61 - James

158 16 2
                                    

Entro in casa di Ben. Appena ho staccato dal lavoro ho trovato al cellulare una sua chiamata persa, e quando non mi ha risposto mi sono precipitato qui a casa sua. Fortuna ho visto la sua auto parcheggiata, significa che è a casa e non chissà dove a fare chissà cosa.

- Ben - lo chiamo, ma non mi risponde. La casa è al buio, i suoi genitori dovranno ancora rientrare come al solito e salgo al piano di sopra per raggiungere camera sua. - Ben - lo richiamo aprendo la porta. Buio, la stanza puzza ed è in disordine. Nelle coperte c'è movimento e poi sento un lamento. Sospiro sollevato nel vedere che è realmente qui. Lo scuoto e lui si lamenta ancora avvolto completamente dal piumone. - Ben, che succede?

Mi siedo sulla sedia della scrivania aspettando spiegazioni. Finalmente si toglie la coperta di dosso e lo vedo in volto. Sembra stremato, come se non dormisse da giorni, mangiato dall'ansia e dalla preoccupazione. - Non sono fuori.

Mi acciglio. - In che senso?

- Doveva essere l'ultimo lavoro che mi affidavano, ma a quanto pare ne è uscito un altro che non mi hanno permesso di rifiutare.

- Beh, non farlo - gli rispondo secco.

- Non è così facile - ha lo sguardo perso - ci ho provato, James.

- Non dire così - mi avvicino - risolveremo la cosa. Puoi non andare?

- Te l'ho detto, non ho potuto dire di no, e se non faccio come mi dicono sarà peggio.

- Ne sei già uscito una volta, Ben - sto cercando di non sembrare in ansia, ma ho paura per il mio amico - puoi rifarlo.

Gli esce una risata fiacca. - All'epoca ero un moccioso che si limitava a fare commissioni innocue, non se la sono presi tanto quando ho mollato tutto, ma qui... non so cosa fare, James.

- Forse dovresti dirlo ai tuoi.

- Lo sai che non posso - dice - ci sono troppe cose in ballo.

Mi passo le mani nei capelli e sbotto. - Sì, come la tua vita. Non voglio ricevere una telefonata un giorno e sapere che sei morto come Xavier.

Ben si acciglia, non avrei dovuto nominare il ragazzo che era diventato il suo unico amico in quel periodo nero della sua vita. - Non ti ho chiamato per sentirmi dire questo.

- Allora cosa vuoi che faccia, Ben? - mi ritrovo a chiedere e lo guardo grave. - Voglio aiutarti.

Si morde un labbro. - O faccio per loro un altro lavoro o devo loro dei soldi che non ho.

- In questo caso portami con te la prossima volta che fai una cosa per loro.

Ride, come se avessi appena detto una barzelletta. - Ma ti senti? Non ti farò mai entrare in questo casino.

Sospiro frustrato. - Ben, per l'amor del cielo, voglio fare qualcosa, quanto ti serve?

Scuote la testa. - Dimenticalo, ti ho chiamato prima perché ero sconvolto della cosa, ma posso cavarmela.

- No, se mi hai chiamato.

- Posso farcela - mi guarda in cagnesco e capisco quanto gli stia gravando tutto addosso - davvero, ne uscirò fuori. Come hai detto, è già successo una volta, posso rifarlo. Ora vattene.

- Dimmi solo che sei al sicuro.

- Fino a quando faccio quello che dicono sì, e per il momento non è ancora nulla di pericoloso, sto bene. - Rimango in piedi davanti al suo letto. So che sta mentendo. - Vattene, James - mi dice - torna a casa, voglio restare solo.

Scuoto la testa. - Non posso senza che tu mi dia delle sicurezze.

- Sto bene - ripete.

- Non è quello di cui sto parlando. Sto parlando di te che lasci questa storia.

Missing Brother [Completa]Where stories live. Discover now