30 Un gioco pericoloso

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Si svegliò tardi

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Si svegliò tardi. L'avevano lasciata dormire a lungo per permetterle di riposarsi.
Si vestì e scese di sotto.
C'era Dazai seduto sul divano di pelle a leggere un giornale, Ango fissava il vuoto battendo un piede sul pavimento, appena la videro si alzarono.
Saori si buttò tra le loro braccia, li abbracciò contemporaneamente stringendoli a sé e mentre piangeva sulle loro spalle singhiozzava:
"Mi dispiace! Mi dispiace tanto!"

"Di cosa?" Le chiese Dazai mentre le accarezzava la testa.
"Di tutto, mi dispiace per tutto quello che è successo. Mi dispiace di non essere stata in grado di superare la morte di Odasaku, mi dispiace di aver dato egoisticamente la colpa a te e mi dispiace di aver lasciato che la nostra famiglia cadesse a pezzi.
Mi dispiace." Continuò a piangere disperatamente.

Ango le sollevò il viso e le disse:
"Non pensare nemmeno per un secondo che sia stata colpa tua, siamo noi ad aver commesso molti sbagli, ma adesso l'importante è che tu stia bene e che questa faccenda sia finita. Non volevi mica lasciarmi da solo con questo qui?" Disse indicando Dazai.
"Ehi! Che intendi dire?"
Saori rise asciugandosi le lacrime.
"Promettetemi che da oggi in poi saremo di nuovo una famiglia, niente più bugie, niente più segreti. Vi vorrei bene anche se foste i peggiori criminali sulla faccia della terra. Siete i miei fratelli e io vi voglio accanto a me."

La abbracciarono per nascondere l'emozione nei loro occhi.
Dazai le disse: "ho trovato un modo per sigillare il tuo potere definitivamente, Yosano mi ha garantito di saperlo fare. Non proverai alcun dolore ma ad assistere ci sarà anche il boss per assicurarsi che il tuo potere non costituisca un pericolo in futuro, subito dopo distruggeremo il cristallo del sole."
"Va bene, facciamolo." Rispose risoluta la sorella.
"Aspetteremo che tu ti riprenda definitivamente, nel frattempo resterai qui, noi indagheremo per distruggere ogni cellula rimasta della Nautilus, va bene?"
Saori annuì e, dopo averla abbracciata ancora, i suoi fratelli se ne andarono.

Era ormai sera e voleva andare ad assicurarsi che stessero tutti bene così si diresse verso la sala delle riunioni dove di solito trovava Higuchi e Kōyō.
Aveva il timore di incontrare Chuuya, non sapeva in che modo avrebbe dovuto guardarlo in faccia. Il ricordo della sera prima bruciava sulle sue guance.
Le parole che le aveva detto erano soltato frutto di un momento di debolezza? Il suo atteggiamento protettivo e affettuoso era solo un modo per calmare i suoi nervi?

Ma aveva percepito il calore del suo abbraccio, la verità della violenza con la quale avrebbe distrutto il mondo per lei.
Per trovarla.

Perché la voleva.

Saori realizzò all'improvviso che il generale della port mafia la desiderava almeno quanto lei desiderava lui.
Aveva ripercorso mentalmente tutti i momenti passati insieme da quando si erano conosciuti e, pensandoci lucidamente, era innegabile: quegli sguardi, quegli scatti d'ira ingiustificati, quel battito furioso del cuore, quella scintilla che si innescava quando si guardavano, quel fuoco improvviso che divampava quando la loro pelle era a contatto, quella scarica elettrica che fendeva l'aria quando si trovavano nella stessa stanza.
Era brama, era desiderio, era passione dolorosa e soffocante.

Si spaventò della chiarezza con la quale realizzò tutti i segnali. Per tutto il tempo della missione si erano contenuti e avevano soffocato quegli istinti incanalandoli verso un'urgenza imminente. Ma ora che era tutto finito non era convinta che sarebbero stati in grado di disinnescare costantemente quella bomba.
La verità era che non riuscivano nemmeno a guardarsi negli occhi senza rabbrividire fino alle ossa.
Si desideravano a vicenda ed era un male.
Un male assoluto.

