Capitolo 8

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Le vacanze di Natale sono il supplizio personale di Harry

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Le vacanze di Natale sono il supplizio personale di Harry. Le mattine, dopo la colazione svolta in rigoroso silenzio con la sua famiglia, si ritira in camera sua e stila ordinatamente gli appunti per gli esami in previsione ad Oxford. I pranzi sono sempre tutti uguali. Si complimenta con Gloria, la loro cuoca, prima di raggiungere la sua famiglia nella sala da pranzo principale, quella che usano per i ricevimenti con meno di quindici persone. Il pranzo prosegue in silenzio, come la colazione. Parla solo per ringraziare Justine, la loro cameriera, ogni volta che una portata gli viene servita o il suo bicchiere viene riempito. Sua madre è solita chiedere a lui e Demi se abbiano finito tutti i loro compiti e lui si limita ad annuire, tanto Demi parla sempre abbastanza per entrambi. Più dei pranzi e delle cene di famiglia, odia i pomeriggi a casa sua.

Li passa confinato nello studio di suo padre a leggere pratiche legali. A volte alza lo sguardo dalla pila di fogli per puntarlo sulla finestra, solo quando è sicuro che Morgan non lo osservi, e guarda gli alberi spogli pensando che preferirebbe dipingere quelle nature morte come quando aveva tredici anni piuttosto che fare questo per un minuto di più.

"Haaarry, Haaarryy!" Harry sussulta immediatamente voltando la testa verso la gabbia dell'Ara Giacinto che adesso lo guarda e che - Harry sa che è impossibile perché è solo uno stupido uccello - sembra ghignare. Sta sicuramente ghignando.

"Che vuoi, Penaut?" Sbuffa Harry. Quell'uccello ha sempre voluto bene solo a suo padre.

"Peanut è più intelligente di Harry! Peanut è più intelligente di Harry!" Dice il pappagallo sbattendo le ali e poi ride. La sua risata è rumorosa e stridente e fa venire sempre mal di testa a Harry.

"Certo idiota, certo."

"Non distrarti, Harry." Lo rimbecca il padre senza neanche alzare lo sguardo dalle carte che sta leggendo da quando sono entrati nello studio. "E non dare dell'idiota a Peanut, ferisci i suoi sentimenti."

"Peanut è triste, Peanut è tri-ste."

Si trattiene dall'esprimere qualsiasi stato d'animo o emozione al pensiero che suo padre tenga conto dei sentimenti del suo pappagallo ma non di quelli di suo figlio e torna a dedicare la sua attenzione a quei fogli. Un nuovo fascicolo, ogni giorno. Tutti i giorni, anche la domenica e per la vigilia di Natale, che è oggi.

"Ne riceverai solo uno al giorno, per il momento. Dato che sei ancora al tuo primo anno. Sono miei vecchi casi, trova tutti i cavilli legali possibili. Poi stila il discorso della difesa. Immagina cosa potrebbe presentare l'accusa contro di te e difenditi da ogni possibile attacco. Prima di cena mi esporrai tutto il tuo lavoro."

Inutile dire che ha odiato ogni singolo pomeriggio da quando è tornato a casa. Suo padre, d'altro canto, sembra disprezzare il tempo passato in sua compagnia tanto quanto lui, quindi almeno in questo sono uniti. Guarda il figlio con delusione ogni volta che tentenna di fronte ad un nuovo possibile capo d'accusa che lui stesso espone. Storce la bocca quando Harry si impappina finendo con l'interrompersi, per poi ricominciare, solo per impappinarsi nuovamente. L'ansia di non poter fare neanche un errore e di dover essere impeccabile lo deconcentrano al punto da fagli sbagliare anche le cose basilari che già conosce. Si sente logorare lo stomaco di un nervosismo che lo sazia e gli impedisce persino di consumare un pasto completo quando si riuniscono a tavola. Ogni giorno che passa è solo un giorno in meno alla sua partenza per Oxford, questa è l'unica cosa che gli permette di non impazzire del tutto.

Golden CageWhere stories live. Discover now