28 - Charlie

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Mi sveglio con la mamma che rientra dal lavoro. Mi strofino gli occhi assonnati. Ho dormito tantissimo, sono sporco di briciole e non ho cucinato nulla a mamma. Mi sale per un attimo il panico. Mamma si arrabbierà con me? Negli scorsi giorni non mi ha colpito, non mi ha lanciato oggetti e non mi ha urlato contro. Rientrava a casa e si chiudeva nella sua stanza ignorandomi. Forse non ce l'ha più con me. La guardo mentre getta la borsa a terra e si toglie le scarpe. Il suo sguardo finisce su di me, improvvisamente allarmato. - Cos'è quello?

- B-biscotti - balbetto - m-mi dispiace. - Non ne ho conservato nessuno alla mamma, li ho mangiati tutti io e non ho neanche pulito.

Lei si avvicina a passo pesante. - Non quello - mi tira la sciarpa dal collo - questa, cos'è? - Il mio cuore accelera. - Chi te l'ha data?

- N-nessuno - rispondo nel panico.

Lei sbatte con violenza un pugno sul tavolo. - Non mentirmi, maledizione! Non l'hai mai avuta, dimmi subito chi te l'ha data! - ringhia, mi fa paura. Non le dico niente, ma lei impallidisce di colpo capendolo all'istante. - Hai rivisto i tuoi fratelli.

- N-no - cerco subito di dirle, ma lei mi prende per il colletto e mi tira giù dalla sedia.

- Non mi ascolti mai! - urla iniziando a colpirmi in faccia.

- M-mi dispiace - balbetto, in ginocchio sotto di lei.

- È inutile - dice lei - con le buone non capisci mai! - Mi lascia e va a prendere l'oggetto sotto al divano.

- T-ti prego - la imploro - n-non li vedrò più.

- Non ti credo più, mi hai deluso fin troppo - mi si avvicina spaventosa con la mazza in mano. Ho una paura terribile, non voglio che la usi. Voglio chiamare aiuto. Questa è già la terza volta in tre settimane. Ho paura che farà più male dell'ultima volta, anche se in quella occasione sono dovuto rimanere a letto per giorni con la febbre alta. - Mi assicurerò io che tu non mi menta più. Non uscirai più da questa casa! - e la mazza cala giù violenta.

——

Rinvengo nello sgabuzzino. Mamma deve aver smesso di colpirmi quando ho perso i sensi. Mi smuovo in quel buio soffocante, ma subito gemo di un dolore così insopportabile che scoppio a piangere. Piango forte. Non mi sento il braccio e una fitta lancinante allo sterno non mi fa respirare. Puzza di sangue e mi sento la faccia gonfia e livida. Mamma questa volta mi ha colpito in faccia e fa tutto malissimo. Continuo a piangere, mi sembra di impazzire dal dolore, mi piego in due e prima di poter realizzare di essere rinchiuso qui dentro svengo di nuovo.

——

Mi sono risvegliato una seconda e terza volta. Alla fine il dolore è diventato sordo e ho capito che non devo muovermi per evitare che martelli di nuovo improvvisamente. Cerco di mantenere calmi i miei respiri perché se ansimo il dolore al petto mi farà svenire di nuovo. Non posso tossire o sarà lo stesso. Quindi perlopiù rantolo in questo buio. Fa freddo. Aspetto. Aspetto. Finalmente la porta si apre e la luce fa male agli occhi, ma non mi muovo. Se c'è una cosa che ho notato, è che in questo periodo mi punisce più spesso e i suoi colpi sono diventati più forti. La mamma quindi prima si stava trattenendo, ora ha capito che è inutile farlo con uno come me che non capisce mai, che mente e non ascolta.

- Da oggi in poi non ti muoverai da casa - alzo lo sguardo su di lei - è l'unico modo che ho per controllarti. Non devi andare a scuola, ci sono le vacanze. - Alza le mie chiavi di casa. - Da oggi non le avrai più. Sarò io a chiudere e ad aprire la porta d'ingresso. Non osare lamentarti o farti sentire da qualcuno. Non rispondere a nessuno, non aprire a nessuno. Se succederà anche solo una di queste cose sarò costretta a mandarti via - incrocio il suo sguardo e i miei occhi si riempiono di paura per le sue parole - una volta solo non sopravvivrai, nessuno ti vorrà e non avrai più una casa e una famiglia. Mi hai capito?

Missing Brother [Completa]Where stories live. Discover now