37 - Elijah

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Sapevamo che l'incontro con i poliziotti sarebbe stato difficile per Charlie, ma non mi aspettavo che sarebbe finita in quel modo, con lui che piange e l'infermiera che viene a fargli una flebo di tranquillanti per farlo addormentare. O meglio, me lo sarei dovuto aspettare, ma non so mai cosa può ancora succedere. Michelle è andata via e siamo di nuovo solo io e James con Charlie. Lui ora dorme grazie a una dose massiccia di antidolorifici. Hanno detto che non si sveglierà fino a domani, anche se avrei preferito che fosse rimasto sveglio per mangiare qualcosa.

- Papà - mormora Charlie nel sonno, ha ancora gli occhi rossi e di tanto in tanto fa una faccia come se stesse di nuovo per scoppiare a piangere. Papà è stato di nuovo un pessimo padre. È entrato senza degnare di uno sguardo Charlie ed è andato via senza dirgli niente nello stato in cui aveva più bisogno di lui. Quando Charlie si è addormentato e James è andato fuori a cercarlo, lui era già andato via. Hanno litigato per telefono, sentivo James alzare la voce in corridoio, poi è entrato infuriato dicendo il minimo indispensabile. - Papà - ripete il mio fratellino, come se lo stesse implorando, e mi rendo conto di come non balbetti quando parla nel sonno.

James gli passa una mano sulla faccia. - Gli sta risalendo la febbre - non dico nulla. Sono preoccupato per Charlie, ma sono ancora troppo scioccato per ciò che ha raccontato prima su quella donna. Lo chiudeva nello sgabuzzino? Lo picchiava spesso con la mazza? Si ubriacava e se la prendeva con lui? - Hai intenzione anche tu di giocare al gioco del silenzio?

- Charlie non gioca - rispondo a James.

- Lo sai cosa intendo - replica lui.

- Lo hai sentito cosa ha detto - sto cercando di controllare la mia voce - su quella donna.

- Già - si siede, lo sguardo serio, profondo - e chissà cos'altro non ci ha detto, cosa gli ha fatto.

- Continuava a dire che era colpa sua come se lo meritasse.

- Probabilmente mamma lo incolpava per tutto - James si porta una mano davanti la bocca - per come era la sua vita e per papà che non voleva tornare con lei.

- Perché? - chiedo avendo paura di sentire la risposta.

- Lo sai perché, Eli - mi fissa accigliato. Perché Charlie è la dimostrazione della sua infedeltà a papà. Quando lo guarda deve vedere l'errore che ha commesso e lo ha sempre trasmesso su di lui.

- È da malati - ammetto - Charlie non ne ha colpa.

- Non sembra saperlo - aggiunge James, poi i suoi occhi si riempiono di rabbia. - Maledizione! - impreca. - Come ho potuto essere così cieco.

- Siamo in due allora, o in tre aggiungendo papà - ripenso al fatto che Charlie era il più viziato, che da piccolo non si scrollava dal fianco di papà e seguiva me e James ovunque con un sorriso enorme. Ora non ricordo nemmeno più quando è stata l'ultima volta che l'ho visto sorridere. Fuori la sua scuola quando gli ho regalato la mia sciarpa aveva sorriso? Sì, era contento di ricevere una stupida sciarpa, l'aveva annusata e ricordo che pensai a come sembrasse un cucciolo. Da allora ho visto mio fratello ferito, distrutto, in lacrime, agitato, terrorizzato, ma mai con un sorriso che gli attraversasse il volto.

Mi alzo. - Vado a chiamare l'infermiera per la febbre a Charlie - lascio la stanza.

——

È mattina, a Charlie la febbre è scesa. Dicono che è per lo stress che continua ad alzarsi, e con i suoi valori ancora così bassi, è normale che il corpo non regga la tensione. Charlie si sveglia. Sembra un po' confuso nel vedermi qui dove sono sempre stato da quando è arrivato. - C-che g-giorno è? - mi chiede.

- Il 6 gennaio - gli rispondo. Sono contento che dopo ieri non abbia perso il coraggio di parlare. Balbetta ancora parecchio, più di quando tutta questa storia uscisse fuori, ma l'importante è che parli e si sforzi di farlo.

Missing Brother [Completa]Where stories live. Discover now