Chapter Four.

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Alan la sera prima mi guidò in un piccolo appartamento proprio sopra il suo locale, mi disse che viveva da solo ma che non si sentiva affatto solo per delle visite che riceveva quasi sempre, non avevo capito bene a cosa si riferisse ma abbozzai un sorriso prima che Alan mi aprì la porta della quale avrebbe dovuto essere "la mia camera", aveva un letto singolo nel mezzo, accanto un comodino di legno con una piccola abat jour abbastanza semplice. Accanto alla porta un grande armadio di legno un po' rovinato e nella parte libera c'era una scrivania anch'essa di un legno consumato. Le pareti erano di un bianco sporco e gli angoli del soffitto un po' di muffa quasi visibile. Ma non mi lamentai, al contrario ero così felice di dormire in un letto comodo senza nemmeno pagare la stanza. La mia felicità raggiunse il limite quando mi mostrò il bagno, quasi saltai di gioia quando mi disse che potevo farmi un bagno caldo o una doccia prima di andare a dormire.

Anche se Alan non restò a dormire qui, nel suo appartamento, disse che non voleva che mi sentissi a disagio e che comunque avrebbe dormito in una piccola stanza dietro il magazzino del suo locale, lo faceva sempre per riposarsi dopo una lunga giornata di lavoro e gli veniva molto più comodo.

All'inizio pensai che mi stesse mentendo e che non dormisse qui perché c'ero io ma tolsi dalla mente questi pensieri.

Mi svegliai di soprassalto dopo un incubo, lo stesso incubo l'avevo fatto un paio di volte, mi spaventai molto dopo la seconda volta perché non mi era mai successo di fare lo stesso incubo più volte.

La faccia di quell'uomo disgustoso che fino a poco tempo prima chiamavo papà, con quel suo ghigno malvagio e il viso disperato di mia madre con le lacrime agli occhi e subito dopo il suo corpo avvolto in un sacco nero con la zip tirata su. Quelle immagini mi stavano uccidendo.

Andai in bagno feci i miei bisogni per poi darmi una rinfrescata al viso, nonostante quell'incubo ero felice di aver dormito abbastanza bene. Dopo di che uscì dal bagno per poi dirigermi verso la cucina, dove sopra il bancone c'erano delle buste della spesa e accanto un biglietto, incuriosita lo lessi.

"Buongiorno Scarlett, spero tu abbia dormito bene. Ho appena fatto la spesa - come puoi vedere - c'è tutto il necessario per una buona colazione! Quindi, fai come se fossi a casa tua. - Alan."

Sorrisi guardando i sacchetti per poi dare un'occhiata veloce in giro era tutto abbastanza in ordine per essere l'appartamento di un uomo.

Un'arco divideva la cucina dal piccolo salone dove il quale lì si trovava un piccolo corridoio con delle camere e infondo - nella parete frontale - il bagno nel quale ero stata la mattina.

In quei sacchetti non c'era solo il "necessario per una colazione" ma ben si per colazione, pranzo e cena. Mi sentì in dovere di mettere gli alimenti nelle credenze della cucina, per quando cercai di trovare i posti giusti. Ritornai di nuovo in camera mia, dopo che mandai giù una tazza di latte freddo con un paio di biscotti. Proprio in quel momento presi lo zaino dove dentro c'erano le mie cose, non erano tante ma il necessario, ero indecisa se disporre la mia biancheria nei cassetti dei comodini ma decisi di no al momento sarebbe imbarazzante se qualcuno che non sapesse che per il momento sono qui vedrebbe le mie cose - la mia biancheria- .

Mentre tirai fuori una maglietta smanicata bianca e un'altra con le bretelle nera più un paio di Jeans chiari, il mio cellulare cadde per terra, imprecai mentalmente e quando mi chinai per prenderlo notai che era finito sotto il letto, allungai la mano per tirarlo fuori ma oltre che il cellulare notai nel tessuto a contatto con la mia mano, decisi di tirarlo fuori così mi alzai da terra e quando diedi un'occhiata veloce a cosa avevo fra le mani lo ributtai subito a terra strillando un po'.

BOXER.

DEI FOTTUTI BOXER.

Oltretutto, ci metterei la mano sul fuoco, anche usati.

Scarlett.     H.SDove le storie prendono vita. Scoprilo ora