45 - James

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- Lo hai portato fuori!? - chiede Elijah scioccato e io sono troppo furioso con papà per poter dire qualcosa. Charlie tossisce e rabbrividisce sotto le coperte. Siamo stati via solo per una mattina e siamo tornati per trovare Charlie con la febbre.

- Ho sbagliato, ok? - dice papà. - Volevamo solo fare una breve passeggiata insieme.

- Papà, Charlie è convalescente - affermo. A quanto pare devo essere chiaro e tondo perché le persone non capiscono l'ovvio. Charlie tossisce ancora ed Elijah gli controlla la temperatura.

- È alta - dice agitato.

- È solo febbre, Eli - aggiungo, anche se sono preoccupato anche io perché il dottore ha detto di stare attenti visto che Charlie ha le difese basse e il suo corpo deve ancora finire di riprendersi. Mi giro verso papà, ma lui non c'è e dico ad Elijah di controllare Charlie mentre io vado a comprare delle medicine.

- D'accordo - risponde preoccupato e in quel momento entra papà con una bacinella d'acqua e un panno umido. Lo appoggia con cautela sulla fronte di Charlie mentre lo copre con altre coperte.

- James - mi chiama mentre si arrotola le maniche della camicia - puoi andare a comprare tu delle medicine?

Guardo la scena e mi sento un po' sollevato. - Stavo andando - ed esco di casa.

——

Charlie ha avuto la febbre alta per tutta la notte e il giorno successivo. Papà non è andato al lavoro per rimanergli accanto, ma ha detto a noi di andare a scuola, che poteva cavarsela da solo, di lasciargli fare almeno questo da padre, e allora ci siamo fidati. Ora è sera e Charlie si è finalmente svegliato. La pancia gli brontola per la fame visto che non mangia da un giorno intero, così gli ho preparato qualcosa di semplice da buttare giù. Elijah gli accende la tv in camera e lui è contento che stiamo noi tre insieme. Quando gli metto la cena davanti, gli dico che papà non si è mai allontanato da lui e i suoi occhi si accendono. - D-davvero? - domanda. - N-non ho dato fa-fastidio?

Gli tocco la fronte per vedere se ha ancora la febbre. È calda ma non bollente come prima. - Eravamo solo tutti preoccupati, quindi non farci più stare in pensiero così e prenditi più cura di te stesso.

Ci guarda un po' confusi, poi annuisce allegro. Mangia solo metà piatto, posa il cucchiaio e ci guarda con occhi da cucciolo. - P-posso avere il g-gelato?

Lo fisso di traverso. - Smettila di usare la stessa carta - gli dico - e mangia un po' di più.

Lui si stringe lo stomaco. - Ma-mal di pancia.

Elijah ride. - Se hai mal di pancia come puoi volere il gelato?

Lui arrossisce colto in flagrante e io sospiro. - Solo un altro po', Charlie - non mangia da ore e ha a malapena toccato cibo. Come pensa di rimettersi in sesto e guadagnare peso se non mangia?

Papà entra in stanza con un contenitore e delle ciotole. - Ho portato il gelato! - annuncia sorridente. Io lo fulmino con lo sguardo, ma per Charlie tutto questo è oro.

——

È lunedì mattina, Charlie ha detto di sentirsi abbastanza in forze per andare a scuola come programmato. Papà ha detto che poteva aspettare qualche altro giorno per iniziare, ma lui ha insistito che poteva farcela, che stava bene. È ancora pallido e magro, e si stanca facilmente, ma tra un po' papà lo accompagnerà a scuola e noi lo andremo a prendere. I suoi orari corrispondono perlopiù ai nostri, e quando non coincidono è papà che si è fatto carico di andarlo a prendere.

Io ed Elijah siamo in macchina e stiamo andando a scuola. Lui sembra pensieroso, ed è strano visto che non è abituato a pensare. - Sta andando solo a scuola, Eli - gli dico - non al fronte.

- È ancora troppo presto - afferma guardando fuori il finestrino.

