Capitolo 1

2.1K 103 430
                                    

Inspira

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

Inspira. Trattieni l'aria. Espira.

Tieni gli occhi chiusi, svuota la mente da ogni pensiero ma continua a pensare allo scroscio dell'acqua, al rumore del vento, alla consistenza della sabbia bagnata sul bagnasciuga e sforzati di immaginare il calore del sole sulla tua pelle fino a sentirlo. Sforzati, senti tutte le cose che la voce rassicurante di uno sconosciuto ti sta sussurrando direttamente all'orecchio, dritto nei tuoi auricolari fino al tuo padiglione auditivo, perché questo è il massimo rapporto umano che concedi a te stesso, mentre tieni gli occhi chiusi e sei impegnato a pensare solo per smettere di farlo.

Inspira.

Il ragazzo vede l'aria che entra nei suoi polmoni. La vede chiaramente, una nube grigiastra davanti a sé che lui risucchia.

Trattieni l'aria.

Cambia colore dentro di lui.

Espira.

Che colore ha? Cambia ogni volta.

Apre gli occhi quando finisce di meditare. Si sente spaesato, è la prima volta che lo fa ma aveva bisogno di calmarsi.

Si guarda allo specchio, gli occhi lucidi, le guance arrossate, i ricci scompigliati, non è ciò che gli interessa. Distende le dita delle mani, le piega, come se stesse suonando uno strumento, le rilassa e poi le tende, rigide, come le corde di un violino. Assottiglia lo sguardo mentre le osserva attentamente. Sono ferme. Sono immobili. Piena capacità di controllo. Sono buone mani. Sono mani con cui si può lavorare.

Tremano in continuazione ultimamente e gli fanno sempre male. Forse è perché dipinge da tutta l'estate, qualcosa in grado di togliere il fiato persino a suo padre. Qualcosa di perfetto. Che ne valga la pena.

Cosa può valere la pena d'esser visto per qualcuno che nella vita, d'emozioni, non vede che le sue?

Guarda quel calendario e come ogni mattina ci mette una croce. Un altro giorno sprecato, con la differenza che questo è l'ultimo e per qualche strano motivo è l'unico di cui si ricorderà.

Si è chiesto, forse quando ha segnato la croce numero quarantatré, quando le sue giornate avevano iniziato a diventare un conto alla rovescia verso la fine di ogni sua aspirazione. Non ha mai pensato di vivere con un timer sulla testa ma ha sempre saputo che ci sarebbe stata una scadenza.

Non sono cose che possono coesistere. Il suo futuro e le sue passioni. Ricorda il sorriso di suo padre, tirato, e lo sguardo divertito mentre gli chiedeva a cosa fosse disposto a rinunciare. Come se l'alternativa fosse stata equa, come se tutto quello fosse dipeso da lui.

Lo ha sempre fatto arrabbiare il modo in cui la sua famiglia macchini con estrema precisione ogni sua mossa. Lo fa sentire piccolo ed effimero e si ritrova davanti allo specchio del bagno a guardare un immagine che non riconosce e cerca il momento, l'attimo esatto in cui ogni sua scelta ha smesso di essere sua ed è diventata solo l'eco indistinto della volontà dei suoi genitori, il disegno già prefissato della loro famiglia perfetta. E poi spalanca gli occhi e gli si accorcia il fiato, stringe i pugni e li posa ai bordi dello specchio, si osserva, mentre le sue guance si arrossano e il petto si alza ed abbassa freneticamente gonfiandosi. Si riempie d'aria che non ha nessun colore e la butta fuori in un pianto strozzato, le lacrime che gli rigano le guance sono sorde e non emettono suono alcuno e non c'è colore negli sbuffi spezzati che gli scappano dalle labbra, sono ciechi.

Golden CageWhere stories live. Discover now