35 Andare via

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"No

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"No." Rispose infine Chuuya.
Le tremò il cuore.
"E allora perché è successo di nuovo? Perché volevi capire meglio?" Il tono di Saori si era inasprito.
"No."
Era così laconico che lei si sentì esasperata.
"Chuuya." Richiamò la sua attenzione visto che il ragazzo continuava a fissarsi le nocche delle mani.
La guardò. Santo cielo, era così dolce il suo nome sulle sue labbra.
Saori si mise a sedere e il lenzuolo le scivolò di dosso scoprendole il seno, non se ne curò.
"È evidente che qui c'è qualcosa che non va. È evidente che non riusciamo a stare soli nella stessa stanza senza saltarci addosso ma, a me, questo non basta." Era stata sincera e si sentì sollevata per aver espresso i suoi pensieri ad alta voce.

"E cosa vorresti?" Le chiese il ragazzo, la sua voce era quasi un sussurro.
"Evidentemente, niente che tu possa darmi."
Si alzò dal letto e iniziò a rivestirsi, Chuuya si mise a sedere.
"Dove stai andando?"
"Me ne vado, Chuuya. Io...io...sono soltanto una stupida ragazza con pochissima e dolorosa esperienza del mondo ma una cosa la so, generale della port mafia. Io voglio tutto, voglio ogni cosa. Non mi accontenterò mai di essere un'ombra, una comparsa, un'amante occasionale."

"Non ti chiederei mai di essere la mia amante."
"E allora cosa vuoi Chuuya Nakahara? Maledizione, dimmi cosa vuoi?" Lasciò perdere di abbottonarsi il vestito per guardarlo negli occhi, sperava che lì, in quell'abisso, avrebbe trovato una risposta sincera.
"Io, non lo so. Non lo so cosa voglio Saori, ma so che voglio te."
"In che modo? In questo?" Disse indicando il letto.
"Sì. Al momento posso solo dirti che non ho mai desiderato nessuna donna nel modo in cui desidero te."
"Però?" Lo incalzò lei.
"Però non posso offrirti altro." Chuuya aveva parlato ed era stato devastante.

Saori annuì lentamente guardando il pavimento.
"Molto bene, l'importante è essere stati chiari. Generale, io adesso me ne vado, la saluto e spero con tutta me stessa di non aver più niente a che fare con lei."
Glielo disse lentamente e con un tono di voce spaventosamente calmo.
Lui avvertì nel petto la stoccata di ogni sillaba.

La ragazza raccolse il resto dei suoi vestiti, prese i bagagli ed uscì dalla porta.
Chuuya non la fermò, la guardò andarsene senza muoversi, la fissò intensamente senza proferire parola.
Un grido nel suo cuore gli urlava di alzarsi, afferrarla, fare di nuovo l'amore con lei e dirle che l'amava più di qualsiasi altra cosa al mondo. Una voce nella sua testa gli imponeva di rimanere dov'era, lasciarla andare e permetterle di vivere una vita lontana da tutto il disordine che lui si portava dentro.

Ascoltò il cervello e rimase seduto sul letto, a maledire se stesso per averla ferita ancora una volta, per non essere stato in grado di dirle quello che lei aveva bisogno di sentirsi dire, per aver perso l'occasione, forse l'unica occasione della sua vita, di essere felice.

...........

Saori scese al piano terra, poggiò i suoi bagagli e chiamò Ango, era mattina presto ma si giustificò dicendo che non era riuscita a dormire tanto era eccitata di tornare a casa.
Salutò tutti e aspettò nel salottino d'ingresso che il fratello arrivasse.
Ango arrivò subito a prenderla e la portò a casa.
Entrarono e lei gli chiese di chiamare Dazai, voleva parlare con entrambi.

Suo fratello arrivò pochi minuti dopo.
"Buongiorno raggio di sole! È successo qualcosa? Eravamo d'accordo che saremmo venuti a prenderti dopo pranzo."
La squadrò da capi a piedi e si accorse qualcosa che era sfuggito ad Ango.
"No Dazai, è che...ero stufa di tutta questa storia e non vedevo l'ora di andare via da lì."
Si stava tormentando le dita con le unghie.
"Saori, cosa vuoi dirci?" Ango le prese una mano per fermarle le mani, aveva quel tic da quando era piccola, lo faceva quando era particolarmente nervosa.
"Questa esperienza mi ha fatto capire molte cose, prima di tutto che non posso più restare qui a Yokohama.

