21. Black magic

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Edith

Un altro giorno era finito e un altro ne era iniziato, eppure le parole di mia nonna continuavano a risuonarmi nella mente e non avevano intenzione di smettere.

Ciò che stavo facendo era completamente immorale e l'aspetto peggiore era che non mi importava affatto. Mi stavo comportando da assoluta egoista e stavo andando contro tutte le persone che mi consigliavano di fermarmi. Ero certa che mi vedessero come una pazza disperata, ma non avrebbero mai potuto capirmi.

«Vostra Maestà?» pronunciò la voce di Nathan, richiamando la mia attenzione.

«Dicevate, visconte?» continuai con indifferenza,rivolta verso il giovane Girard.

«La situazione nelle miniere non sta migliorando, anzi. I minerali non scompaiono nel nulla, a meno che non ci sia qualcuno a rubarli.»

«Ne abbiamo già parlato, nessun minatore può aver preso i minerali, non dopo il giuramento» ripetei, ricordando ai presenti del voto che ogni minatore doveva compiere prima di iniziare a svolgere il proprio mestiere.

«Il visconte Girard non voleva insinuare ciò, Vostra Maestà. Nessuno in questa stanza o in questo regno osa dubitare della fiducia che riponete verso il vostro popolo, ma potrebbe esserci una possibilità che l'ipotesi del visconte sia veritiera. Siamo un regno di streghe e stregoni, la magia è la nostra specialità, perciò qualcuno deve aver preso quelle gemme» intervenne il conte Thomas.

«Vi devo ricordare che, proprio perché siamo streghe e stregoni, non possiamo utilizzare la magia per arricchirci?» ribadii.

«Avete ragione, Vostra Maestà, ma se non fosse stata una strega o uno stregone?»

«Cosa insinuate, visconte?» domandai con fare circospetto, per poi appoggiare la schiena alla sedia e gli avambracci sui braccioli.

«E se il principe Nicholas c'entrasse qualcosa?»

Il principe Nicholas? Quel fae non possedeva neanche due neuroni per badare a sé stesso, e sicuramente non era così astuto da rubare dei minerali nel mio regno, quando lui stesso abitava nel castello.

«No, sono certa che non sia stato lui. Indagate in modo più approfondito su questa questione: dev'essere la vostra priorità. Cerchiamo di non far cadere il regno in bancarotta.»

Per evitare una guerra sanguinosa e violenta avevo acconsentito a sposarmi, contro il mio volere. Se c'era il rischio di precipitare in una crisi finanziaria, era meglio localizzare al più presto il problema. Non avevo assolutamente intenzione di chiedere prestiti ad altri regni. Per non parlare di Nicholas... Aveva acconsentito alla nostra unione senza fare troppe storie solo per il mio ruolo, il mio potere e i miei soldi, dunque finire in bancarotta era una prospettiva da evitare.

Mi alzai in piedi e, seguita da Nathan, mi recai fuori dalla stanza dove si svolgevano le assemblee per dirigermi verso la mia. Dopo essermi cambiata e dopo che Iria e Nathan si erano messi i loro mantelli, ci teletrasportammo in città.

Era lunedì, il giorno del mercato. Amavo recarmi nella capitale il lunedì mattina. Il vento fresco mi aiutava a svegliarmi e trasportava una variegata quantità di profumi, che raggiungevano il mio naso. Sentivo l'odore di spezie, del cibo appena sfornato alle bancarelle e delle caldarroste, che in particolare mi ricordavano del momento in cui le avevo comprate da Jeff in compagnia di Azrael. Non avrei mai potuto dimenticare quella giornata, quando l'angelo aveva finalmente acconsentito a farmi rivedere mio padre.

Il timido sole invernale accarezzava con delicatezza i nostri mantelli, che avevano il compito di nasconderci e di farci passare inosservati. Certo, non era comune vedere tre persone con un mantello scuro che copriva gran parte del viso, ma con la massa di gente che c'era passavamo davvero inosservati. Era un'altra motivazione per la quale preferivo perlustrare la zona il lunedì mattina.

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