58 - Elijah

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Abbiamo portato Charlie da Jelly, quel locale dove fanno gli hamburger di cui va pazzo. Pensavamo che ne sarebbe stato contento, ma è distratto da quando siamo andati a prenderlo da scuola. Gli abbiamo chiesto se fosse successo qualcosa, ma lui ha ovviamente detto di no, che non è successo nulla. Non gli crediamo. Sono preoccupatissimo, e lo è anche James. Lo si vede da come continua a tenere la mascella contratta e non parla molto. Siamo tornati a casa e stasera andremo a un falò che si terrà in spiaggia. Abbiamo invitato Charlie, gli abbiamo detto che ci saranno anche gli altri, e lui ha annuito, ma non sembrava molto entusiasta all'idea.

- Eli - siamo in stanza, è ancora presto per prepararci, James si sta allenando in camera sua, io sto strimpellando la chitarra e Charlie mi fissa. Mi guarda sempre in silenzio ogni volta che la suono. Gli piace vedermi suonare, ma a volte penso che si perda nei pensieri mentre lo fa.

- Dimmi, fratellino - prendo un accordo e lo suono dolce, sto provando a imparare una nuova canzone, ma è troppo difficile per qualcuno che conosce a malapena le basi come me.

- C-cosa faresti s-se qualcuno a-avesse visto u-una cosa che tu n-non volevi si sapesse? - mi chiede improvvisamente.

Mi fermo dal suonare guardandolo perplesso. Non ho per niente capito il significato della domanda. - In che senso?

Lui abbassa subito lo sguardo mortificato. - N-nulla.

Sospiro interiormente posando la chitarra e spostando la sedia girevole su cui sono seduto verso di lui. - Charlie - dico - vorrei capire. - Cerco di pensare alle sue parole. - Qualcuno ti ha fatto qualche domanda scomoda? - Scuote la testa. - È successo qualcosa? - sto cercando di mantenere un tono calmo.

- T-tu - non mi fissa - c-cosa faresti?

Mi gratto la testa confuso. - Dipende da chi e cosa, Charlie.

- U-una cosa c-che v-volevi n-nessuno vedesse - si stringe nelle spalle e mi sale un dubbio. Che cosa qualcuno potrebbe aver visto di Charlie di cui è così timoroso? Mi viene una stretta allo stomaco. Ancora si rifiuta di farsi vedere da qualcuno di noi quando si cambia, se fosse successo a scuola, davanti a compagni con cui ha un pessimo rapporto, sarà stato terribile per lui.

- Allora - dico - valuterei su chi l'ha visto, se è qualcuno che non conosco, non mi importa molto della sua opinione, ma se è una persona vicina che mi vuole bene, forse opterei per dirgli la verità. - Rimane in silenzio e capisco quanto gli stia gravando addosso l'intera situazione. - Dipende se mi fido abbastanza di quella persona, Charlie, altrimenti non importa, tu non fare nulla se non ti senti sicuro di farla.

Mi fissa, poi annuisce. - O-ok.

- E per qualsiasi cosa io e James saremmo sempre pronti ad ascoltarti, anche papà. Non devi sentirti costretto a dirci nulla se non vuoi, ma vogliamo che tu sappia che di noi ti puoi fidare, fratellino, ci saremo sempre per te.

- L-lo so - dice Charlie, più sicuro - m-mi fido di voi.

Potrebbe odiarci e dirci che non è vero, che non ci siamo sempre stati per lui, e io non potrei controbattere nulla perché è così. Ma lui non lo fa, il mio fratellino sembra davvero pensarci come persone fidate. Non voglio deludere le sue aspettative. Lo accarezzo in testa, gli sorrido e gli chiedo se vuole imparare qualche accordo, ma lui scuote la testa, dice che non è bravo, che gli piace ascoltarmi, quindi suono qualcosa che mi propone e andiamo avanti così fino a quando non è orario di uscire.

Scendo per primo una volta pronto e vedo papà in soggiorno davanti al televisore. Sembra svogliato e stanco per il lavoro. - Uscite? - mi chiede pigro, con la tv accesa sui canali sportivi.

- Falò in spiaggia - vado in cucina e prendo un succo dal frigo, lo tracanno nel tragitto ritornando in salotto. - Oggi niente Emily? - papà inclina la testa sul divano e mi guarda torvo, come se gli avessi ucciso il primogenito e ora cercasse vendetta.

Missing Brother [Completa]Where stories live. Discover now