9. Japanese denim

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I don't stay in line, I don't pay for clubs, fuck that, yeah

But I'll wait for you

I don't like to drink, I don't like to think, fuck that, oh

But I ponder you

I'm bending it over, you're my four-leaf clover

[Daniel Caesar]

***

Battendosi le mani sulle cosce tornite, Ernesto levò il mento quadrato in direzione del resto del gruppo.

- Che vi prendo, allora? – ripeté, con tono di voce più elevato: la musica della discoteca gli fracassava il cervello uso alla piatta flemma del mare. Era stato Don Montero, suo padre, a iniziarlo alla vita da pescatore, dunque, se non si fosse trovato in buona compagnia, avrebbe mal sopportato il caos prodotto dal mondano e probabilmente avrebbe optato per coricarsi in branda insieme a un paio di tappi per le orecchie.

- Piña colada – rispose Candela senza esitazione. Il semestre accademico era appena iniziato ed ella ne era già esasperata.

Camila si limitò a un noncurante gesto di rifiuto: ne preparava talmente tanti, quando serviva come bartender, che la nauseava la sola idea di annegare in uno di essi. Avrebbe forse optato per una Cherry Coke, se il pensiero non le avesse fatto contorcere il fegato nella bile.

- Whiskey liscio -.

Subito dopo Jorge, il figlio del salumiere Machado, Gisela addusse: - Margarita, per piacere -.

Ella era una ragazza assai graziosa; tanto delicata nei lineamenti che pareva di fragile porcellana. Al contrario, disponeva di un fisico d'acciaio, devoto al sacrificio e alla disciplina, ben orchestrato da nervi quantomai saldi. In sola virtù delle forze che esso sprigionava aveva ottenuto un ingaggio prestigioso presso il Balletto Nazionale, con sede nel cuore de L'Avana. Indi, aveva parzialmente abbandonato l'occupazione di ripiego presso la tabaccheria dei genitori, Puro Batista, per cucirsi ai piedi le mezze punte e dedicarsi alla danza.

Annuendo, Ernesto si allontanò. Disparve gradualmente nella calca, tenendo a mente di ordinare anche qualcosa di analcolico per sé.

Camila pungolò con discreta insistenza il fianco debole di Candela. Non le aveva ancora raccontato dell'incidente occorso in sede lavorativa, ma di certo, dopo oltre una settimana di assenze ingiustificate, doveva quantomeno aver guadagnato qualche sospetto a riguardo. Il fatto che però non avesse ancora inaugurato le indagini si riconduceva forse alla cattiva (pessima, aggiungeremmo noi) opinione che nutriva nei confronti di Don Sanabria.

- Che c'è? -.

- Mi accompagni al bagno? -.

- Adesso? Posso prima bere un goccio? -.

- Adesso, sì. Al massimo ti rendo l'ananas che hai ordinato. Ti faccio lo sconto -.

Puntando le mani sulle ginocchia, Candela tornò eretta. Insieme a un'occhiata obliqua che era carica tanto di domande quanto di rimproveri, le porse l'omero, perché ci si aggrappasse mentre sgomitavano nella folla: non sia mai che la principessina dell'isola la considerasse responsabile della minima escoriazione riportata dal suo caro amoruccio!

- Andiamo, guastafeste -.

Una volta che si fu sigillata nel lerciume appiccicoso di un cubicolo libero, Camila cavò dalla borsetta il walkman che aveva ricevuto in dono, qualche anno addietro, come valido sostituto portatile della radiolina malmessa. Premette le cuffiette morbide sulle orecchie e cominciò a ricercare freneticamente la frequenza che gli speaker di Gringolandia, con l'ausilio di un gessetto, avevano riportato più volte sulle mattonelle su cui si ergeva la statua di José Martí, nel parco omonimo.

White Dress or AllelopathyWhere stories live. Discover now