29. It's my fault

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Edith

Il sole era sorto nel cielo che sovrastava il Regno del Nord, ma mi trovavo ancora nella stanza di Iria, dove avevo trascorso l'intera notte.

Avevo afferrato la sedia vicino alla scrivania e l'avevo posizionata accanto al letto, in modo da tenere d'occhio la mia dama. Tuttavia, data la stanchezza, mi ero appisolata con la testa appoggiata al materasso. Il dolore alla schiena che provai appena tentai di alzarmi fu indescrivibile, in aggiunta all'emicrania.

Iria dormiva tranquillamente e in cuor mio speravo continuasse a farlo: se si fosse svegliata, avrebbe ripreso a sentirsi male.

Era tutta colpa mia.

Mi ero ripromessa che avrei indagato sulla strana faccenda, ma me ne ero completamente scordata. Per quel motivo, in quel momento, Iria si trovava in quelle condizioni.

Un bussare alla porta mi fece voltare e distogliere lo sguardo dalla giovane. A varcare la soglia fu la slanciata figura di Nathan, dopo avergli dato il permesso di entrare.

«Vostra Maestà, Iria come sta?» domandò concentrando la sua attenzione sulla ragazza.

«Non lo so, Nathan. È da ieri sera che dorme profondamente e non voglio svegliarla» risposi, per poi sfregare il volto con una mano. «Sei venuto per dirmi qualcosa?»

«Volevo ricordarle che tra poco la regina Carol sarà qui.»

«Solo? Nessun rimprovero sul perché io abbia passato la notte qui e non nella mia stanza?» domandai incredula, visto lo strano comportamento del biondo.

«No, Vostra Maestà. Nessun rimprovero. So perfettamente quanto voi teniate a Iria e, quando tenete così tanto a una persona, vi assicurate sempre che stia bene» rispose con un sorriso dolce.

«Hai fatto mettere delle guardie fuori alla porta tutta la notte, non è così?» domandai sapendo già la risposta, per poi alzarmi e lisciare le pieghe del vestito.

«Sì, Vostra Maestà» ammise con sguardo colpevole.

«Ovviamente... Prima che Carol venga qui devo incontrare urgentemente il consiglio. Indici un'assemblea speciale» ordinai, e mi teletrasportai nella mia stanza per una doccia.

Nell'esatto momento in cui la camera di Iria venne sostituita con la mia, sperai di trovare Azrael lì, magari pentito. Ma non trovai nessuno.

Forse, era tutto frutto della mia testa. Non ero certa che l'angelo ricambiasse ciò che io provavo per lui. L'avevo baciato perché mi piaceva, lui aveva sicuramente ricambiato per via dell'adrenalina della situazione.

In fondo, era la Morte. Non poteva piangere, non era obbligato a mangiare e, forse, non provava nemmeno amore o sensazioni simili.

Forse era anche colpa mia. Non andavo d'accordo con le emozioni e non avevo un carattere semplice, ma pensavo che stessi andando bene.

Nathan era ancora al mio fianco e il nostro rapporto era quello di sempre, se non più forte. Iria era la mia dama da corte e il nostro legame era sempre più saldo. C'erano Chris e Mike, con i quali avevo un buon rapporto, anche se continuavo a considerare Chris troppo silenzioso e Mike troppo vivace. Ma sapevo che erano legati a Iria e a me andava bene.

Vedevo gli sguardi tra Chris e la mia dama da compagnia e l'attrazione tra loro era palpabile. Credevo di avere lo stesso con Azrael. Mike, invece, sembrava quasi un fratello per Iria. Oltre alla loro somiglianza, era il legame a essere speciale.

Tutto sembrava andare per il meglio. Eppure... Nathan aveva rischiato di morire sulla Montagna della Luna; Iria non riusciva ad alzarsi dal letto e appena apriva gli occhi provava un'orribile sensazione.

Life Goes OnWhere stories live. Discover now