Qualcosa scatta in me e mi ritrovo ad alzare la voce per rispondere. - P-papà n-non lo farebbe mai! - ansimo, il cuore mi batte fortissimo. Papà non è come la mamma, lui non lo farebbe mai, se lo facesse io... Attacco di panico. Mi accascio e chiudo gli occhi e conto in testa cercando di scacciare tutto. Se anche papà iniziasse a fare quello che mi faceva la mamma io cosa farei? È un pensiero così terrificante che la mia mente si rifiuta di elaborarlo. Vuole disperdersi, ma mi accorgo che Alan è accanto a me e mi sta accarezzando la schiena. Mi allontano da lui con uno movimento così veloce che lo spavento e io cado a terra. Non voglio che mi tocchi, che nessuno lo faccia. Mi ritorna a fissare dritto, severo, io mi sono ripreso abbastanza, ma mi sento ancora il cuore sparato in gola e la testa che mi pulsa. Aspetto quasi che mi sorrida, mi dica "fai come vuoi" e vada via, ma ancora non lo fa.

- P-perché ti i-interessa? - gli domando. Mi ritornano in mente le parole di Elijah, quando ieri mi ha detto che se non me la sento di fare qualcosa non devo farla, e io ora sono così combattuto. - H-hai detto c-che non s-siamo più a-amici - mi viene da piangere e troppo tardi mi accorgo di starlo già facendo. Tiro su col naso e non mi alzo da terra. Mi avvolgo le gambe con le braccia. C'è silenzio attorno a noi, una nuvola oscura il sole per qualche secondo, ma poi ritorna tutto a splendere.

- Cinque anni, Charlie - dice calmo Alan, ma noto che ha i pugni serrati. - Sei improvvisamente sparito per cinque anni senza dirmi nulla. Non ho ricevuto una tua chiamata, un tuo messaggio, sei sparito e basta quando io avevo più bisogno di qualcuno.

Alzo lo sguardo e quei occhi vitrei sembrano un po' più vivi, quasi come se non riuscissero più a trattenere la valanga di sentimenti in arrivo. - Dopo un solo anno che tu te ne sei andato, Carlos e la sua famiglia sono stati costretti a tornare al loro paese per problemi di immigrazione. Non gliene ho fatto una colpa, anche se all'inizio ce l'ho avuta con lui anche, ma non aveva scelta. E nello stesso periodo Cooper si è ammalato e dopo solo sei mesi è morto. E io mi sono ritrovato improvvisamente a non avere più i miei amici e mio fratello. - Lo fisso e le sue parole mi atterrano addosso come piombo. - Quindi sì, ce l'avevo con te perché sei ritornano e ti sei comportato come se non fosse mai successo nulla, senza neanche darmi uno straccio di spiegazione, e io ero davvero arrabbiato con te. Ma ieri ti ho visto e ho pensato che forse c'era un motivo e perciò sono qui ora, Charlie, ho fatto la prima mossa per darti la possibilità di spiegarti, me lo devi.

Non ho mai visto Alan arrabbiarsi così tanto. Lui ti risponde con battutine taglienti o ti ignora. Vederlo in questo stato è la prima volta per me. Ma io continuo a pensare alla stessa cosa. - C-Cooper è morto?

Le sue spalle si abbassano, gli trema un labbro. - Non lo sapevi?

Scuoto la testa, l'abbasso e piango. Piango per Cooper, piango per Alan perché ha perso suo fratello e deve essere stato terribile. Io non riesco neanche a pensare di perdere James o Elijah, al dolore che proverei sapendo che uno di loro è morto. Quanto deve aver sofferto Alan? Piango tantissimo e Alan si guarda attorno, ma non c'è nessuno in questa parte della scuola e nessuno può sentirci o vederci. Quindi cedo, e passa un sacco di tempo prima che mi calmi e la smetta di piangere. Alan nel frattempo mi si è seduto accanto contro il muro. Quando singhiozzo solamente Alan ancora non mi parla. Io mi asciugo la faccia con le maniche della felpa e mi rendo conto di quanto sia stato egoista per tutto questo tempo. Volevo così tanto ritornare alla mia vita di prima che non ho pensato a cosa possa essere successo in quella di Alan. - È s-stata m-mamma - mi ritrovo a dire.

Alan scatta con lo sguardo verso di me e poi succede una cosa strana. Gli racconto tutto, ma non è come se lo facessi io, è come se vedessi dall'esterno qualcuno farlo col mio corpo. Gli racconta di quella mattina di cinque anni fa, quando papà ha trovato una lettera in cui mamma aveva scritto al mio padre biologico di me. Gli dice che mi ha portato via, da quell'uomo che non mi voleva. E poi le parole escono ancora come un fiume. Incespico e balbetto un sacco di volte, ma non mi fermo e Alan non mi ferma. E, ancora, la prima casa a New Mexico, il salario troppo misero della mamma, lei che all'inizio era fiduciosa che ce l'avremmo fatta solo in due, poi è iniziata a essere triste e stressata. E beveva. Tanto. Aveva iniziato a colpirmi quando io sbagliavo, quando la facevo arrabbiare, poi è successo il fatto di Chase e la prima volta che ha usato la mazza. Lì mi fermo per un po' quando ne parlo. Il mio corpo trema inconsciamente, poi vado di nuovo in alto e vedo la persona col mio corpo continuare a parlare. Racconta anche dello sgabuzzino, le crisi della mamma, lei che si arrabbiava e mi colpiva sempre più spesso. Poi finalmente siamo ritornati in città, ho rivisto i miei fratelli, ma lo facevo di nascosto perché mamma non voleva. Poi lei lo ha scoperto e si è arrabbiata tanto, non voleva che lo facessi più ma io continuavo a disubbidirla e... E non voglio raccontargli dell'ultima volta che ho visto la mamma, quindi gli dico solo che l'ultima volta che mi ha punito è stata più severa delle volte precedenti, in quell'occasione mi hanno trovato i miei fratelli e si è scoperto tutto. Ho passato più di un mese in ospedale e io ora abito con papà e i miei fratelli, e mamma non la vedo da allora.

Missing Brother [Completa]Where stories live. Discover now