare sul pavimento, «Non...non uscire ti prego»

Piango, o forse sono solo le goccioline che ricadono sulle mie guance fredde. Le mie mani passano sugli occhi sfregandoli e mi stringo forte i capelli come se volessi strapparmeli a causa del senso di colpa.

«Grazie» papà mi apre la portiera come una vera e propria principessa e io salgo dandomi una spinta con il piede.
«Il cielo non smette di borbottare» dico incrociando le braccia al petto indispettita. Faccio una linguaccia verso l'alto.

«Sembra la mamma»

Ridiamo entrambi e io inizio a smanettare con la radio per cercare una buona canzone, ma il brutto tempo rende la connessione veramente orrenda e di conseguenza anche il suono inudibile della musica.

«Fermatevi»

Il mio corpo è scosso da singhiozzi che non mi permettono neanche di respirare. Sembra che il mio cuore abbia smesso di pompare sangue e allo stesso tempo lo stia facendo troppo velocemente mentre mille aghi gli fanno pressione sul tessuto. Sento le vertigini e un senso di colpa mi opprime lo stomaco.

Lethal BeatsWhere stories live. Discover now