La guardarono sbalorditi.
Continuò:
"Finché resto qui, io continuerò a vivere aggrappata al passato, non avrò mai una vita mia, davvero mia. Ovunque mi giri non vedo altro che organizzazioni, poteri, dotati, criminali, intrighi...per quanto io me ne voglia tenere fuori, tutto questo continua a circondarmi.
Mi sento soffocare."
"Lo so che ce lo avevi chiesto fin dall'inizio, ma pensavo che avendo ritrovato i rapporti con Dazai saresti restata." Le disse piano Ango.

"Voi siete la mia famiglia, siete coloro che amo di più al mondo.
Ma ho bisogno di cercare la mia strada e qui, per quanto disperatamente ci abbia provato, non riesco a trovarla."
Aveva le lacrime agli occhi.
Squillò il telefono di Ango.
"Scusate un secondo devo rispondere è il mio capo." E si allontanò.

Dazai si avvicinò a sua sorella e le disse:
"Saori, dimmi la verità, cosa è successo?"
"Niente Dazai, cosa dovrebbe succedere? Semplicemente ho scoperto di avere un potere spaventoso, sono stata un bel po' di tempo affidata in comodato d'uso alla port mafia, sono stata rapita, ho combattuto con un serpente gigante con i capelli biondi, ho visto i miei fratelli in pericolo di vita e sono quasi morta una decina di volte. Cos'altro dovrebbe succedere?"
"Non lo so Saori, dimmelo tu."
La stava fissando con un'intensità opprimente, voleva carpirle la verità, forse ci era già riuscito.

"Dazai, ti prego, smettila. Sono solo stanca."
"Davvero?"
"Sì."
"Non c'entra niente nessuno in particolare con la tua decisione di andartene?"
Lui sapeva.
"No." Rispose Saori guardandolo e sperando di sembrare convincente.
Dazai la fissò vari secondi, lei aveva il cuore in trepidazione, maledizione, come aveva potuto sperare anche per un secondo che Dazai Osamu non si fosse accorto niente?

"Eccomi qui, allora, dicevamo?" Arrivò Ango a salvarla da quell'imbarazzo tremendo.
"Dicevo che me ne voglio andare."
"E dove vorresti andare?"
"La destinazione dell'altra volta va più che bene."
"Sei sicura Saori?"
"Sì."
"Quanto tempo vorrai restarci?"
"Non lo so Ango, forse un mese, forse un anno, forse per sempre. Se trovo un bel lavoro e mi piace stare lì, mi ci stabilisco. Ma non lo potrò mai sapere se rimango qui ad aspettare che la vita mi sorrida da dietro la finestra della libreria in cui lavoro adesso."
"D'accordo, ti prenoto un volo quando vuoi."
"Tra un mese partirò, devo prima mettere ordine nelle mie cose."

Dazai non partecipò a quella conversazione, si limitò ad osservarla.
Saori sentiva il suo sguardo indagatore indovinare tutte le sue debolezze, i suoi sentimenti, le sue intenzioni.
Sapeva che Dazai aveva capito tutto ma lui ebbe la delicatezza di non proferire parola al riguardo.
Aveva deciso di rispettare la sua decisione di non parlarne, gliene fu grata.

"Allora! Fermatevi qui a pranzo! Cucinerò il vostro piatto preferito."
I fratelli acconsentirono e l'aiutarono a sistemare i bagagli.
Ma per tutto il tempo che rimasero lì, Dazai non smise mai, nemmeno per un secondo, di fissarla in modo strano.
Lui sapeva. Sapeva ogni cosa. Ne era certa.

La paura folle di amare troppo ha mandato Chuuya in confusione totale. Tanto da lasciarla andare via.
La delusione immensa nel cuore di Saori l'ha spinta a decidere di andarsene.
Saranno in grado di rimettere insieme i pezzi di quel puzzle infinito?
Lunedì un aiuto inaspettato andrà in soccorso del nostro rosso preferito.

Peace, love e buona lettura. 🧡

Mio nemico- Chuuya Nakahara (Bungo Stray Dogs fanfiction)Where stories live. Discover now