6. Death

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Edith

Iniziai a udire un vociare che pian piano diventava più forte. La testa mi doleva molto, così come anche qualsiasi muscolo che avevo in corpo.

Aprii gli occhi con lentezza e cominciai ad abituarmi alla forte luce proveniente dalle finestre. Mi sentivo stordita e affaticata, ma nella mia testa fluttuava un unico pensiero: il contenuto di quelle pagine.

Mi misi a sedere e mi accorsi solo in quel momento dei sei occhi che mi stavano fissando. Nathan e Iria erano sul lato destro, mentre mia nonna si trovava dalla parte opposta.

«Sei sveglia!» esclamò mia nonna, sollevata.

«Dov'è il libro?» chiesi, ignorando le sue parole mentre cercavo di scostare le lenzuola dal mio corpo.

«Oh no, te lo vieto, Edith. Non ti muoverai da questo letto fin quando non ti sarai ripresa del tutto» mi ordinò la nonna.

«Sto bene» la assicurai, quindi mi alzai ed ebbi un capogiro che mi fece quasi cadere sul letto morbido.

«Non stai bene» replicò lei.

«Sto bene. Devo solo bere un bicchiere d'acqua e sarò come nuova» ripetei, sentendo la gola secca.

Un secondo dopo quell'affermazione, sotto il mio naso comparve un bicchiere di vetro contenente dell'acqua.

«Grazie, Iria» mi dimostrai grata e sorseggiai il contenuto del bicchiere; mi sentii come se il mio corpo avesse potuto rinascere.

«Dov'è il libro? Non lo chiederò un'altra volta.»

«Volete ancora trovare Morte? Dopo aver perso i sensi e aver consumato tutta l'energia vitale del vostro corpo?» mi rimproverò la mia guardia.

«Sapevo a cosa andavo incontro, Nathan. Il libro. Ora!» esclamai assottigliando lo sguardo e concentrandomi sulla figura del biondo.

Andò verso la mia scrivania e, un attimo dopo, mi porse il Libro delle Ombre. Lo aprii con gesti celeri e sfogliai a raffica fino a raggiungere quelle famigerate pagine.

Finalmente.

Finalmente l'inchiostro scuro rivestiva le pagine, non più bianche. Dopo aver fatto scivolare gli occhi sulle lettere scritte in maniera elegante, sorrisi.

«L'ho trovato!» esclamai emozionata, rivolta alle persone accanto a me.

Stavo sorridendo. Dopo così tanto tempo i muscoli del mio viso avevano assunto un'espressione di cui si erano scordati.

Dai loro sguardi, però, credevo di sembrare una pazza, e, forse, lo ero davvero.

Il barlume di speranza che avevo crebbe fino a riempirmi il cuore di gioia. Ero serena.

C'era la possibilità di riavere mio padre al mio fianco. Non sarei più stata sola, ma avrei avuto di nuovo il suo affetto a riscaldarmi il cuore. Avrei rivisto i suoi occhi pieni di vita. Avrei percepito di nuovo il calore trasmesso dal suo abbraccio. Avrei riprovato quella sensazione, l'amore, e mi sarei finalmente sentita amata.

«Avvisa in cucina che scenderò a momenti per fare colazione. Adesso, se volete scusarmi, vorrei farmi una doccia e prepararmi.»

«Sì, Vostra Maestà» annuirono all'unisono Nathan e Iria, prima di scomparire oltre l'imponente portone della mia stanza.

«Ti stai cacciando in un grosso guaio» affermò mia nonna, iniziando a sistemare il mio letto.

«Me l'hai già detto e mi sembra di averti anche già dato una risposta. E non c'è bisogno che tu mi rifaccia il letto, nonna» la richiamai sorridendo.

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