Capitolo 13

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Torna a casa dopo il litigio con Louis

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Torna a casa dopo il litigio con Louis. Tornano tutti a casa in realtà ma Harry lo fa da solo, con la sua auto. È passato un mese da quel giorno e Louis non si è fatto sentire. Harry non è sorpreso dal fatto che il più grande non gli abbia chiesto di parlare. Louis ha fatto ciò che fa ogni volta che le cose prendono una piega che non gli piace. È sparito. All'inizio non ha dato importanza a questa cosa, non gli è importato perché era arrabbiato e la rabbia è in grado di offuscare ogni mancanza. Accende fuochi e distrugge ricordi, li maschera d'altro per rovinarli e tenere viva quella fiamma che colma ogni assenza. Il fatto che fosse talmente arrabbiato dal non sentire la mancanza di Louis l'ha rassicurato e fatto sentire più forte di ciò che in realtà è. C'è una parte meschina di lui che spera che Louis, invece, la sua mancanza la senta, anche se Louis è talmente bravo a mentire che a forza di dire bugie a tutti quanti, ha perso il lusso di concedersi la verità.

Thomas è stata una piacevole distrazione. Si sono visti spesso e Harry ci sta provando davvero. Si sforza di farsi andare bene quella calma che lo accompagna quando è con lui, di non cercare quell'elettricità, che già sa, non arriverà quando i loro occhi si incroceranno. Non è necessario. Non è ciò che gli serve, ha bisogno di allontanarsi da lui, dai suoi ricordi e dall'odore di Louis che si è mischiato troppo al suo.

A lezione capisce di aver dipinto l'alba che ha visto sorgere quella mattina a Londra. Non sa se sia per quel nuovo inizio o per quella fine non voluta che però aspettava da tempo.

"Ben tornato, Styles", dice il professore quando passa dietro di lui dopo aver guardato il quadro. Annuisce soltanto, non sa cosa rispondere. Osserva il dipinto, i colori che ancora devono asciugarsi sulla tela e le sue mani sporche di colore e ricordi che però gli restano attaccati addosso e non scivolano via, insieme alla tempera, quando va a lavarle prima di uscire dall'aula.

"Hai intenzione di dirmi qualcosa o vuoi solo seguirmi?" Chiede Harry spazientito. Stanno passeggiando per il giardino di Oxford da quindici minuti, la loro lezione d'arte è finita e Zayn l'ha semplicemente seguito in silenzio.

"Non lo so", ammette Zayn senza battere ciglio.

"Zayn", sbuffa allora Harry arrestando i suoi passi e girandosi a guardare l'amico che a sua volta smette di camminare e lo osserva con un piglio annoiato.

"Non mi piace la piega che stanno prendendo le cose", sospira il moro. "Mi rende nervoso. Io odio essere nervoso."

"Cosa ti rende nervoso?" Domanda Harry addolcendo di colpo la voce. Non si era accorto che Zayn stesse colmando un malessere ma è felice che l'amico ne voglia parlare con lui.

"Tu", replica l'altro con una voce di miele.

"Io? E cos'avrei fatto io per renderti nervoso?" Zayn lo osserva e arriccia le labbra un attimo prima di rispondergli, come se non volesse dar voce a ciò che pensa.

"Hai litigato con Louis."

"È Louis che ha litigato con me", lo corregge duro.

"Lasciamo perdere i tecnicismi locutivi. Il punto è che avete litigato e non mi piace."

Golden CageWhere stories live. Discover now