In cuor mio, sperai di aver spento quel fuoco doloroso che la stava consumando.

*

Il giorno seguente avevo deciso di recarmi nuovamente a casa dell'Angelo della Morte, per compiere l'incantesimo. Desideravo passare ancora un po' di tempo con Iria, ma lei stessa mi aveva assicurato che si sentiva meglio e con più energie.

Noi streghe e stregoni dipendevamo dall'energia presente nel nostro corpo. Meno energia scorreva nelle nostre vene, meno ci sentivamo potenti. Iria, il giorno prima, aveva sprecato molta energia a causa della sofferenza che provava, e ciò aveva influenzato in negativo il suo corpo. Se si provava rabbia, invece, la forza aumentava esponenzialmente.

In sostanza, anche la magia aveva un prezzo.

Entrai nella dimora di Azrael e mi diressi verso il suo studio, sperando di trovarlo all'interno. Fortuna volle che, dopo aver bussato alla porta, la sua voce mi diede il permesso di entrare.

«Edith, sono sorpreso di vederti. Credevo che saresti rimasta con Iria a palazzo» affermò l'angelo seduto dietro la scrivania, invitandomi ad accomodarmi sulla sedia davanti a lui.

«Era quello che avevo programmato, infatti, ma Iria ha sostenuto che si sentiva meglio e mi ha quasi obbligato a presentarmi qui» risposi, sorridendo al ricordo della conversazione con la giovane.

«Capisco. Vuoi compiere l'incantesimo?»

«Sì» confermai con sicurezza.

«Bene. Non hai intenzione di chiamare tua nonna?»

«No, ormai ho capito quello che devo fare. Non voglio disturbarla inutilmente» risposi.

Mi alzai e formai un cerchio con le pietre lunari. Dopo aver tolto tutti i gioielli che indossavo, entrai all'interno del cerchio e l'angelo fece lo stesso.

«Sei pronta?» domandò Azrael, con la sua voce roca a un soffio dal mio viso.

Annuii con la testa, incapace di parlare, e piazzai i palmi delle mani sopra il suo petto.

Dovevo farcela. Ci dovevo riuscire. Quella volta non avrei avuto così tante possibilità e non volevo tirarla per le lunghe.

Indirizzai tutta la magie noire alle mie mani e la potenziai con l'aiuto della pozione ricavata dal Fiore del Silenzio. Concentrai la rabbia e la profonda disperazione causate dalla perdita del mio amato padre. Pensai alla felicità dei ricordi insieme a lui, alla speranza di poterlo abbracciare un'ultima volta; la forza e il desiderio di restituire a un fratello la sorella perduta.

Lo feci per me stessa e anche per la Morte.

Percepii il flusso di magia che scorreva nelle mie vene e che creava un'armonia verso Azrael. Sentii le mani dell'uomo davanti a me poggiarsi sulle mie e stringerle contro il suo duro petto vuoto, privo di un cuore.

Ci stavo riuscendo. Stavo sbloccando il sigillo. Percepii un'aura magica circondarci e il vento innalzarsi a causa dell'energia che stavo sprigionando.

Al contrario del giorno precedente, non mi sentivo stanca, anzi. Era come se, dopo tanto tempo, avessi permesso al mio cuore di liberarsi insieme alla mia magia. A causa della mia forza eccessiva e della mescolanza dei due tipi di magie che avevo in corpo, temevo sempre di sfogarmi. Avevo paura di ferire qualcuno o me stessa. Eppure, in quel momento, niente mi spaventava. Stavo finalmente sprigionando la mia magia e mi stupivo di come potesse essere così potente, considerando che stavo utilizzando solo quella nera.

Le mani di Azrael strinsero le mie con più forza, poi le discostai dal suo petto. Interruppi il flusso magia e mi concentrai sull'angelo.

«Ha funzionato?» chiesi con il cuore in gola.

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