57 - Charlie

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Ho raccontato a papà e ai miei fratelli di quella volta in quinta elementare con Chase. Lui mi faceva davvero paura, mi picchiava, mi faceva dispetti, mi derideva per il modo in cui parlavo o come ero vestito. La mamma aveva iniziato a bere sempre più spesso e mi picchiava altrettante volte. Ero arrabbiato, mi sentivo triste e solo. Così un giorno Chase mi spinse e io spinsi lui. Il gesto sorprese me come anche gli altri ragazzini lì presenti. Chase quella volta ci andò giù pesante e fui costretto a difendermi e a spingerlo un'altra volta perché mi faceva davvero tanta paura. Non l'avevo mai visto così arrabbiato.

Quando fummo chiamati in presidenza, ci dissero che stavano arrivando anche i nostri genitori. La mamma di Chase urlò tantissimo contro la mia. Mamma anche gridò, ma mi disse anche di scusarmi, che avevo sbagliato, e poi aggiunse che a casa mi avrebbe dato una severa punizione per farmi imparare il mio errore. Ero già terrorizzato da quelle parole. Piansi e supplicai di non punirmi. Chase rise, disse che me lo meritavo, che dovevo imparare qual era il mio posto. Quando Chase e la sua mamma andarono via, il preside fece domande su di me che mamma definì "scomode".

A casa mi urlò contro tantissimo, mi picchiò come faceva sempre, con pugni e schiaffi. Io continuavo a dire che mi dispiaceva, non sapevo che altro fare. Poi la mamma pianse, disse che non imparavo in nessun modo, che non capivo i problemi che avevo causato a tutti quanti. Prese la mazza. Ero già dolorante di mio, ma in qualche modo in mezzo alle lacrime capii cosa volesse fare. La supplicai di non farlo. Le promisi che non sarebbe più stata chiamata a scuola, che non mi sarei ribellato più. Lei però disse che dovevo imparare in altri modi. E quella prima volta non la dimenticai mai. Non ero mai stato punito in quel modo, e quel dolore fu insopportabile. Ebbi davvero paura della mamma, ma lei riposò l'oggetto nell'armadio dove lo teneva nascosto nella vecchia casa e mi disse che se avessi fatto il bravo non mi avrebbe più dato quella punizione. Poi mi fece cambiare scuola e stetti molto attento a ogni mio gesto, fino a quando non la riusò di nuovo.

Papà sembra sconvolto. È arrabbiato, non avrei dovuto raccontarglielo. Quella volta successe un casino: con la scuola, i genitori, mamma. Diedi fastidio a un sacco di persone e successero una catena di tante cose brutte. Mi allontano un po' da papà, ho paura che potrebbe colpirmi. Sono però all'angolo, chiuso nell'abitacolo del tavolino, a sinistra il muro, a destra lui. Non posso scappare o nascondermi. Chiudo gli occhi forte e sto tremando tanto, ma ho paura che quello che ho detto abbia fatto arrabbiare tutti.

- Mi dispiace - dice improvvisamente papà e sento le sue dita passare sulle mie guance e sugli occhi asciugandomi le lacrime. Mi accorgo che ha la voce incrinata. - Mi dispiace - ripete. Apro gli occhi e noto che è ancora accigliato. - Perdonami, Charlie.

Guardo confuso lui e i miei fratelli. Elijah non mi guarda e sembra sul punto di piangere mentre James è accigliato come papà e ha la mascella contratta. - Charlie - dice, ha la voce piena di rabbia, ma non mi fa paura - tu non hai fatto nulla di male.

Papà mi accarezza in testa annuendo. - Sei un bravo bambino, gentile e con un grande cuore. Grazie per avermi raccontato tutto questo, so quanto deve essere stato difficile per te.

Tanto. Non volevo farlo. È stata la paura e la voglia di essere più sincero con la mia famiglia a spingermi a raccontargli di Chase. Loro erano sicuri che non avessi mai alzato un dito su nessuno, e invece l'ho fatto. Non sono così bravo come pensano. Ma anche dopo averlo saputo, papà sta dicendo che sono gentile. Lui è gentile ed è un buon genitore, con un grande cuore per permettermi di stare con lui e i miei fratelli. Affondo la testa nel petto di papà perché vorrei che capisse che io non ho nulla da perdonargli, al contrario di tante cose che abbiamo fatto io e la mamma. Iniziando da me, da quella mattina in cui sarei dovuto andare a scuola, non lo feci e combinai un casino rovinando la vita alla mia intera famiglia. Papà mi abbraccia, trema anche lui un po', ma la sua presa è forte su di me e mi trasmette sicurezza. Mi bacia nei capelli e io penso di nuovo al fatto che sono felice che lui sia il mio papà.

Missing Brother [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora