Capitolo 33

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 È passata una settimana da quando sono tornata a Roma.

Avevo bisogno di cambiare aria. Nonostante Shira fosse stata rilasciata, mi sento ancora smarrita, come un pesce fuori d'acqua che cerca il suo habitat. Le strade familiari sembrano nuove, ogni angolo nasconde ricordi e sensazioni contrastanti.

Papà è ancora innamorato di mamma. I suoi occhi si illuminano ogni volta che ne parla, trasmettendo un sentimento di affetto e nostalgia. La casa sembra più viva quando racconta le loro avventure giovanili.

A distogliermi dai pensieri ci pensa proprio lui.

«Hai sentito mamma?»

Mi chiede, interrompendo il mio sguardo perso nel vuoto.

Sospiro, appoggiando i gomiti sul tavolo. L'odore familiare della cucina riporta alla mente antiche memorie.

«No, perché?»

Rispondo con voce stanca, sentendo il peso delle ultime settimane.

«Chiamala. Si è lamentata che non ti sente da giorni».

«La chiamerò sta sera...»

«Alice!»

«Che ho fatto?»

Domando, guardandolo con un misto di confusione e stanchezza.

«Non è quello che hai fatto, è quello che non dici. Sai che puoi parlarmi di tutto».

Sospiro nuovamente, cercando di riordinare i pensieri che sembrano danzare in un caos silenzioso.

«Posso sapere perché hai perdonato mamma?»

«Credo che il perché lo sai già, se proprio vuoi. Lo abbiamo fatto per voi, per te».

Si sistema la cravatta con gesti lenti, poi continua, con gli occhi lucidi. Le parole scivolano nel silenzio della stanza, rievocando emozioni sepolte.


«Tu eri quella più legata alla famiglia, tenevi al Natale più di ogni cosa».

Ricordo bene quei momenti, il calore della casa, le luci, il profumo dell'albero di Natale. Ogni dettaglio sembra riemergere con una vividezza sorprendente, come se il passato fosse ancora presente.

«E ora scusa tesoro, devo andare! Chiama tua madre!»

Conclude, avvicinandosi per un bacio sulla fronte.

Il gesto è una carezza di comfort, un richiamo alla normalità che fatica a trovare spazio in un presente incerto.

Non passano cinque minuti che suonano alla porta.

«Papà, se ti sei nuovamente scordato le chiavi, vuol dire che stai diventando vecchio!»

Dico scherzando, aprendo la porta.

Mi ritrovo tra due braccia muscolose, guardando Bradley con occhi pieni di stupore. Il suo sorriso è un faro nella nebbia dell'incertezza, un segno tangibile di una presenza costante.

«Bradley! Ma cosa ci fai qui?»

Chiedo, sorpresa di vederlo qui.

«Ti sono venuta a prendere».

Risponde con il suo solito sorriso, che mi riscalda il cuore.  

ShiraWhere stories live. Discover now