3. Anything for my people

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Edith, un anno dopo

Era ormai passato un anno dalla morte di mio padre.

Ogni giorno faticavo sempre di più ad andare avanti e la sua mancanza mi stava soffocando.

Mi stavo dimenticando tutto ciò che lo riguardava

Mi stavo scordando il dolce suono della sua voce, le carezze sui miei capelli corvini, la sfumatura dei suoi occhi e il calore dei suoi abbracci.

Il suo ricordo si stava dissolvendo in una nuvola di fumo.

Ero stanca di quella circostanza, ero sfinita.

La situazione nel regno non andava affatto bene.

Ci stavamo preparando per quella che sarebbe stata una lunga e sanguinosa guerra: il Regno del Sud aveva atteso un anno, ma non aveva alcuna intenzione di firmare un accordo di pace. Bramava le nostre terre, contenenti miniere da cui ricavavamo metalli e pietre preziose. Il nostro reame stava in piedi grazie a quelle miniere, ma ora, per colpa di esse, stavamo per essere annientati.

Mi trovavo a passeggiare per le fredde strade della capitale, con a fianco Nathan.

Eravamo incappucciati e, vista la tarda ora, nessuno ci avrebbe disturbati.

Seppur fosse notte, le strade non erano deserte.

Giovani ragazzi e ragazze si trovavano davanti ai negozi, pronti a comprare il necessario per combattere.

«Mamma, ne abbiamo già parlato!» esclamò ad alta voce un ragazzo in mezzo alla strada, con una donna che lo seguiva.

«Sam, non puoi andare. E se ti succedesse qualcosa? Non sopporterei l'idea di perdere mio figlio! Tu non combatterai in quella guerra!» urlò nervosa la madre, strattonandolo per un braccio.

La donna in questione aveva circa cinquant'anni; i capelli legati perfettamente in uno chignon le conferivano un'aria rigida, mentre gli occhi erano bagnati da lacrime cristalline.

«Mamma, ne abbiamo già parlato, devo servire il mio regno e la mia regina. Vinceremo, tranquilla» continuò il ragazzo, che avevo capito chiamarsi Sam, voltandosi verso sua madre e appoggiando le mani sulle sue spalle, cercando di calmarla.

«Questo non puoi saperlo, Sam. Ti vieto di andare!»

«Sono un uomo, mamma, faccio io le mie scelte» dichiarò, per poi voltarle le spalle e incamminarsi lungo la strada.

La donna cadde in ginocchio e dei singhiozzi struggenti iniziarono a fuoriuscire dalla sua bocca.

Qualcosa dentro di me si ruppe alla vista di quella scena. Alzai lo sguardo e mi guardai intorno: genitori che abbracciavano i figli, mogli e mariti che salutavano i loro amati, bambini piccoli che abbracciavano forte i loro genitori...

Tutti si stavano sacrificando, consapevoli di quello che sarebbe potuto accadere.

E io, in quel momento, mi vergognai di me stessa.

Avevo fallito nel mio compito.

E per colpa mia e dei miei principi egoistici tutto il popolo era in pericolo.

«Nathan, torniamo a palazzo e indici una riunione d'emergenza con il consiglio» ordinai, e in seguito ci smaterializzammo insieme.

*

«Ho un comunicato da annunciarvi» affermai incrociando le dita sul lungo tavolo davanti a noi. «Non ci sarà nessuna guerra con il Regno del Sud.»

Dopo aver dato quella notizia, molti mormorii si innalzarono nella stanza rendendola rumorosa.

Life Goes OnOnde histórias criam vida. Descubra agora