- Se succederà qualcosa papà lo andrà subito a prendere - gli dico. Sta diventando troppo assillante con Charlie. È sempre in ansia per qualsiasi cosa faccia, anche io lo sono, ma non voglio che questa situazione lo stressi così tanto da farlo stare male. Ci vuole equilibrio, non è l'unico a prendersi cura di Charlie.

- Non intendo questo - risponde, si stringe le mani. - Di quella donna non si sa ancora nulla.

Sussulto internamente alle sue parole. È vero, la mamma la stanno ancora cercando, papà ha assunto anche un investigatore privato perché la polizia non sembra importarsene molto. Dicono che hanno a che fare con questioni di violenza domestica quasi ogni giorno, che la situazione si risolve spesso con uno dei due genitori che va via e la situazione muore lì. Ma qui si tratta di una questione più seria. Mamma ha attaccato Charlie, ha provato a fargli seriamente male. È diventata una tossica, ubriaca, e non pensa più lucidamente. Non sappiamo cosa potrebbe fare. - Si sa, invece - aggiungo - la sua auto è stata avvistata in New Mexico e probabilmente non la rivedremo più.

- Due settimane fa, James - controbatte Elijah - potrebbe essere ovunque ora... potrebbe tornare in qualsiasi momento e fare di nuovo del male a Charlie.

Stringo il volante. - Lei glielo faceva come valvola di sfogo, era stressata. Ma ora non ha più Charlie con sé e non gli permetteremo che si avvicini a lui. Starà sempre con qualcuno fino a quando non si saprà altro della mamma, ma per il momento Charlie è al sicuro, Eli - rimane in silenzio e lo vedo mordersi un labbro. - Non possiamo tenerlo per sempre sotto una campana di vetro, gli abbiamo fatto cambiare scuola per stare anche più sicuri, e lei non ha motivo per cercarlo più. Voleva solo ritornare con papà.

- Se la caverà a scuola? - chiede. - I ragazzini della sua età possono essere spietati.

Lo so bene, ero uno di quelli. Ero pieno di rabbia, lo sono ancora, ma riesco più a tenerla a bada, molte volte. - Charlie è gentile e intelligente, si farà molti amici in pochissimo tempo.

- Aveva detto che non ne aveva nella sua vecchia scuola - oggi Elijah è proprio in modalità nera e ha intenzione di contaminarmi.

- Immagino che avesse altro a cui pensare che farsi degli amici - lo dico e subito me ne pento. Perché Charlie ogni giorno tornava a casa da scuola e doveva essere terribile vivere con la paura che la mamma arrivasse e gli facesse del male. Ricordo che da piccolo era amico con tutti nella sua classe, e aveva alcuni amici stretti da cui andava spesso a dormire. Quando settimana scorsa a cena ci ha detto che non aveva nessun amico, come se fosse una cosa normalissima, mi sono sentito come se mi avessero dato un pugno.

Elijah rimane in silenzio qualche altro secondo e io entro nel parcheggio della scuola. Sciamano studenti a destra e a manca e io trovo un buco dove infilare l'auto. Spengo il motore e guardo mio fratello. Sto per dirgli di scendere, ma lui mi anticipa. - Stanotte ha avuto un incubo.

- Charlie?

Annuisce. - Mi sono svegliato e lo sentivo agitarsi. Mormorava qualcosa, ma non ho capito e ho provato a svegliarlo. Lui mi ha chiesto cosa stesse succedendo, non sembrava si ricordasse dell'incubo, così l'ho lasciato dormire, e stamattina non ricordava che stanotte lo avessi svegliato.

- Charlie che non ricorda le cose? - scherzo. - Finalmente inizia a fare cilecca.

Lui mi guarda serio per un secondo ma poi ride. - Già, si vantava sempre di ricordare tutto, ora il nostro genio si sta avvicinando a noi comuni mortali.

Spengo la radio che era rimasta a basso volume e apro lo sportello dell'auto. - Era solo un incubo, ed è normale con quello che ha passato, è stressato, ma sono sicuro che col tempo starà meglio... staremmo tutti meglio.

Lui scende dall'auto e sorride. - Sai sempre cosa dire, sei fastidioso - non lo rispondo e raggiungiamo i nostri amici.

Missing Brother [Completa]Where stories live. Discover now