23. "She still loves you"

Começar do início
                                    

Non avrei mai compiuto un simile gesto, certo che no, ma non ragionavo più. Vederli lì, in piedi davanti a me, dopo tutto quel tempo...

Non erano cambiati affatto: del resto, erano stregoni, e invecchiavano molto più lentamente. Annie era sempre la stessa. Indossava abiti lussuosi e aveva i capelli rossi acconciati alla perfezione. Gli occhi azzurri mi osservavano attentamente e un falso sorriso le decorava il volto. Sorridere non le si addiceva.

«Iria, non mi sembra il caso di parlare a tua madre così» mi ammonì mio padre.

Jacques Durand non capiva che, man mano che trascorreva la vita con quella vipera accanto, finiva con il consumarsi sempre di più.

«No! Non osare, papà. Quella non è mia madre. Mia mamma l'ho seppellita quando ero piccola. Te la ricordi, Elise, mia madre? Te la ricordi?!» urlai in faccia all'uomo che da piccola era il mio eroe, la persona di cui mi fidavo e a cui volevo più bene.

Non mi accorsi delle calde lacrime che iniziarono a bagnarmi le guance.

«Cosa succede?» ci interruppe la voce di Edith.

In una situazione normale mi sarei subito inchinata a lei, ma in quel momento nemmeno mi voltai. Il mio sguardo era concentrato su colui che un tempo consideravo un padre.

«Vostra Maestà!» esclamò lui, per poi inchinarsi. Annie, invece, non lo fece. Scrutò con aria di sufficienza la regina del regno in cui viveva.

«Rispondi!» esclamai, urlando tra le lacrime che continuavano a percorrere le mie rosee guance. «Rispondimi. È il minimo. Te la ricordi?»

«Come potrei dimenticarla?» rispose, alzandosi e guardandomi.

«Ti ricordi cosa ti disse sul letto di morte? Dimmi, papa, ti ricordi?»

«"Prenditi cura della nostra bambina, Jacques."»

«L'hai fatto? Ti sei preso cura di me come un padre dovrebbe fare con la propria figlia?» domandai con voce strozzata, reggendomi completamente a Chris. Stavo crollando e in quel momento lui era la mia unica ancora.

«No» ammise Jacques.

«Ha fatto grandi passi, la piccola Iria, non è così? È scappata di casa e ha raggiunto addirittura il castello reale» asserì Annie, osservandomi con le braccia incrociate al petto e un ghigno sul volto.

«Annie!» la ammonì mio padre.

«È stata tutta colpa tua» affermai rivolgendomi alla mia matrigna. «Hai fatto crescere in mio padre un odio verso di me senza eguali e mi hai maltrattata per anni.»

«Iria, non mentire» mi sgridò mio padre, contrariato.

«Non sto mentendo! È la verità! Secondo te chi è che faceva le faccende di casa? Chi è che lavava, stirava e cucinava ogni singolo giorno per anni? I piatti che mangiavi li cucinavo io, non lei. Il letto morbido e le lenzuola pulite su cui dormivi, così come i vestiti che indossavi, li lavavo io, non lei. Ti spaccavi la schiena a lavoro ogni giorno per poterle comprare vestiti e gioielli, quando io dormivo ogni notte su un divano logoro e piccolo. Capisci adesso perché sono scappata? Non perché ero un'adolescente che voleva far arrabbiare il padre, ma perché non ce la facevo più!»

«Cosa? Iria, cosa stai dicendo?» domandò mio padre, con in volto un'espressione tra lo sconvolto e l'arrabbiato.

«Sto dicendo la verità, papà. Adesso, io sono stanca, quella è la porta. Se deciderai di credermi sarai il benvenuto nella mia vita, senza Annie. Se deciderai di ascoltare lei, allora farai meglio a considerarmi morta e così farò io con te.»

Life Goes OnOnde histórias criam vida. Descubra agora