Saori sapeva chi era quell'uomo, ma il suo cuore era accecato e il suo corpo se ne fregava.
Sapeva che era un criminale, un violento, un donnaiolo senza scrupoli. Un leale, bellissimo e protettivo ragazzo, la canaglia dagli occhi più belli del mondo.
Avrebbe dovuto stare lì qualche altro giorno e ovviamente non avrebbe potuto evitarlo in eterno.
Sapeva però che se si fossero parlati e se fossero stati soli, lei non sarebbe stata in grado di opporsi a lui.
In nessun modo.

Perché lo voleva, dannazione a lui.

Ma non gli avrebbe concesso il suo corpo sapendo che lui non era disposto a darle il suo cuore.
L'anima di quell'uomo apparteneva alla port mafia e non aveva ormai più da tempo un cuore da donare.
Si era innamorata, perdutamente e come una sciocca. E anche se le loro labbra non si erano mai toccate, le loro anime lo avevano fatto.
Più e più volte.

Perché tutte le volte che si erano guardati negli occhi, lui l'aveva baciata.
L'aveva resa schiava di quella promessa fatta al suo cuore, di un sentimento che la faceva soffocare.
Saori però si rese conto che, fisicamente, non avrebbe potuto concedergli neanche un bacio, nemmeno uno, senza morirne.

Con questi pensieri a turbinarle nella testa arrivò nella sala.
C'erano quasi tutti, anche lui.
Vedendola entrare Kōyō e Higuchi le sorrisero andandole incontro, Elise le si aggrappò alla gamba saltellando.
Il signor Mori le rivolse una smorfia che voleva sembrare un saluto cordiale ma che Saori trovò terrificante.
Le sembrò persino di intravedere l'ombra di un sorriso passare sul bellissimo volto cadaverico di Akutagawa.

Chuuya la fissava in un angolo, senza espressione e senza intenzione, eppure riuscì a spogliarla senza toccarla con un dito.
Le si gelò il sangue nelle vene, nuda in quell'emozione.

Dopo che ebbe salutato tutti e dopo aver parlato dei piani per il prossimo futuro riguardo al suo potere e agli ultimi superstiti della Nautilus, Saori salutò e se ne tornò in camera.
Entrò nella stanza, stava per girarsi a chiudere la porta ma una mano bloccò l'uscio.
Una mano guantata.
Sollevò lo sguardo e vide Chuuya Nakahara, più bello e terribile che mai, che la fissava accigliato sulla soglia.

"Che succede, generale?"
Lui non le rispose, spinse di più la porta ed entrando se la chiuse alle spalle.
A chiave.
Saori sbiancò.
"Generale, che sta facendo?"
"Devo farti delle domande."
"E perché chiude la porta a chiave? È un interrogatorio?" Cercò di sdrammatizzare.
"Può darsi." Chuuya era serio. Serio e agghiacciante.
Le si avvicinò di un passo, lei istintivamente indietreggiò.

"Mi stai evitando."
"Cosa?" La sua voce era un falsetto strozzato e poco convincente.
"So riconoscere quando qualcuno mi evita, ragazza."
"Ah!" Sbuffò. "Dov'è finito l'uomo di ieri sera? Quello tutto sollecito e quasi normale che mi chiamava per nome?" stava iniziando ad innervosirsi.
"Ti rendi conto di una cosa? Mi dai del tu e mi mostri l'anima solo quando sei spaventata da impazzire pensando che io sia morto, quando sei ubriaca da svenire o quando hai così tanta paura che riesco a sentire il tuo cuore infrangersi."

"Di che diavolo sta parlando?" Gli chiese lei, avvampando.
"Ieri notte ho visto la vera te, per una volta hai smesso di indossare l'armatura della guerriera solitaria e sei rimasta soltanto tu. Ti sei concessa di essere viva, di essere vera."
"Ero sconvolta! Ero stata rapita, usata e sono quasi morta. Era ovvio che fossi fuori di me."
"No, ieri sera eri in te. Adesso sei tornata a far finta che non te ne freghi niente del mondo."

"E di cosa dovrebbe importarmi, generale?"
Le tremavano le gambe e stava lottando con tutta se stessa per resistere a quell'assedio e ci stava riuscendo.

Ma poi lui le mise addosso quegli occhi chiari e maledetti e per lei fu l'Inferno.

Cosa farà adesso Chuuya?
A che punto si spingerà nei confronti di Saori?
E Saori, come reagirà a tutto questo?
Lo scopriremo Giovedì.

Peace, love e buona lettura. 🧡

Mio nemico- Chuuya Nakahara (Bungo Stray Dogs fanfiction)Where stories live. Discover now