8. Life must come to an end pt.2

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Edith

«Morte, perché mi stai facendo questo? Perché mi mostri questo dolore?» domandai confusa e scossa, uscendo da quell'abitazione.

«Non l'hai ancora capito? Ti facevo più intelligente...» mormorò socchiudendo gli occhi a causa del sole.

«Ti fermo immediatamente. Osa insultare la mia intelligenza un'altra volta-»

«Ti sto mostrando questo affinché tu capisca che non sei sola. Non sei l'unica a provare dolore, rabbia o tristezza. Provare emozioni è la cosa più bella che una persona possa compiere. Piangere e urlare dalla rabbia sono cose che ti fanno sentire viva. La gente perde persone a loro care ogni giorno. Cosa fanno dopo? Ognuno ha un modo diverso di affrontare il dolore che consegue alla perdita di qualcuno. Ma la cosa che li accomuna è che, prima o poi, superano quella lastra di dolore che impedisce loro di andare avanti. Combattono contro di essa e ne escono vincitori.»

«Cosa stai cercando di dirmi, Morte?»

«Sto cercando di dirti, Edith, che dovresti combattere contro Dolore, che dovresti sconfiggerlo. Tu stai cercando una scorciatoia, provi ad aggirarlo e a ingannarlo. Ma Dolore è molto più furbo di te, regina. Perché magari ci riuscirai, a imbrogliarlo, ma lui ti ritroverà e solo Dio potrà salvarti dalla sua collera.»

La sua affermazione mi lasciò sbigottita, ma mi fece anche riflettere. Aveva ragione, era inutile sostenere il contrario. Eppure, io non volevo accettarlo. Anzi, mi rifiutavo categoricamente di farlo. Avevo sempre ottenuto tutto ciò che desideravo nella vita e ci sarei riuscita anche quella volta, qualunque fosse stato il prezzo da pagare.

«Sono una guerriera, Morte. La mia spada ne ha trafitti tanti, di corpi, e cadevano uno dopo l'altro sul campo di battaglia, mentre le anime venivano raccolte dai tuoi cupi mietitori. Tutti morti a causa mia, perché avevano provato a sfidarmi. Quindi adesso ti chiedo, portatore di tenebre, sei davvero così sicuro che non riuscirò a uccidere Dolore?» domandai avvicinandomi all'uomo di fronte a me, con le braccia incrociate.

Lui abbozzò un sorriso e imitò la mia posa, come se mi stesse sfidando. «Sarai anche una forte e abile guerriera e regina, su questo non oso discutere. Ma ora ti faccio io una domanda: sei davvero così certa di poter sconfiggere qualcuno di invisibile? Una serpe che si addentra nei luoghi più oscuri della tua mente, che trafigge il tuo cuore con denti aguzzi macchiandoti di veleno? Ne sei ancora così certa, mia regina

A quel nomignolo il mio cuore ebbe un leggero sussulto. Ero abituata a essere chiamata così, ma il modo in cui lo diceva Morte era... diverso.

«Ne sono più che certa. Sconfiggerò quella serpe e riporterò indietro mio padre» dichiarai, assottigliando lo sguardo con un sorriso e accostandomi ancora di più a lui.

«Vedremo» rispose sogghignando, poi mi afferrò la mano e mi teletrasportò.

Il luogo in cui finimmo era un'autostrada e la prima cosa che notai fu il caos. C'erano due auto sul ciglio della strada, completamente distrutte. Il vetro del parabrezza della prima auto era a pezzi. La seconda macchina era messa molto peggio: era riversa sul suo lato destro e i vetri erano sgretolati. Inoltre, dalla parte anteriore usciva del fumo grigiastro.

Gli altri veicoli sorpassavano lentamente l'incidente, come se temessero per la loro incolumità. La polizia aveva provveduto a isolare la zona affinché non si creasse un lungo traffico, perciò dedussi che stessero aspettando l'arrivo delle ambulanze.

Ci avvicinammo alla prima vettura, quella tamponata davanti. Prima che Morte potesse aprirne la portiera, un'altra persona comparve all'improvviso davanti a noi. Era un ragazzo dai capelli castani e dai luccicanti occhi azzurri arrotondati. Aveva lineamenti dolci e le guance tinte di rosso, che gli conferivano quasi l'aria da bambino innocuo.

Life Goes OnWhere stories live. Discover now